martedì, febbraio 12, 2008
L'oro della Berlinale
Al Cinemaxx Café sono tutti un po' su di giri alle nove della sera. Qui fuori i film si succedono uno dopo l'altro nei vari cinema attorno alla Marlene Dietrich Platz. Tra una pausa e l'altra gli spettatori escono, fumano, bevono, commentano. Nel corridoio luminoso delle Arkaden, la shopping mall di Potsdamer Platz costruita da Renzo Piano dove si vendono i biglietti per gli spettacoli dei prossimi due giorni, donne e uomini fanno pazientemente la fila per i biglietti, improvvisando discussioni e commenti (spesso assai acidi) su registi e attori. Molti di loro finiranno con l'acquistare l'ultimo biglietto disponibile per la proiezione più assurda, il film tailandese o cinese con sottotitoli in inglese o tedesco, che nessuno aveva voluto prenotare. In un cinema ad est, magari sulla Karl-Marx-Alee per non rischiare di sentirsi troppo alla moda. Eppure la magia della Berlinale è soprattutto qui, in questa massa di gente normale, di berlinesi normali, di turisti normali, che non riescono a farsi inquadrare dai riflettori destinati solo alle star, che non calcheranno mai il tappeto rosso del Palast, che non verranno salutati da folle di quindicenni osannanti. Ma che riempiono le sale dei cinema, anche di quelli dove si proiettano i film tailandesi malamente sottotitolati: sono loro "l'oro della Berlinale". Siamo noi "l'oro della Berlinale". Il sottoscritto è uno di questi tipi normali. Stasera ho racimolato solo un paio di biglietti per la serata di premiazione dei corti. Tra un'oretta si entra in sala, il tempo di finire il Rum Sauer al Cinemaxx Café (non ve lo consiglio, qui a Berlino ne ho bevuti di migliori), scollegarmi dalla rete wireless e infilarmi nella sala dei corti. Spero, soprattutto, che non vinca il corto tailandese.