domenica, novembre 09, 2008

Il ritorno della Berlino ebraica

(fotowalkingclass)

Ho ritrovato questo articolo di oltre un anno fa, scritto per l'allora Indipendente in occasione della settimana della cultura ebraica che si tenne a Berlino a settembre. Non lo avevo postato sul blog, ma in occasione del settantesimo anniversario della Reichspogromnacht mi pare un buon balsamo, perché racconta come sta rinascendo la comunità ebraica berlinese.

Non esiste in Europa un luogo dove la riscoperta della cultura ebraica possa suscitare emozioni e suggestioni più di Berlino. Ecco perché la “Jüdische Kulturtage”, la settimana della cultura ebraica che tradizionalmente si svolge all’inizio di settembre, richiama anche quest’anno gli onori della cronaca. E’ giunta alla sua ventunesima edizione, ma la ricostruzione di uno specchio di civiltà e cultura frantumato settant’anni fa dalla follia nazista promette ogni volta una novità. Così, quest’anno, tutto ruota attorno alla riapertura della Sinagoga di Rykestrasse, la più grande di tutta la Germania ad essere sopravvissuta al vento gelido degli anni Trenta. Si trova quasi nascosta in un cortile dietro un palazzo residenziale nell’elegante quartiere di Prezlauerberg, uno dei pochi angoli di Berlino risparmiati dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, poi ibernato nella sciatteria realsocialista, infine portato a nuovi splendori dopo la caduta del Muro e divenuto il luogo privilegiato della scena locale. Per restaurarla, gli architetti Ruth Golan e Kay Zareh hanno impiegato due anni: il risultato è straordinario. E la comunità ebraica di Berlino, che già aveva festeggiato nel 1995 la riapertura della Nuova Sinagoga sull’Oranienburgerstrasse, sempre nella zona orientale a Mitte, ritrova così un altro vecchio luogo di aggregazione.

Fu costruita in stile neo-romanico agli inizi del secolo scorso, nel 1904, e fu proprio la sua posizione defilata rispetto al dedalo di strade principali a salvarla dagli scempi della notte dei cristalli nel 1938. Che non risparmiò, invece, altri luoghi ebraici che si trovano nelle vicinanze. A due passi, lungo una delle arterie principali che tagliano verticalmente il quartiere di Prenzlauerberg, si trova il secondo cimitero ebraico della città, profanato negli anni bui del nazismo ma oggi anch’esso restaurato, che ospita le tombe di esponenti illustri dell’ebraismo berlinese, dal compositore Giacomo Meyerbeer all’artista Max Liebermann. Tracce di storia che adesso la città che fu simbolo del male assoluto prova a rimettere insieme.

La sfida lanciata anche attraverso questa ventunesima edizione della settimana culturale ebraica va in tre direzioni. Una sfida al passato, alla colpa mortale di aver assistito e permesso la cancellazione di una cultura che era parte fondamentale della storia tedesca. Una sfida al presente e al rigurgito dell’antisemitismo, che qui in Germania pervade senza soluzione di continuità l’estrema sinistra filo-palestinese e l’estrema destra neo-nazista (ne sono testimonianza i rigidi sistemi di sicurezza che circondano i luoghi di culto e della memoria). Infine, una sfida al futuro per la comunità ebraica che sta trovando la voglia di riappropriarsi del proprio spazio ma che resta divisa essa stessa tra vecchio e nuovo, tra gli eredi di quanti sopravvissero all’olocausto e gli ebrei di nuova immigrazione, giunti in gran numero dalle regioni dell’ex blocco sovietico e dalla Russia in particolare.

Gli appuntamenti che scandiscono questa settimana berlinese sono tantissimi e riannodano le diverse arti della cultura ebraica. I caffè letterari sulla Fasanenstrasse invitano a letture e dibattiti sull’opera dello scrittore Arthur Schnitzel. Mostre fotografiche ricostruiscono la vita quotidiana delle città dell’Europa orientale che furono la culla di un mondo scomparso, da Cracovia a Leopoli, da Przemysl a Lublino. Pezzi teatrali portano sulla scena il sarcasmo e l’ironia della tradizione yiddish, la cui lingua è paradossalmente così simile al tedesco. Esposizioni d’arte moderna testimoniano l’effervescenza dei giovani artisti ebrei della città. La musica dei violini gitani inonda di sonorità klezmer le notti berlinesi. Come quella di Robert Lakatos, erede di una delle più famose famiglie di musicisti ungheresi, che ha incantato e rallegrato il pubblico sotto le volte rinnovate della Sinagoga di Rykestrasse.

(pubblicato sull'Indipendente nel settembre 2007).