mercoledì, gennaio 31, 2007
Lo stato dell'Unione (Europea)
Sempre da Prospect, un lungo articolo sullo stato dell'Unione. Europea, però. Serve una nuova missione, perché la vecchia retorica e i vecchi miti non bastano più. Parola del migliore storico sull'argomento in giro per il Vecchio Continente: Thimothy Garton Ash. Qui anche in versione pdf.
France Profonde, le elezioni viste dagli inglesi
Blog elettorale sulle presidenziali francesi per la rivista di cultura politica inglese Prospect, area labourista. Nikolas Sarkozy e Ségolène Royal, ma anche tutti gli altri candidati e tutto quello che si muove attorno a una competizione che entra in queste settimane nella fase decisiva. Si chiama France Profonde ed è affidato alla penna e alla curiosità "cinematografica" di Tim King.
Sei Nazioni: noi speriamo che ce la caviamo
Parentesi sportiva per la partenza del Sei Nazioni di rugby. Nonostante i miglioramenti degli ultimi anni, l'Italia resta il fanalino di coda di questa affascinante competizione rugbystica europea. Ogni anno lottiamo per evitare il cucchiaio di legno, consegnato alla squadra che subisce l'umiliante cappotto: nessuna vittoria nelle cinque partite in programma. Tuttavia, l'atmosfera che si respira ad ogni match è straordinaria. La nazionale italiana gioca quasi sempre a Roma, allo stadio Flaminio, i cui 22mila posti a sedere diventano, di stagione in stagione, sempre più miseri. Si parte il prossimo sabato e gli azzurri si trovano di fronte subito un avversario proibitivo, la Francia. Al Flaminio c'è già il tutto esaurito. Non resta che bordeggiare lo stadio e infilarsi nel pub fuori allo stadio per giocare il nostro personale terzo tempo.
Viaggi inglesi
E' noto che i britannici siano, tradizionalmente, dei grandi viaggiatori. Consigli per alzare le chiappe dalle pagine di tre quotidiani inglesi. Il Telegraph ci spedisce in Turchia, dandoci dieci buone ragioni. Il Guardian, invece, ci consiglia un albergo di charme a Stratford-upon-Avon. Per il Times, la meta alla moda di questi tempi è Zagabria, Croazia.
News poco Germany
Sempre spiacevoli le polemiche personali. Qualcuno crescerà. Peccato che Tocqueville si riduca a darvi spazio. Credo che non interessino a nessuno. Io non sono così autoreferenziale. E comunque sui pacs le mie opinioni del passato erano queste e queste. Sul manifesto per l'Occidente invece c'è stato un cambio di idea, dovuto al modo in cui quella impostazione è stata declinata nei mesi successivi. Il mea culpa era qua. Bastava aver letto.
martedì, gennaio 30, 2007
L'eroina di Danzica
Bell'articolo di Andrea Tarquini su Repubblica di oggi che intervista il regista tedesco Volker Schlöndorff che ha appena finito di girare in Polonia le scene di "Strajk, die Heldin von Danzig" (Sciopero, l'eroina di Danzica). E' la storia di Anna Walentinowicz, l'operaia che diede il via all'epopea di Solidarnosc. Cattolica, lavoratrice modello, si battè per i diritti degli operai, per migliori condizioni di lavoro, per una vita di fabbrica più umana. Il suo licenziamento fu la scintilla che provocò l'incendio. Un incendio lungo poco meno di un decennio, che dalle barricate di Danzica guidate da Lech Walesa giunse fino al Muro di Berlino. E' la storia recente dell'Europa, l'emozione che portò dal filo spinato alle bottiglie di sekt stappate nella notte berlinese del 1989. I grandi personaggi di quel decennio rimangono tuttavia sullo sfondo e la grande macchina della storia si muove sulle fragili gambe di Anna. Schlöndorff non si attende un grande successo in patria: «Mi aspetto che il film abbia più risonanza in Italia, in Francia o negli Usa che non in Germania – dice nell'intervista – i tedeschi ringraziano Gorbaciov ma non Solidarnosc. E' triste e ridicolo. Denuncia una cattiva coscienza, per il passato ma anche perché la Germania Est era contro Solidarnosc». E chiude con una citazione che sarebbe bene che anche molti europei tiepidi o euroscettici di oggi tenessero a mente: «Nell'ultima scena del film Anna Walentinowicz, anziana, passeggiando sulla spiaggia di Danzica appoggiata al bastone, dice: "C'è ancora molta ingiustizia nel mondo ma la Polonia è tornata in Europa».
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Malinconie
L'ultimo miglio della propria vita, per una star, è sempre quello più difficile. Nulla, però, può intaccarne il mito.
Fatti di coppie
Qui si è favorevoli alle coppie di fatto. Qualche tempo fa ebbi un confronto con un cattolico più integralista proprio a seguito di un altro mio post sull'argomento. Un civile scambio di opinioni: non mi ha convinto. Qui, invece, ci riteniamo cattolici adulti. E oltre alla famiglia tradizionale, fondata sul matrimonio come santa chiesa comanda (e al quale, sia detto per inciso, io mi sono uniformato) o come rito civile richiede, ci sembra che i tempi moderni consentano anche la regolamentazione di nuove forme di unioni. In più, qui si è a favore anche al riconoscimento delle unioni gay. Siamo proprio degli "strani cristiani".
lunedì, gennaio 29, 2007
sabato, gennaio 27, 2007
Giorno della memoria (e della lettura)
E' di Maurizio Molinari il libro consigliato per oggi, Giorno della memoria. Si intitola "Gli ebrei di New York". Un modo di guardare al mondo ebraico di oggi, senza per questo dimenticare le notti degli orrori che milioni di ebrei vissero nell'Europa buia del nazi-fascismo. Quel mondo che noi europei abbiamo espulso, cancellato, annientato e che era tanta parte della nostra cultura e della nostra storia, oggi vive certo in Israele, ma anche negli Stati Uniti, e soprattutto in alcuni quartieri di New York. Molinari, corrispondente da New York della Stampa, ci consegna questo affresco pieno di emozione e di atmosfera. Il libro è edito da Laterza. Qui il link diretto a Internet Bookshop.
La tela di Berlusconi
Non credo all'incoronazione di Gianfranco Fini da parte di Silvio Berlusconi. Non credo che Berlusconi incoronerà mai nessuno al suo posto. Provate a leggerla così: Fini comincia a prendere un po' troppa visibilità, specie dalle parti di Forza Italia, dove circoli vari lo invitano sempre di più a conferenze e incontri, lo applaudono e lo considerano il naturale erede. E allora il Cavaliere, che quanto a strategia politica mastica poco ma quanto a tattica pura mette ancora tutti nel sacco, lancia a margine di un convegno l'ipotesi dell'incoronazione. Fini! E' lui il delfino, è lui il successore. Inevitabile parte il fuoco di fila degli alleati più stretti (la Lega) e di quelli più tiepidi (Casini e quel che resta dell'Udc). Mica una cosa concordata, certi meccanismi sono ormai automatici e Berlusconi conosce i suoi polli come pochi. No, noi con quello non ci staremmo mai, tuona la Lega. E chissenefrega, ribatte Casini, noi ormai siamo un'altra cosa. Ed ecco che Fini, senza neanche aver detto una parola, senza neppure aver fatto un proclama, una dichiarazione, un accenno alla sua leadership, si ritrova impallinato nel giro di ventiquattr'ore. Sic transit gloria Fini. Berlusconi ha gioco facile. Vedi, Gianfranco, io ti volevo, ti avevo anche scelto chiaramente, sono gli altri che non ti vogliono, sono gli altri che non ti riconoscono come leader. L'unico che può tenere insieme il centrodestra sono io.
Ben gli sta anche a Fini. Non vuole imparare la lezione numero 1 del manuale della politica. E neppure seguire l'esempio del suo amico Sarkozy. Le leadership (quelle vere) non si acquistano per diritto di successione ma conquistandole, e in genere dando battaglia a chi le detiene. Sarkozy ha dovuto politicamente lottare contro Chirac. Fini, invece, ricevette da Almirante la guida del Msi: l'anziano segretario spese tutto il suo carisma nel Congresso di Sorrento del 1987 per indirizzare la scelta verso il giovane delfino. Con Berlusconi non sarà così, perché su questo centrodestra pesa la forza economica e carismatica del Cavaliere il quale, non essendo un politico di professione e ritenendo ancora di essere il miglior leader possibile per la sua parte politica, non cederà lo scettro.
Questa è l'analisi. In più voglio solo aggiungere che trovo poco interessante seguire una politica che si riduce al giochetto spicciolo di un leader che, come si usa fare in azienda, mette i suoi manager un contro l'altro, facendo in modo che si annullino a vicenda, per mantenere il potere. Non si costruisce nulla in questo modo e la conseguenza è quella di replicare slogan e uomini che servono a consolidare le posizioni acquisite, proprio quando ci vorrebbe un gran colpo d'ala per disincagliare la politica italiana. Divide et impera. A destra è la tela di Berlusconi. Chi è interessato al gioco, si accomodi.
Ben gli sta anche a Fini. Non vuole imparare la lezione numero 1 del manuale della politica. E neppure seguire l'esempio del suo amico Sarkozy. Le leadership (quelle vere) non si acquistano per diritto di successione ma conquistandole, e in genere dando battaglia a chi le detiene. Sarkozy ha dovuto politicamente lottare contro Chirac. Fini, invece, ricevette da Almirante la guida del Msi: l'anziano segretario spese tutto il suo carisma nel Congresso di Sorrento del 1987 per indirizzare la scelta verso il giovane delfino. Con Berlusconi non sarà così, perché su questo centrodestra pesa la forza economica e carismatica del Cavaliere il quale, non essendo un politico di professione e ritenendo ancora di essere il miglior leader possibile per la sua parte politica, non cederà lo scettro.
Questa è l'analisi. In più voglio solo aggiungere che trovo poco interessante seguire una politica che si riduce al giochetto spicciolo di un leader che, come si usa fare in azienda, mette i suoi manager un contro l'altro, facendo in modo che si annullino a vicenda, per mantenere il potere. Non si costruisce nulla in questo modo e la conseguenza è quella di replicare slogan e uomini che servono a consolidare le posizioni acquisite, proprio quando ci vorrebbe un gran colpo d'ala per disincagliare la politica italiana. Divide et impera. A destra è la tela di Berlusconi. Chi è interessato al gioco, si accomodi.
venerdì, gennaio 26, 2007
Nell'Europa del Sud
Due suggerimenti di viaggio da New York Times nell'Europa del sud. Due mete geograficamente "estreme", a Occidente e a Oriente. Due capitali che hanno saputo trasformarsi e modernizzarsi negli ultimi decenni. A ovest Madrid. A est Atene.
La Terra dei cachi: s'è avverata la profezia
Un Paese neofeudale governato da un premier che, "come gli imperatori tedeschi, regna ma non governa". Una società che riflette la logica dei reality televisivi, dove per eccellere possono bastare "un'infarinatura di tutto e una conoscenza di niente", purché si abbia "grinta" o si vada "al di sopra delle righe o delle regole".
Italia, Rapporto Eurispes 2007
Italia, Rapporto Eurispes 2007
Le quattro della Bundesliga
Dopo la pausa invernale (ma, almeno per il clima, quest'anno si sarebbe potuto tranquillamente continuare a giocare, al massimo avrebbero sospeso qualche partita "per vento" durante l'uragano Kyrill) riparte la Bundesliga che presenta qualche interesse di classifica in più rispetto al modesto campionato italiano. Si giocano la vittoria finale Werder Brema, Schalke 04, Stoccarda e Bayern Monaco. A noi, domani, tocca il Wolfsburg.
Link: Kicker, FAZ, Bundesliga sito ufficiale, Olympiastadion Berlin.
Link: Kicker, FAZ, Bundesliga sito ufficiale, Olympiastadion Berlin.
Così vicini, così lontani
Sempre complessi i rapporti della Polonia con i suoi ingombranti vicini, anche se ad est, tra Varsavia e Mosca, c'è oggi il cuscinetto di Bielorussia e Ucraina. A ovest, invece, c'è sempre la Germania, da diciassette anni riunificata. In questo lungo ventennio, i due paesi hanno vissuto relazioni intense che hanno definitivamente sepolto paure e tragedie dei secoli passati. Da quando la Polonia è entrata nell'Unione Europea, poi, il confine terrestre ha cessato di essere la frontiera orientale dell'Ue, allentando le tensioni degli anni più recenti. Alti e bassi dei rapporti polacco-tedeschi nell'analisi del settimanale Die Zeit.
giovedì, gennaio 25, 2007
Smile, please
Il tramonto della prospettiva teocon come proposta politica è sotto gli occhi di tutti. Paola Liberace ne descrive il declino in termini esemplari. E il nostro non è un giudizio ideologico. Abbiamo studiato, abbiamo curiosato, abbiamo dato voce, abbiamo atteso di valutare i fatti. E i fatti sono che i liberal-conservatori, a braccetto di ogni estremismo, rendono il mondo triste, aggressivo, rancoroso, fazioso.
Dopo aver analizzato a settembre la diffusione - per altro limitata al campo culturale - anche in Germania delle idee teocon, osservavo: "Bisognerà vedere se questa proposta, lungi dal prospettare una società chiusa che del conservatorismo privilegia solo gli aspetti difensivi in una sorta di riedizione dell’antico trittico Dio-Patria-Famiglia, saprà affinarsi e calarsi nelle dinamiche di società moderne, fornendo soluzioni a tempi complessi e non solo facili scorciatoie in un passato idealizzato". Oggi la mia risposta è che tale proposta resta ingabbiata nella sublimazione di un passato idealizzato. La modernità non è il male, e un conservatorismo illuminato sarebbe quello che prova a coniugare il progressismo con quel tanto di tradizione necessaria, per non perdere le radici, per non smarrire il senso di un percorso.
Da qualche tempo mi ha insospettito la fissazione teocon sulla questione dell'identità, in un periodo di forte integrazione, di migrazioni, di aperture e "allargamenti", di contaminazioni e di meticciato. La farsa natalizia del boicottaggio di Ikea - richiesto da alcuni politici italiani - ha dato la misura della strumentalizzazione dei temi religiosi. Il mondo va avanti e il problema è quello di gestire i problemi e le sfide puntando sulla gradualità dei processi, ma con ottimismo, senza dipingere il futuro a tinte fosche per giocare sulle paure della gente. La politica della paura non conduce da nessuna parte.
Update. Sullo stesso argomento il post di Wind Rose Hotel (che ringrazio per gli accenni personali) e del quale condivido tutto, in particolar modo l'idea della difficoltà di trasferire nella realtà europea lo schema nordamericano "Cubo e Cattedrale" descritto da Weigel.
Dopo aver analizzato a settembre la diffusione - per altro limitata al campo culturale - anche in Germania delle idee teocon, osservavo: "Bisognerà vedere se questa proposta, lungi dal prospettare una società chiusa che del conservatorismo privilegia solo gli aspetti difensivi in una sorta di riedizione dell’antico trittico Dio-Patria-Famiglia, saprà affinarsi e calarsi nelle dinamiche di società moderne, fornendo soluzioni a tempi complessi e non solo facili scorciatoie in un passato idealizzato". Oggi la mia risposta è che tale proposta resta ingabbiata nella sublimazione di un passato idealizzato. La modernità non è il male, e un conservatorismo illuminato sarebbe quello che prova a coniugare il progressismo con quel tanto di tradizione necessaria, per non perdere le radici, per non smarrire il senso di un percorso.
Da qualche tempo mi ha insospettito la fissazione teocon sulla questione dell'identità, in un periodo di forte integrazione, di migrazioni, di aperture e "allargamenti", di contaminazioni e di meticciato. La farsa natalizia del boicottaggio di Ikea - richiesto da alcuni politici italiani - ha dato la misura della strumentalizzazione dei temi religiosi. Il mondo va avanti e il problema è quello di gestire i problemi e le sfide puntando sulla gradualità dei processi, ma con ottimismo, senza dipingere il futuro a tinte fosche per giocare sulle paure della gente. La politica della paura non conduce da nessuna parte.
Update. Sullo stesso argomento il post di Wind Rose Hotel (che ringrazio per gli accenni personali) e del quale condivido tutto, in particolar modo l'idea della difficoltà di trasferire nella realtà europea lo schema nordamericano "Cubo e Cattedrale" descritto da Weigel.
mercoledì, gennaio 24, 2007
Grazie
"Mi sono spesso sentito chiedere, anche di recente, come mai io non sia emigrato. Rispondo sempre che sono già un emigrato. La mia casa è altrove, in un altro Stato. Appena mi fermo in un posto, anche fuori dalla Polonia, comincio ad annoiarmi, sto male, devo ripartire. Sono molto curioso del mondo. Per tutta la vita non ho fatto che lamentarmi di non essere ancora stato in questo o quel posto.
La curiosità del mondo che anima il reporter è una questione di carattere. Ci sono persone non interessate al resto del mondo: quello in cui vivono è per loro il mondo intero. Una posizione rispettabile come qualunque altra. Confucio diceva che il modo migliore per conoscere il mondo è quello di non uscire mai dalla propria casa, e anche questo è vero: invece di spostarsi materialmente, si può viaggiare all'interno della propria anima. Il concetto di viaggio è quanto mai elastico e differenziato. Ci sono tuttavia alcune persone che, per loro natura, devono conoscere il mondo in tutta la sua varietà. Non sono numerose".
Ryszard Kapuscinski, Autoritratto di un reporter
La curiosità del mondo che anima il reporter è una questione di carattere. Ci sono persone non interessate al resto del mondo: quello in cui vivono è per loro il mondo intero. Una posizione rispettabile come qualunque altra. Confucio diceva che il modo migliore per conoscere il mondo è quello di non uscire mai dalla propria casa, e anche questo è vero: invece di spostarsi materialmente, si può viaggiare all'interno della propria anima. Il concetto di viaggio è quanto mai elastico e differenziato. Ci sono tuttavia alcune persone che, per loro natura, devono conoscere il mondo in tutta la sua varietà. Non sono numerose".
Ryszard Kapuscinski, Autoritratto di un reporter
Ich hab’ noch einen Koffer in Berlin
Wunderschön ist’s in Paris auf der Rue Madeleine
Schön ist es im Mai in Rom durch die Stadt zu gehn’n
Oder eine Sommernacht still beim Wein in Wien.
Doch ich häng', wenn ihr auch lacht, heut’ noch an Berlin.
Ich hab’ noch einen Koffer in Berlin
Deswegen muss ich nächstens wieder hin.
Die Seligkeiten vergang’ner Zeiten
Sind alle noch in meinem kleinen Koffer drin.
Ich hab’ noch einen Koffer in Berlin
Der bleibt auch dort, und das hat seinen Sinn.
Auf diese Weise lohnt sich die Reise,
Denn wenn ich Sehnsucht hab’ dann fahr’ ich wieder hin.
Schön ist es im Mai in Rom durch die Stadt zu gehn’n
Oder eine Sommernacht still beim Wein in Wien.
Doch ich häng', wenn ihr auch lacht, heut’ noch an Berlin.
Ich hab’ noch einen Koffer in Berlin
Deswegen muss ich nächstens wieder hin.
Die Seligkeiten vergang’ner Zeiten
Sind alle noch in meinem kleinen Koffer drin.
Ich hab’ noch einen Koffer in Berlin
Der bleibt auch dort, und das hat seinen Sinn.
Auf diese Weise lohnt sich die Reise,
Denn wenn ich Sehnsucht hab’ dann fahr’ ich wieder hin.
Marlene Dietrich
martedì, gennaio 23, 2007
Bush l'ecologista
Anche Bush si ravvede e prende sul serio le questioni ecologiche. Finalmente qualcosa si muove anche dalle parti della destra. Dopo Arnold Schwarzenegger, David Cameron, Angela Merkel e Nikolas Sarkozy, anche George Bush, "il nemico di Kyoto", avverte l'esigenza di muovere i primi passi. In Italia, invece, si continua a ritenere che ammettere di aver sottovalutato il problema significhi cedere a chissà quale vulgata del politicamente corretto. Nel frattempo, da noi, continuiamo a sprecare e disperdere per inefficienze pubbliche e private una quantità enorme di energia e lasciamo il campo libero all'azione di un partito verde che appare sempre meno all'altezza del compito.
Il nuovo numero di Ideazione
E' in edicola il nuovo numero di Ideazione, la cui copertina è dedicata al tema attuale dell'ingresso della Turchia nell'Unione Europea. Questione trattata con la consueta varietà di punti di vista, anche se la posizione della rivista è riassunta nella breve introduzione:
l'adesione della Turchia è un preciso interesse nazionale dell'Italia. Come sempre, il numero è ricco di articoli e interventi su tanti altri temi. In primo piano l'analisi della politica interna, con particolare riferimento al centrodestra italiano dopo la manifestazione dello scorso dicembre. Oltre alle analisi più squisitamente politiche, suggerisco la lettura dell'articolo di Vittorio Macioce, che si segnala per un'originale taglio sociologico che indaga la cosiddetta piazza della destra senza i compiacimenti che si sono letti sulla stampa d'area nei mesi scorsi. Ovviamente, i politici di destra non ne terranno conto e continueranno a baloccarsi con i sondaggi, evitando qualsiasi iniziativa politica. Ampia e informativa la finestra sugli Stati Uniti dopo la vittoria democratica al Congresso, affidata a firme di qualità: Maurizio Molinari fa il punto della corsa alle Presidenziali 2008, Giuseppe De Bellis ci racconta la saga familiare dei Clinton e dei Bush, destinata ad occupare la scena statunitense ancora per molto tempo. Personalmente sono molto legato al mio reportage dalla Romania, frutto di viaggi negli anni passati e di uno studio destinato ad approfondirsi nei prossimi anni. Asia centrale, forze armate italiane, i ritratti di due premi nobel e un viaggio letterario attorno alla figura e alle opere di Thomas Eliot - scritto dall'esordiente (su Ideazione) Antonio Funiciello - completano l'offerta editoriale di questo bimestre. Il Feuilleton è dedicato a un aspetto poco indagato della filosofia di Martin Heidegger: la retorica politica.
Questo è anche il mio ultimo numero da direttore della rivista. Lascio l'incarico a un intellettuale di eccezione che ha dato lustro alla cultura italiana in generale, al di fuori dei recinti un po' troppo angusti della destra e della sinistra. Il nuovo direttore sarà il filosofo Vittorio Mathieu. Io resterò all'interno della redazione di Ideazione con un nuovo incarico: corrispondente dalla Germania per le questioni europee, con particolare attenzione all'Europa centro-orientale, baltica e scandinava. Come sanno i lettori di questo blog, è la mia passione. Spero anche di collaborare con molti altri giornali, e non solo di area conservatrice. Tempo due-tre mesi e il trasferimento a Berlino sarà completato. Ho letto in giro molte notizie inesatte sul futuro della rivista. Capisco il fastidio - e forse l'invidia - per un prodotto editoriale che, pur nella scelta di campo culturale compiuta, si muove fuori dai canoni irregimentati della dipendenza partitica. Pazienza. Ideazione prosegue la sua attività, rinnovando la sua redazione e preparandosi alle nuove sfide, con l'autonomia e l'indipendenza che l'hanno sempre caratterizzata nei suoi tredici anni di vita.
Il sommario del numero 1/2007 - Gennaio-Febbraio
EDITORIALE
Il ticket Berlusconi-Fini. E un arrivederci ai lettori
Pierluigi Mennitti
CASA DELLE LIBERTA'
Federazione, poi il partito. Le tappe del centrodestra
Mario Sechi
LA PIAZZA DELLA DESTRA
Borghesi in cerca d'autore
Vittorio Macioce
CENTRODESTRA
Da movimento a partito, il futuro di Forza Italia
intervista a Sandro Bondi di Cristiana Vivenzio
IL GOVERNO PRODI
Otto mesi di solitudine
Domenico Mennitti
COPERTINA:
LA SPOSA TURCA
Il sì alla Turchia è un nostro interesse nazionale
Le radici turche dell'Europa
Luciano Lanna
Meglio con noi che contro di noi
Carlo Jean
Le ombre della storia
Sergio Bertelli
L'Europa del no
Barbara Mennitti
L'Europa del sì
Domenico Naso
Lo scoglio di Cipro
Giuseppe Mancini
Ma l'Europa sarebbe economicamente più fragile
Massimo Lo Cicero
Dopo il viaggio del Papa, dialogo per un Islam liberale
Flavio Felice
ROMANIA
Finalmente Bucarest. Viaggio al confine d'Oriente
Pierluigi Mennitti
ASIA CENTRALE
Torna il Grande Gioco all'ombra dell'energia
Stefano Grazioli
STATI UNITI
Parte la corsa alle Presidenziali 2008
intervista a Maurizio Molinari di Alessandro Gisotti
Bush-Clinton, il lessico famigliare d'America
Giuseppe De Bellis
FORZE ARMATE
Alla ricerca della vocazione perduta
Andrea Gilli e Francesco Giumelli
LA BUONA EDUCAZIONE
Modelli d'oltremanica
Federico Punzi
NOBEL
Muhammad Yunus, il Robin Hood del capitale
Maurizio Stefanini
Oran Pamuk, a ovest di Istanbul
Carlo Roma
LETTERATURE
Eliot e la civiltà della crisi
Antonio Funiciello
FEUILLETON:
MARTIN HEIDEGGER, FILOSOFIA E RETORICA
L'essere e l'ineludibilità della retorica
Vittorio Mathieu
Heidegger, Vico e la "sapienza poetica"
Paola Liberace
Letture americane
Riccardo Sanchini
LA BIBLIOTECA DI BABELE
Libri letti e recensiti da Cristiana Vivenzio, Domenico Naso, Stefano Caliciuri, Pierluigi Mennitti, Marta Brachini, Alessandro Marrone, Danilo Breschi, Maurizio Stefanini, Antonio Donno, Paola Liberace, Giuseppe Pennisi, Vittorio Macioce.
l'adesione della Turchia è un preciso interesse nazionale dell'Italia. Come sempre, il numero è ricco di articoli e interventi su tanti altri temi. In primo piano l'analisi della politica interna, con particolare riferimento al centrodestra italiano dopo la manifestazione dello scorso dicembre. Oltre alle analisi più squisitamente politiche, suggerisco la lettura dell'articolo di Vittorio Macioce, che si segnala per un'originale taglio sociologico che indaga la cosiddetta piazza della destra senza i compiacimenti che si sono letti sulla stampa d'area nei mesi scorsi. Ovviamente, i politici di destra non ne terranno conto e continueranno a baloccarsi con i sondaggi, evitando qualsiasi iniziativa politica. Ampia e informativa la finestra sugli Stati Uniti dopo la vittoria democratica al Congresso, affidata a firme di qualità: Maurizio Molinari fa il punto della corsa alle Presidenziali 2008, Giuseppe De Bellis ci racconta la saga familiare dei Clinton e dei Bush, destinata ad occupare la scena statunitense ancora per molto tempo. Personalmente sono molto legato al mio reportage dalla Romania, frutto di viaggi negli anni passati e di uno studio destinato ad approfondirsi nei prossimi anni. Asia centrale, forze armate italiane, i ritratti di due premi nobel e un viaggio letterario attorno alla figura e alle opere di Thomas Eliot - scritto dall'esordiente (su Ideazione) Antonio Funiciello - completano l'offerta editoriale di questo bimestre. Il Feuilleton è dedicato a un aspetto poco indagato della filosofia di Martin Heidegger: la retorica politica.
Questo è anche il mio ultimo numero da direttore della rivista. Lascio l'incarico a un intellettuale di eccezione che ha dato lustro alla cultura italiana in generale, al di fuori dei recinti un po' troppo angusti della destra e della sinistra. Il nuovo direttore sarà il filosofo Vittorio Mathieu. Io resterò all'interno della redazione di Ideazione con un nuovo incarico: corrispondente dalla Germania per le questioni europee, con particolare attenzione all'Europa centro-orientale, baltica e scandinava. Come sanno i lettori di questo blog, è la mia passione. Spero anche di collaborare con molti altri giornali, e non solo di area conservatrice. Tempo due-tre mesi e il trasferimento a Berlino sarà completato. Ho letto in giro molte notizie inesatte sul futuro della rivista. Capisco il fastidio - e forse l'invidia - per un prodotto editoriale che, pur nella scelta di campo culturale compiuta, si muove fuori dai canoni irregimentati della dipendenza partitica. Pazienza. Ideazione prosegue la sua attività, rinnovando la sua redazione e preparandosi alle nuove sfide, con l'autonomia e l'indipendenza che l'hanno sempre caratterizzata nei suoi tredici anni di vita.
Il sommario del numero 1/2007 - Gennaio-Febbraio
EDITORIALE
Il ticket Berlusconi-Fini. E un arrivederci ai lettori
Pierluigi Mennitti
CASA DELLE LIBERTA'
Federazione, poi il partito. Le tappe del centrodestra
Mario Sechi
LA PIAZZA DELLA DESTRA
Borghesi in cerca d'autore
Vittorio Macioce
CENTRODESTRA
Da movimento a partito, il futuro di Forza Italia
intervista a Sandro Bondi di Cristiana Vivenzio
IL GOVERNO PRODI
Otto mesi di solitudine
Domenico Mennitti
COPERTINA:
LA SPOSA TURCA
Il sì alla Turchia è un nostro interesse nazionale
Le radici turche dell'Europa
Luciano Lanna
Meglio con noi che contro di noi
Carlo Jean
Le ombre della storia
Sergio Bertelli
L'Europa del no
Barbara Mennitti
L'Europa del sì
Domenico Naso
Lo scoglio di Cipro
Giuseppe Mancini
Ma l'Europa sarebbe economicamente più fragile
Massimo Lo Cicero
Dopo il viaggio del Papa, dialogo per un Islam liberale
Flavio Felice
ROMANIA
Finalmente Bucarest. Viaggio al confine d'Oriente
Pierluigi Mennitti
ASIA CENTRALE
Torna il Grande Gioco all'ombra dell'energia
Stefano Grazioli
STATI UNITI
Parte la corsa alle Presidenziali 2008
intervista a Maurizio Molinari di Alessandro Gisotti
Bush-Clinton, il lessico famigliare d'America
Giuseppe De Bellis
FORZE ARMATE
Alla ricerca della vocazione perduta
Andrea Gilli e Francesco Giumelli
LA BUONA EDUCAZIONE
Modelli d'oltremanica
Federico Punzi
NOBEL
Muhammad Yunus, il Robin Hood del capitale
Maurizio Stefanini
Oran Pamuk, a ovest di Istanbul
Carlo Roma
LETTERATURE
Eliot e la civiltà della crisi
Antonio Funiciello
FEUILLETON:
MARTIN HEIDEGGER, FILOSOFIA E RETORICA
L'essere e l'ineludibilità della retorica
Vittorio Mathieu
Heidegger, Vico e la "sapienza poetica"
Paola Liberace
Letture americane
Riccardo Sanchini
LA BIBLIOTECA DI BABELE
Libri letti e recensiti da Cristiana Vivenzio, Domenico Naso, Stefano Caliciuri, Pierluigi Mennitti, Marta Brachini, Alessandro Marrone, Danilo Breschi, Maurizio Stefanini, Antonio Donno, Paola Liberace, Giuseppe Pennisi, Vittorio Macioce.
La Turchia che reagisce
Folla enorme ai funerali del giornalista Hrant Dink, assassinato pochi giorni fa da un fanatico nazionalista per le sue posizioni sul genocidio degli armeni. Da questa tragica storia può partire una nuova stagione di riscatto per la società turca. Segnali confortanti: la posizione ferma immediatamente assunta dal governo, la denuncia dell'assassino effettuata dal padre stesso del giovane, la sua rapida cattura. E le migliaia di persone in piazza oggi per le esequie. L'Europa può fare il resto, prendendo per mano la Turchia e accompagnandola verso gli standard continentali di democrazia e libertà. Come ha fatto con gli altri paesi dell'allargamento.
lunedì, gennaio 22, 2007
Un ponte fra due rive
"Ho trascorso la mia vita ad Istanbul, sulla riva europea, nelle case che si affacciavano sull'altra riva, l'Asia. Stare vicino all'acqua, guardando la riva di fronte, l'altro continente, mi ricordava sempre il mio posto nel mondo, ed era un bene. E poi, un giorno, è stato costruito un ponte che collegava le due rive del Bosforo. Quando sono salito sul ponte e ho guardato il panorama, ho capito che era ancora meglio, ancora più bello di vedere le due rive assieme. Ho capito che il meglio era essere un ponte fra due rive. Rivolgersi alle due rive senza appartenere".
Orhan Pamuk
Banderuole
Quando il loro presidente onorario sedeva sullo scranno più prestigioso del Senato e incontrava i ministri turchi, erano a favore dell'ingresso della Turchia nella Ue e ricchi di voglia di discutere e capire. Ora che si sono arruolati nella crociata contro il meticciato arretrano dietro un muro di paure, non vogliono più sapere e non intendono più capire e si schiacciano su posizioni leghiste. Questa volta siamo da questa parte. E da questa. E da questa. E da questa.
domenica, gennaio 21, 2007
Botte a Monaco, botti a Berlino
A Monaco di Baviera, dalle parti della CSU, se le danno ancora di santa ragione: Die Welt, Süddeutsche Zeitung. A Berlino, invece, il tormentone della nuova stazione centrale, la mitica (ed esteticamente bellissima) Hauptbahnhof, assomiglia sempre di più a quello della stazione Ostiense di Roma dei Mondiali '90: Der Tagesspiegel, Berliner Morgenpost, Berliner Zeitung.
Domenica ti porterò sul lago
Lo chiamano mare, ma è quasi un lago. Sulla costa del Mar Nero, Angela Merkel e Vladimir Putin provano a mettere a punto una cooperazione rafforzata tra Europa e Russia in materia energetica. E' uno dei punti cruciali dell'agenda europea del semestre di presidenza tedesco. Per la geografia, l'incontro si è tenuto a Sochi (in tedesco Sotschi). Per la cronaca, i resoconti li trovate qui: Frankfurter (FAZ), Süddeutsche Zeitung (uno e due), Der Spiegel, BBC News, Die Zeit. La stampa tedesca sottolinea il persistere di tensioni tra le due parti, non solo sul tema specifico dell'energia. L'ultima frizione è sul futuro del Kossovo. A proposito, dopodomani anche Romano Prodi vola a Sochi per incontrare "l'amico Vladimir".
La Serbia al voto
Aggiornamento. Primi exit poll e prime proiezioni delle votazioni serbe confermano i sondaggi e non sposterebbero gli equilibri attuali della politica. In testa il partito radicale serbo dei nazional-populisti, seguiti tuttavia dalle due forze moderate che, coalizzandosi fra di loro, garantirebbero un governo al paese. Entrerebbero in parlamento sia i liberali di G17 Plus (filo europeisti e disposti a rinunciare al Kossovo) che i socialisti eredi di Milosevic (che appoggiano la coalizione moderata e non i nazionalisti radicali). Questi i dati: Radicali 28,7; Ds (Tadic) 22,9; Dss (Kostunica) 16,7; G17 Plus (liberali) 6,8; Sps 5,9; Lpd 5,3.
Serbian election Live su EuroNews. Reportage su Sky Tg 24. Aggiornamenti su BBC News.
In Serbia si vota per il rinnovo del parlamento. Sullo sfondo, le difficili trattative per la definizione dello status del Kossovo, l'incertezza politico-istituzionale, la ripresa economica che negli ultimi mesi ha riportato un po' di buonumore nel travagliato Stato balcanico. Il quadro politico resta piuttosto incerto. Bisognerà valutare la consistenza del partito radicale serbo (nazional-populista), che i sondaggi davano poco sotto al 30 per cento ma che resta politicamente isolato. I due partiti più moderati (DS e DSS) non vanno però troppo d'accordo. Come movimento di ricucitura tra i due si inserisce il nuovo partito G17 Plus, liberale ed europeista, legato agli ambienti imprenditoriali, che spinge per accelerare la marcia di avvicinamento a Bruxelles.
Rassegna stampa:
Serbs Voting In National Elections
Radio Free Europe
Elezioni, le principali forze in campo
Ansa Balcani
Il giornalista serbo: «Il mio Governo, sottomesso a Bruxelles»
Café Babel
L'ultima frontiera d'Europa
Ideazione
Serbs voting for new parliament
BBC News
Serbia: Radicals Quietly Abandon Jailed Leader's Ideals
BIRN - Balkan Investigative Reporting Network
Dancing Democrats
Transitions Online
L'Europa verso la frontiera balcanica
Emporion
Serbian election Live su EuroNews. Reportage su Sky Tg 24. Aggiornamenti su BBC News.
In Serbia si vota per il rinnovo del parlamento. Sullo sfondo, le difficili trattative per la definizione dello status del Kossovo, l'incertezza politico-istituzionale, la ripresa economica che negli ultimi mesi ha riportato un po' di buonumore nel travagliato Stato balcanico. Il quadro politico resta piuttosto incerto. Bisognerà valutare la consistenza del partito radicale serbo (nazional-populista), che i sondaggi davano poco sotto al 30 per cento ma che resta politicamente isolato. I due partiti più moderati (DS e DSS) non vanno però troppo d'accordo. Come movimento di ricucitura tra i due si inserisce il nuovo partito G17 Plus, liberale ed europeista, legato agli ambienti imprenditoriali, che spinge per accelerare la marcia di avvicinamento a Bruxelles.
Rassegna stampa:
Serbs Voting In National Elections
Radio Free Europe
Elezioni, le principali forze in campo
Ansa Balcani
Il giornalista serbo: «Il mio Governo, sottomesso a Bruxelles»
Café Babel
L'ultima frontiera d'Europa
Ideazione
Serbs voting for new parliament
BBC News
Serbia: Radicals Quietly Abandon Jailed Leader's Ideals
BIRN - Balkan Investigative Reporting Network
Dancing Democrats
Transitions Online
L'Europa verso la frontiera balcanica
Emporion
sabato, gennaio 20, 2007
Sul web, sul web
Camillo ci racconta la grande migrazione dei giornalisti americani dalla carta stampata al web. Fra tre giorni parte The Politico. In Italia, chissà.
Election bit
In Francia la campagna elettorale corre anche sul web. Mark Mandell, corrispondente europeo della BBC, si fa un suo personale giro tra siti e blog transalpini. Dice, ridice e si becca un po' di rimproveri nei commenti dei suoi lettori. Tutto very british.
Le spine (europee) di Angie
La "to-do-list" della Cancelliera prevede davvero che ci si rimetta a parlare della Costituzione europea. Lei è tenace e determinata. Ma rischia di indare incontro a un altro fallimento. A meno che non si preveda anche di rimettere mano a quella Costituzione.
I nuovi arrivati
Due parlamentari europei, Geoffrey Van Orden e la baronessa Emma Nicholson, ci spiegano perché l'ingresso nell'Unione Europea di Bulgaria e Romania è una buona cosa. Alla faccia di euroscettici e razzisti di ritorno.
Trent'anni senza l'Angelo Biondo
Recupero con qualche giorno di ritardo un post di Wittgenstein che riportava un articolo di Corrado Sannucci (Repubblica) sulla tragedia dell'Angelo Biondo che, nel 1977, infranse gioie e dolori suoi e dei suoi tifosi contro i proiettili di un gioielliere nella Roma terrorizzata degli anni Settanta. "Re Cecconi, quell'ultima follia del ragazzo che giocava con la vita" è il titolo, qui di seguito alcuni estratti:
"Come non fosse già abbastanza assurdo che la pazza Lazio del '74 avesse vinto uno scudetto, arrivò tre anni dopo la morte di Luciano Re Cecconi, inchiodato al suo destino da una frase insensata, "fermi tutti, questa è una rapina", con le mani in tasca dove non c'era nessuna arma. Quella sera del 18 gennaio di trent'anni fa, cadendo a terra, Re Cecconi segnava anche la sconfitta di tanti scherzi, rischi, sfide, tresche con il pericolo: un modo di vivere immerso nei tempi, e allora erano anche tempi di violenza ed incoscienza, con gli spari che avrebbero cominciato a risuonare per tutte le strade del '77. Ma la sua morte era anche la fine del gioco di equilibrio tra la disciplina dell'atleta e l'anarchia del carattere, finché era stato quest'ultimo a prevalere e a imporre la sua legge"...
"La pallottola del gioielliere Tabocchini fece cadere Re Cecconi dal crinale lungo il quale spavaldamente, incoscientemente, aveva camminato, non da solo, con molti compagni, con molti rivali all'interno di quella Lazio. Questa la schizofrenia che la sua morte non ha risolto, o meglio, ha fissato nell'aspetto più doloroso, tra un giocatore che correva con il nuovo, nel rinnovamento atletico e tecnico generale dei primi anni '70, e il ragazzo che si era fatto trascinare a esibizioni di coraggio e sfrontatezza, il brevetto del paracadutismo, l'adesione a ideologie di destra, il corteggiare le pistole (il dottor Ziaco svenne dopo un bumbum nella sua stanza, credeva di essere stato colpito). Un cocktail incomprensibile oggi, quando essere un calciatore è già qualcosa che riempie troppo la vita, ma che poteva non bastare trent'anni fa"...
"Tra Busto Arsizio e Foggia lo chiamano Volkswagen, perché ha l'aria tedesca, ma soprattutto Cecconetzer, anche se di Netzer non ha nulla a parte i capelli biondi, ma è l'epoca in cui si cercano nuovi modelli per un calcio tecnico ma più rapido, moderno, fisico. Re Cecconi continua a correre, perché quello era il gusto intimo del calcio, e quando partiva in coppia con Martini lì sulla sinistra c'erano dentro amicizia, complicità, intesa che andavano oltre il campo e spesso erano appese ai paracadute"...
"Ma anche il finale è nel segno di una frattura definitiva tra abilità e fortuna, all'esordio della nuova stagione Re Cecconi segna un gol straordinario contro la Juve all'Olimpico, ma sarà l'ultimo della sua carriera, alla terza di campionato, contro il Bologna si infortuna al ginocchio sinistro, non giocherà mai più. E' il calcio di allora, che non guariva i suoi atleti (lui come Rocca), che lo manda verso la gioielleria di Tabocchini, Re Cecconi non aveva niente da fare, non poteva allenarsi, non rimanevano che l'ansia di avere chiuso a 29 anni e gli scherzi pericolosi. Si accasciava a terra un uomo, l'angelo biondo, al quale non era stato sufficiente (e gli altri non capiranno mai perché) essere solo un grande calciatore".
"Come non fosse già abbastanza assurdo che la pazza Lazio del '74 avesse vinto uno scudetto, arrivò tre anni dopo la morte di Luciano Re Cecconi, inchiodato al suo destino da una frase insensata, "fermi tutti, questa è una rapina", con le mani in tasca dove non c'era nessuna arma. Quella sera del 18 gennaio di trent'anni fa, cadendo a terra, Re Cecconi segnava anche la sconfitta di tanti scherzi, rischi, sfide, tresche con il pericolo: un modo di vivere immerso nei tempi, e allora erano anche tempi di violenza ed incoscienza, con gli spari che avrebbero cominciato a risuonare per tutte le strade del '77. Ma la sua morte era anche la fine del gioco di equilibrio tra la disciplina dell'atleta e l'anarchia del carattere, finché era stato quest'ultimo a prevalere e a imporre la sua legge"...
"La pallottola del gioielliere Tabocchini fece cadere Re Cecconi dal crinale lungo il quale spavaldamente, incoscientemente, aveva camminato, non da solo, con molti compagni, con molti rivali all'interno di quella Lazio. Questa la schizofrenia che la sua morte non ha risolto, o meglio, ha fissato nell'aspetto più doloroso, tra un giocatore che correva con il nuovo, nel rinnovamento atletico e tecnico generale dei primi anni '70, e il ragazzo che si era fatto trascinare a esibizioni di coraggio e sfrontatezza, il brevetto del paracadutismo, l'adesione a ideologie di destra, il corteggiare le pistole (il dottor Ziaco svenne dopo un bumbum nella sua stanza, credeva di essere stato colpito). Un cocktail incomprensibile oggi, quando essere un calciatore è già qualcosa che riempie troppo la vita, ma che poteva non bastare trent'anni fa"...
"Tra Busto Arsizio e Foggia lo chiamano Volkswagen, perché ha l'aria tedesca, ma soprattutto Cecconetzer, anche se di Netzer non ha nulla a parte i capelli biondi, ma è l'epoca in cui si cercano nuovi modelli per un calcio tecnico ma più rapido, moderno, fisico. Re Cecconi continua a correre, perché quello era il gusto intimo del calcio, e quando partiva in coppia con Martini lì sulla sinistra c'erano dentro amicizia, complicità, intesa che andavano oltre il campo e spesso erano appese ai paracadute"...
"Ma anche il finale è nel segno di una frattura definitiva tra abilità e fortuna, all'esordio della nuova stagione Re Cecconi segna un gol straordinario contro la Juve all'Olimpico, ma sarà l'ultimo della sua carriera, alla terza di campionato, contro il Bologna si infortuna al ginocchio sinistro, non giocherà mai più. E' il calcio di allora, che non guariva i suoi atleti (lui come Rocca), che lo manda verso la gioielleria di Tabocchini, Re Cecconi non aveva niente da fare, non poteva allenarsi, non rimanevano che l'ansia di avere chiuso a 29 anni e gli scherzi pericolosi. Si accasciava a terra un uomo, l'angelo biondo, al quale non era stato sufficiente (e gli altri non capiranno mai perché) essere solo un grande calciatore".
L'Europa secondo Pöttering
Il Parlamento europeo ha doppiato la metà del suo mandato e, come ormai consuetudine, dopo la presidenza di un socialista è arrivato il tempo della guida di un conservatore. La staffetta è una consuetudine parlamentare continentale, un general agreement fra i due maggiori partiti transnazionali: a metà legislatura un conservatore si alterna a un socialista, o viceversa. Così, dopo Josep Borrell, socialista e spagnolo, ora tocca a Hans-Gert Pöttering, popolare e tedesco. Sul nuovo sito di Ideazione l'analisi e una recente intervista al neo-presidente che può essere considerato il programma politico dei prossimi anni.
venerdì, gennaio 19, 2007
Grande Fratello
Non c'è storia, il Grande Fratello resta nel cuore dei telespettatori italiani. Mi pare inutile fare moralismi. Il format è logoro ma ancora funziona. Guardandolo non si diventa più intelligenti ma, evidentemente, ci si diverte. Fa anche figo fare lo snob, sedersi davanti alla tv con in mano un dotto saggio, iniziare a leggerlo e poi piano piano sbirciare sotto la pagina, carpire qualche battuta dalla Casa, poi guardare il monitor, un po', solo un po', giuro che riprendo a leggere, ma guarda sti scemi, come si chiama quella? E quell'altro che boro... va da sé che qui si tifa per le concorrenti dell'Europa dell'Est.
Lotta dura senza paura
Fra venticinque anni mi darò alla politica e sarò sulle barricate a cantare l'Internazionale. Uno splendido sessantacinquenne.
Una notte buia e tempestosa
Nel folle inverno del cambiamento climatico, anche l'uragano nell'Europa del Nord. Qui gli effetti in Germania, dove per stanotte anche i treni restano fermi in stazione. Né di Venere né di Marte non si sposa e non si parte e non si fa principio all'arte.
ps. l'uragano si chiama Kyrill. Deve essere sua sorella.
ps. l'uragano si chiama Kyrill. Deve essere sua sorella.
giovedì, gennaio 18, 2007
Ping-pong e viceversa
A Forza Italia spingono le nuove leve del partito a praticare il ping-pong per allenarsi alle avversità della politica. Mi pare un passo in avanti. Finora, da quelle parti, lo sport preferito era il pon-pin.
Baviera (e Germania), finisce l'era Stoiber
In Baviera, ma anche in Germania, finisce un'era politica. Finisce l'era di Edmund Stoiber. L'annuncio lo ha dato lo stesso leader della CSU, il partito cristiano sociale bavarese gemello della più grande CDU. Stoiber è presidente del Land della Baviera: darà le dimissioni il 30 settembre prossimo. E nel congresso autunnale del partito si presenterà dimissionario anche dalla carica di segretario. Al suo posto si avanza la candidatura di Horst Seehofer, attuale ministro per la tutela dei consumatori del governo di Angela Merkel. Ma, come sostiene anche il blog Germanynews, che sulla Germania e sulla Baviera è sempre molto informato, una candidatura ancora più forte potrebbe essere quella di Günther Beckstein, ministro dell'Interno del Land bavarese.
Edmund Stoiber non ha dunque retto l'opposizione interna uscita allo scoperto anche con insospettata violenza negli ultimi mesi, in un crescendo di contestazioni e polemiche scivolate anche sul piano personale. Il leader della CSU aveva anche corso per la Cancelleria nell'estate del 2002, uscendo sconfitto sul filo di lana da Gerhard Schröder, autore di una spettacolare rimonta in campagna elettorale.
Da allora la vita politica di Stoiber è stata un po' dominata dal rimpianto per quella occasione perduta. Ha appoggiato più per dovere che per convinzione la candidatura di Angela Merkel tre anni dopo e ha ingaggiato con lei un braccio di ferro in occasione della formazione del governo di Grosse Koalition. Il suo rifiuto a far parte dell'esecutivo aveva rischiato di compromettere la nascita del governo. Sconfitto, aveva ripiegato nella sua Baviera, che governa ininterrottamente da molti anni e dove la CSU conquista quasi sempre la maggioranza assoluta. Ma anche lì non è riuscito a sfuggire al suo declino politico. Incapace di gestire le spinte centrifughe del suo partito, ha dovuto cedere dopo gli ultimi attacchi concentratisi anche nei giorni del congresso invernale che tradizionalmente il partito tiene nel periodo natalizio. L'ultima sua dichiarazione pubblica aveva rimesso in discussione il compromesso sulla riforma della sanità che la Grosse Koalition sta faticosamente cercando di raggiungere. Oltre al logoramento per i tanti anni passati al potere, Stoiber paga il fatto di risultare, in questi ultimi tempi, una sorta di mina vagante per la stabilità della politica nazionale. Un po' troppo anche per i bavaresi.
Commenti da Frankfurter (FAZ), Süddeutsche Zeitung, Der Tagesspiegel, Der Spiegel, Die Welt.
Edmund Stoiber non ha dunque retto l'opposizione interna uscita allo scoperto anche con insospettata violenza negli ultimi mesi, in un crescendo di contestazioni e polemiche scivolate anche sul piano personale. Il leader della CSU aveva anche corso per la Cancelleria nell'estate del 2002, uscendo sconfitto sul filo di lana da Gerhard Schröder, autore di una spettacolare rimonta in campagna elettorale.
Da allora la vita politica di Stoiber è stata un po' dominata dal rimpianto per quella occasione perduta. Ha appoggiato più per dovere che per convinzione la candidatura di Angela Merkel tre anni dopo e ha ingaggiato con lei un braccio di ferro in occasione della formazione del governo di Grosse Koalition. Il suo rifiuto a far parte dell'esecutivo aveva rischiato di compromettere la nascita del governo. Sconfitto, aveva ripiegato nella sua Baviera, che governa ininterrottamente da molti anni e dove la CSU conquista quasi sempre la maggioranza assoluta. Ma anche lì non è riuscito a sfuggire al suo declino politico. Incapace di gestire le spinte centrifughe del suo partito, ha dovuto cedere dopo gli ultimi attacchi concentratisi anche nei giorni del congresso invernale che tradizionalmente il partito tiene nel periodo natalizio. L'ultima sua dichiarazione pubblica aveva rimesso in discussione il compromesso sulla riforma della sanità che la Grosse Koalition sta faticosamente cercando di raggiungere. Oltre al logoramento per i tanti anni passati al potere, Stoiber paga il fatto di risultare, in questi ultimi tempi, una sorta di mina vagante per la stabilità della politica nazionale. Un po' troppo anche per i bavaresi.
Commenti da Frankfurter (FAZ), Süddeutsche Zeitung, Der Tagesspiegel, Der Spiegel, Die Welt.
mercoledì, gennaio 17, 2007
L'imprenditore borghese anseatico
"E' riuscita, la città, a spezzare il feudalesimo? Non vi è dubbio che essa abbia contribuito a divulgare concetti etici nuovi, e abbia agito sulla produzione industriale prima dello sbocciare di Augusta e di Norimberga, prima della erste Blüte (gli inizi del capitale industriale), prima cioè del Quattrocento. Allora, che cosa ha veramente contribuito a cambiare nella Germania del Medioevo? E' questo l'interrogativo che Ahasver von Brandt si sarebbe instancabilmente posto fino alla morte (1977) studiando l'Ansa. In questa associazione economica, il ruolo del capitale era rimasto puramente commerciale e sociale, patrizio insomma. Ma lo Stato borghese del tempo di Lutero, che mostrava in egual misura vizi e virtù intrinseci, tenacia e lassismo, avrebbe forse potuto essere così onnipresente in tutte le economie politiche dell'Umanesimo e del Rinascimento, se dalle città anseatiche non fosse sorto un certo tipo d'uomo, l'imprenditore borghese?".
Jean-Pierre Cuvillier, Storia della Germania medievale, 1984
Jean-Pierre Cuvillier, Storia della Germania medievale, 1984
martedì, gennaio 16, 2007
Allez la France, oui je le voeux!
Straordinario inizio di campagna elettorale per Nicolas Sarkozy. Lo slogan di partenza "Oui, je le voeux" è una sferzata di ottimismo che mette in pista tutto l'entusiasmo della droit moderata post-chiracchiana. A noi, che ci pregiamo di aver individuato in Sarkozy l'astro nascente della destra europea, piace anche sfotticchiare un po': oui, je le voeux, un bell'invito matrimoniale. Ora la palla passa alla contendente Ségolène Royal, di ritorno dalla Cina. En attendant Ségò!
Su Monograph, la Berlino di Wim Wenders
Chi ha avuto la ventura di conoscere Berlino ai tempi del Muro che la divideva in due, tra la metà capitalista e quella comunista, tra la metà libera e quella incatenata, non può dimenticare una delle scene più commoventi del Cielo sopra Berlino, il film poetico girato da Wim Wenders nel 1987. Quella in cui uno stralunato Peter Falk si aggira nel deserto della Potsdamerplatz rasa al suolo prima dalla guerra e poi dalla terra di nessuno, la striscia di un paio di chilometri compresa tra le due barriere che, assieme, formavano il complesso frontaliero cittadino chiamato Muro. O, come si usava dall’altra parte, “bastione di difesa antifascista”. Peter Falk, nella parte di se stesso, bofonchia sul filo della memoria... [continua su Monograph],
lunedì, gennaio 15, 2007
domenica, gennaio 14, 2007
Sarkozy vs Royal, la corsa dei cinquantenni
Qui, in diretta, il congresso dell'Ump (Union pour une Mouvement Populaire) che oggi ha designato Nicolas Sarkozy (51 anni) candidato ufficiale per il centrodestra nella corsa all'Eliseo. Si confronterà con Ségolène Royal (53 anni), candidata ufficiale del partito socialista e con una lunga serie di altri pretendenti che daranno filo da torcere e potranno condizionare il risultato finale della competizione. Tra tutti, l'anziano leader dell'estrema destra Jean-Marie Le Pen (78 anni), cui i sondaggi assegnano consensi a due cifre e che già cinque anni fa sconvolse la corsa all'Eliseo. Si voterà il 22 aprile, l'eventuale ballottaggio si terrà il 6 maggio.
Per la Francia è un momento molto importante, giacché l'elezione di aprile metterà fine alla lunga era di Jacque Chirac e, con essa, di fatto alla generazione che (con Chirac appunto e soprattutto con il suo predecessore Mitterrand) ha dominato la politica d'oltralpe per quasi un trentennio. Che vinca Sarkozy o che prevalga la Royal, per la Francia si apre una stagione nuova, nella quale saranno messe alla prova le sensibilità di una generazione più giovane che è riuscita a scalzare i vecchi notabili e a proporsi come protagonista per il presente e il futuro del paese. Dopo la ripresa (almeno economica e di fiducia) della Germania, anche la Francia sembra potersi disancorare da quello stallo istituzionale al quale sembrava rassegnata. Qualunque sarà la direzione che prenderà la politica francese, sarà aria fresca e farà bene all'Europa.
Da lungo tempo qui si considera Nicolas Sarkozy uno dei politici emergenti più brillanti d'Europa, e sicuramente il più brillante nella costellazione del centrodestra continentale. Allo stesso tempo, non condividiamo i giudizi tranchant che sono stati affibbiati nella blogosfera conservatrice alla candidata Ségolène Royal, viziati a nostro parere da un eccesso di partigianeria. Sono due bei candidati che danno lustro a una campagna elettorale che seguiremo con grande interesse e che in qualche modo invidiamo un po', noi italiani, che sperimentiamo una politica bloccata su leader anziani e su successori deboli e privi di carisma e personalità.
Riteniamo tuttavia che tra i due candidati vi sia un abisso. Sarkozy è un politico di razza, un leader di vedute ampie, che ha preparato la corsa all'Eliseo con una strategia politca tanto spregiudicata quanto decisa. E' nato per la politica, è ambizioso, lavora da anni con l'obiettivo di sedere all'Eliseo, ha personalità da vendere, senso politico ed esperienza amministrativa, qualità intellettuali, è dinamico, conosce come pochi la macchina dei media, sfrutta tutti i sistemi di comunicazione, soprattutto quelli più nuovi come internet e i blog. Ha anche superato, seppur con qualche affanno, piccoli scandali familiari. Royal è arrivata alla candidatura quasi per caso, più per esclusione che per proprie capacità, anche se poi ha dimostrato di saper occupare con abilità la scena mediatica. Sconta però una certa avventatezza in politica, specie quella estera: nei recenti viaggi in Siria e Cina ha commesso alcune gaffe rilevanti. Non sono ancora chiari i contorni del suo programma e neppure i punti chiave, il messaggio.
Sarkozy ha due nemici, interni. Il primo è l'altra faccia del suo carattere: dinamico sì ma anche molto impulsivo. Qualche volta eccede, e può spaventare l'elettorato. La concorrenza sulla destra di Le Pen potrebbe innervosirlo, anche se come ministro degli Interni ha dimostrato di saper mescolare durezza e malleabilità. Il secondo è Chirac, che resta un suo nemico e che farà di tutto per fargli perdere la corsa, anche se la nostra impressione è che il presidente in carica abbia le polveri bagnate e dovrà badare a garantirsi qualche salvacondotto per gli scandali che lo attendono una volta lasciata l'augusta poltrona di presidente della République. Inoltre, gli altri colonnelli del partito (con l'eccezione di De Villepin) si sono schierati ufficialmente al fianco di Sarkozy. La Royal può sfruttare il vento femminile che sembra spirare sulla politica in Occidente (la Merkel in Germania, l'ascesa di leader donne negli Usa, Clinton e Pelosi) ma questa ci pare più una rappresentazione dei media che l'elettorato non percepisce. Ma se alla presenza mediatica riuscirà ad affiancare un programma in sintonia con le inquietudini dei francesi, la partita sarà tutta da giocare. Per ora lo slogan sul cambiamento appare debole. Quello lo assicurerà anche Sarkozy, da sempre considerato un'outsider rispetto all'establishment politico.
Per la Francia è un momento molto importante, giacché l'elezione di aprile metterà fine alla lunga era di Jacque Chirac e, con essa, di fatto alla generazione che (con Chirac appunto e soprattutto con il suo predecessore Mitterrand) ha dominato la politica d'oltralpe per quasi un trentennio. Che vinca Sarkozy o che prevalga la Royal, per la Francia si apre una stagione nuova, nella quale saranno messe alla prova le sensibilità di una generazione più giovane che è riuscita a scalzare i vecchi notabili e a proporsi come protagonista per il presente e il futuro del paese. Dopo la ripresa (almeno economica e di fiducia) della Germania, anche la Francia sembra potersi disancorare da quello stallo istituzionale al quale sembrava rassegnata. Qualunque sarà la direzione che prenderà la politica francese, sarà aria fresca e farà bene all'Europa.
Da lungo tempo qui si considera Nicolas Sarkozy uno dei politici emergenti più brillanti d'Europa, e sicuramente il più brillante nella costellazione del centrodestra continentale. Allo stesso tempo, non condividiamo i giudizi tranchant che sono stati affibbiati nella blogosfera conservatrice alla candidata Ségolène Royal, viziati a nostro parere da un eccesso di partigianeria. Sono due bei candidati che danno lustro a una campagna elettorale che seguiremo con grande interesse e che in qualche modo invidiamo un po', noi italiani, che sperimentiamo una politica bloccata su leader anziani e su successori deboli e privi di carisma e personalità.
Riteniamo tuttavia che tra i due candidati vi sia un abisso. Sarkozy è un politico di razza, un leader di vedute ampie, che ha preparato la corsa all'Eliseo con una strategia politca tanto spregiudicata quanto decisa. E' nato per la politica, è ambizioso, lavora da anni con l'obiettivo di sedere all'Eliseo, ha personalità da vendere, senso politico ed esperienza amministrativa, qualità intellettuali, è dinamico, conosce come pochi la macchina dei media, sfrutta tutti i sistemi di comunicazione, soprattutto quelli più nuovi come internet e i blog. Ha anche superato, seppur con qualche affanno, piccoli scandali familiari. Royal è arrivata alla candidatura quasi per caso, più per esclusione che per proprie capacità, anche se poi ha dimostrato di saper occupare con abilità la scena mediatica. Sconta però una certa avventatezza in politica, specie quella estera: nei recenti viaggi in Siria e Cina ha commesso alcune gaffe rilevanti. Non sono ancora chiari i contorni del suo programma e neppure i punti chiave, il messaggio.
Sarkozy ha due nemici, interni. Il primo è l'altra faccia del suo carattere: dinamico sì ma anche molto impulsivo. Qualche volta eccede, e può spaventare l'elettorato. La concorrenza sulla destra di Le Pen potrebbe innervosirlo, anche se come ministro degli Interni ha dimostrato di saper mescolare durezza e malleabilità. Il secondo è Chirac, che resta un suo nemico e che farà di tutto per fargli perdere la corsa, anche se la nostra impressione è che il presidente in carica abbia le polveri bagnate e dovrà badare a garantirsi qualche salvacondotto per gli scandali che lo attendono una volta lasciata l'augusta poltrona di presidente della République. Inoltre, gli altri colonnelli del partito (con l'eccezione di De Villepin) si sono schierati ufficialmente al fianco di Sarkozy. La Royal può sfruttare il vento femminile che sembra spirare sulla politica in Occidente (la Merkel in Germania, l'ascesa di leader donne negli Usa, Clinton e Pelosi) ma questa ci pare più una rappresentazione dei media che l'elettorato non percepisce. Ma se alla presenza mediatica riuscirà ad affiancare un programma in sintonia con le inquietudini dei francesi, la partita sarà tutta da giocare. Per ora lo slogan sul cambiamento appare debole. Quello lo assicurerà anche Sarkozy, da sempre considerato un'outsider rispetto all'establishment politico.
Verso la pensione
Questo post è solo per chi parla o capisce il tedesco. Rimanda a un post di Statler & Waldorf che a sua volta rimanda a un file-audio di You-Tube. E dimostra che, forse, in Baviera (e in Germania) sarebbe ora di mandare in pensione Edmund Stoiber (la cui performance ricorda quella famosa del nostro Trapattoni). Che infatti viene replicata in versione canzonatoria, supercanzonatoria, techno, supersupercanzonatoria): 10 Minuten! Qui un'analisi più giornalistica della Frankfurter Allgemeine (FAZ).
Alberi
Il cosiddetto conclave del governo ha predisposto l'albero del programma. Ma questo è un anno siccitoso. Non piove, né al Nord né al Sud, né ad Est né ad Ovest. Sarà un segnale?
Staffette
Non solo commosso per l'affetto che mi dimostra. Ma anche sicuro di non aver seminato invano. Diciamo che Walking Class chiama Calamity Jane. Anche oltre l'esperienza dei blog, che è stata fantastica ma probabilmente ha già esaurito la sua funzione, almeno per noi che non ci aggrappiamo agli slogan ma amiamo indagare gli uomini e le loro cose per quello che sono, per come si evolvono. Io la vedo come una staffetta: a lei e al gruppo di Ideazione non mancherà neppure per un giorno la mia collaborazione (e infatti mica vado via, semplicemente cambio ruolo). Guardandosi intorno, è difficile trovare un luogo migliore di Ideazione. Dove le vicende si approfondiscono, cercando di intuire il senso delle cose ma senza farsi condizionare dagli schieramenti, dai luoghi comuni, dalla pigrizia di rinchiudersi nelle sabbie mobili della faziosità.
Neve Azzurra
In contrapposizione al cosiddetto conclave di Caserta, il centrodestra riunisce i propri colonnelli a Roccaraso, per un appuntamento chiamato Neve Azzurra. Ma quest'anno non c'è neve, né a Roccaraso, né altrove. Né bianca, né azzurra. Sarà un segnale?
venerdì, gennaio 12, 2007
Albania. La rinascita del paese dimenticato
Se non fossimo nel Ventunesimo secolo, dotati di mappe geografiche dettagliate e sistemi satellitari precisi al millimetro verrebbe da chiedersi che fine ha fatto l’Albania. La questione è meno assurda di quanto possa apparire, perché i nostri dirimpettai dell’Adriatico sono scomparsi da tempo dalle pagine dei giornali e dai tg televisivi. Eppure c’è stato un periodo in cui le vicende di Tirana “andavano di moda”, in cui i barconi stracolmi di disperati aprivano l’edizione della sera dei telegiornali, ispiravano film di successo, occupavano le discussioni delle persone comuni per strada, in casa, al lavoro ...
[di Domenico Naso - continua su Ideazione].
[di Domenico Naso - continua su Ideazione].
Italia-Albania, cresce il commercio trans-adriatico
Aumentano i rapporti d’affari tra le imprese italiane ed albanesi, con un business che, Lombardia a parte, transita ancora in gran parte dalle regioni adriatiche, Puglia in testa. Secondo i dati dell’ufficio studi della Camera di commercio milanese, nei primi nove mesi del 2006 l’interscambio tra Italia e Albania ha superato un controvalore di 781 milioni di euro, in crescita dell’11% rispetto allo stesso periodo del 2005. L’import italiano ammonta a oltre 303 milioni di euro (+16% in un anno) e l’export di 477 milioni di euro (+8%).
La Puglia in queste relazioni commerciali batte di gran lunga tutte le altre regioni italiane, sia nelle importazioni con una quota del 41,3% sul totale italiano (+12,8%), sia nelle esportazioni (36,4% nazionale, +8,5%). Segue la Lombardia, che genera il 14% dell’import e il 12,5% dell’export. Terza l’Emilia Romagna (10,8% import e 11,7% export) e quarta le Marche (6,9% di import e 8,5% di export). Ma qualcosa cambia nei dati tendenziali. E’ infatti la Calabria la Regione italiana che nel 2006 ha registrato il maggiore aumento di commerci con l’Albania (+81%), mentre le aree leader crescono in modo diversificato: dal +44% messo a segno dell’Emilia Romagna al 10% della Puglia e al 9% delle Marche. Ferma in termini tendenziali la Lombardia (+0,6%).
Tra i prodotti più trattati tra le due sponde dell’Adriatico ci sono le calzature, che rappresentano il 36,1% dell’import italiano (in realtà si tratta di modelli prodotti in esclusiva per aziende che hanno scelto di delocalizzare in Albania) e i vestiti e accessori di abbigliamento, che generano il 13,6% dell’export made in Italy verso il paese balcanico.
(fonte: Informest su elaborazione notizia Ansa)
La Puglia in queste relazioni commerciali batte di gran lunga tutte le altre regioni italiane, sia nelle importazioni con una quota del 41,3% sul totale italiano (+12,8%), sia nelle esportazioni (36,4% nazionale, +8,5%). Segue la Lombardia, che genera il 14% dell’import e il 12,5% dell’export. Terza l’Emilia Romagna (10,8% import e 11,7% export) e quarta le Marche (6,9% di import e 8,5% di export). Ma qualcosa cambia nei dati tendenziali. E’ infatti la Calabria la Regione italiana che nel 2006 ha registrato il maggiore aumento di commerci con l’Albania (+81%), mentre le aree leader crescono in modo diversificato: dal +44% messo a segno dell’Emilia Romagna al 10% della Puglia e al 9% delle Marche. Ferma in termini tendenziali la Lombardia (+0,6%).
Tra i prodotti più trattati tra le due sponde dell’Adriatico ci sono le calzature, che rappresentano il 36,1% dell’import italiano (in realtà si tratta di modelli prodotti in esclusiva per aziende che hanno scelto di delocalizzare in Albania) e i vestiti e accessori di abbigliamento, che generano il 13,6% dell’export made in Italy verso il paese balcanico.
(fonte: Informest su elaborazione notizia Ansa)
giovedì, gennaio 11, 2007
Habemus (un'altra) Grosse Koalition
Dopo mesi di trattative estenuanti, anche l'Austria ha la sua Grosse Koalition. Che nasce sotto auspici molto più foschi rispetto alla più rinomata versione tedesca. Contro il nuovo governo rosso-nero guidato dal socialdemocratico Alfred Gusenbauer (detto Gusy), le proteste sono iniziate già nel giorno dell'inaugurazione. Intanto l'ex premier popolare Wolfgang Schüssel ha rinunciato a far parte dell'esecutivo: al di là delle polemiche interne di circostanza, non è un elemento di chiarezza, semmai di debolezza per il governo. L'incertezza post-elettorale, dovuta a un voto ambiguo che ha punito i cristiano-democratici senza davvero premiare l'alternativa socialdemocratica, impone questa scelta di compromesso, risultata nelle trattative assai più difficile rispetto a quella tedesca. Un problema - quello della governabilità - che non riguarda solo Austria e Germania ma molti paesi dell'Europa in questo frangente della vita politica e istituzionale. Notizie fresche (in tedesco) da Kurier, Die Presse, Die Zeit, Frankfurter Allgemeine Zeitung (Faz), Süddeutsche Zeitung.
La Biblioteca di Babele
Completamente rinnovata e aggiornata la sezione della Biblioteca di Babele sul sito di Ideazione. Si tratta delle recensioni librarie pubblicate sul bimestrale, riportate con puntualità sul sito online. Una biblioteca digitale, un ottimo strumento di orientamento tra le centinaia di offerte che mensilmente compaiono sugli scaffali delle librerie. Il link è qui.
mercoledì, gennaio 10, 2007
Un benvenuto a rumeni e bulgari
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