I lettori di Ideazione troveranno questa mattina una bella sorpresa. Il nuovo editore della casa editrice ha deciso di puntare su internet per potenziare l'informazione del gruppo. E la rivista, da oggi, diventa quotidiano online. Ideazione ha una storia lunga, anche su internet. Il bimestrale cartaceo è nato nel novembre 1994. Alla prima versione online di Ideazione ci mettemmo a lavorare alla fine del 1996. Internet era una curiosità per pochi ma (cedo ai ricordi personali) Franco Oliva, che era stato mio caporedattore all'Opinione, ci aveva convinti tutti che il futuro sarebbe passato da lì. E aveva ragione. I collegamenti con il modem rendevano la lettura online più una fatica che un piacere, ma l'impressione era quella di essere tanti Neil Armstrong, e muovere i primi passi sulla Luna.
Anno dopo anno il sito si è arricchito. Gli articoli dalla rivista cartacea, le edizioni dei libri, gli studi del centro culturale. Poi il boom, con lo sviluppo delle tecnologie. La prima edizione autonoma di Ideazione sul web fu una specie di prototipo. Lo realizzammo con Andrea Mancia e si chiamava Interazione: un settimanale snello, dodici articoli che diventarono quindici in breve tempo. Si spaziava dalla politica al calcio, una bella boccata d'ossigeno per una rivista seria come Ideazione. Fu un successo e, pochi mesi dopo, Interazione si trasformò in Ideazione.com, raccogliendo l'onore di portare nel "nuovo mondo" il nome della testata principale. Settimanale, quindicinale, poi quotidiano con la difficoltà di assegnare a un'esperienza online la periodicità tipica delle pubblicazioni cartacee.
Ideazione si è riflessa negli ultimi dieci anni della sua lunga storia anche e soprattutto nelle edizioni online. Oltre al sito principale, ricordo i cinque anni di Emporion, l'accreditato quindicinale di geo-economia che ha coperto un vuoto nella pubblicistica di settore su internet, nel quale abbiamo speso passione e impegno. E la creazione e la crescita di Tocqueville, l'aggregatore di blog che poi ha saputo muoversi sulle proprie gambe. Su internet si è formata una generazione di giornalisti la cui affermazione rappresenta l'orgoglio della testata che per alcuni anni ho avuto l'onore di dirigere. Qui non ci sono mai state seconde file, come sanno bene tutti coloro che per Ideazione sono passati e che oggi rappresentano le prime file dei giornali in cui sono sbarcati: spero non lo dimentichino mai.
Oggi si deve alla tenacia, (mi si passerà la citazione affettuosa e personale - in fondo questo è un blog) alla tenacia di Barbara e Domenico, la nuova scommessa che si apre sotto una testata antica e prestigiosa. La scommessa è quella di puntare su una nuova stagione del giornalismo nel momento in cui in Italia si apre una nuova stagione della politica. Da raccontare, innanzitutto, nelle sue luci e nelle sue ombre. Senza il velo dell'ideologia o della faziosità ma con l'apertura mentale di cui è capace solo chi ha il futuro davanti a sé e sa che non può sprecarselo rincorrendo i rancori del passato. C'è un mondo nuovo da descrivere ai lettori, mentre sempre più l'informazione (anche quella sul web) tende a banalizzarlo o a rinchiuderlo in parabole tanto accademiche quanto di convenienza. Che sia convenienza politica o addirittura personale, poco importa rispetto alla deriva di un giornalismo che svaluta la propria professione.
E poi c'è il mondo intero, che ancora meno si può inscatolare nelle matrioske provinciali fabbricate a uso interno. L'esperienza di Emporion sarà fondamentale in questo e da Ideazione sapremo descriverlo questo mondo che cambia, senza stare troppo a guardare da che parte tira il vento dell'interesse di parte. Il nostro interesse è quello di raccontarvela giusta, stando a debita distanza dalle sedi istituzionali dei partiti, di tutti i partiti. C'è una frase ripresa dal libro di uno scrittore di successo che vorrei fosse il motto di questa nuova fase di Ideazione e che in qualche modo riannoda un po' tutta la storia di questa testata, spiegandone le sue fasi e anche - perché no - le sue tribolazioni. E' la sfida che il contadino Barnat lancia al suo padrone nel momento dell'arrivo a Barcellona: "Tieniti pure le nostre terre, signore di Bellera; noi ci terremo la nostra libertà". E sapremo farne buon uso.