Non credo all'incoronazione di Gianfranco Fini da parte di Silvio Berlusconi. Non credo che Berlusconi incoronerà mai nessuno al suo posto. Provate a leggerla così: Fini comincia a prendere un po' troppa visibilità, specie dalle parti di Forza Italia, dove circoli vari lo invitano sempre di più a conferenze e incontri, lo applaudono e lo considerano il naturale erede. E allora il Cavaliere, che quanto a strategia politica mastica poco ma quanto a tattica pura mette ancora tutti nel sacco, lancia a margine di un convegno l'ipotesi dell'incoronazione. Fini! E' lui il delfino, è lui il successore. Inevitabile parte il fuoco di fila degli alleati più stretti (la Lega) e di quelli più tiepidi (Casini e quel che resta dell'Udc). Mica una cosa concordata, certi meccanismi sono ormai automatici e Berlusconi conosce i suoi polli come pochi. No, noi con quello non ci staremmo mai, tuona la Lega. E chissenefrega, ribatte Casini, noi ormai siamo un'altra cosa. Ed ecco che Fini, senza neanche aver detto una parola, senza neppure aver fatto un proclama, una dichiarazione, un accenno alla sua leadership, si ritrova impallinato nel giro di ventiquattr'ore. Sic transit gloria Fini. Berlusconi ha gioco facile. Vedi, Gianfranco, io ti volevo, ti avevo anche scelto chiaramente, sono gli altri che non ti vogliono, sono gli altri che non ti riconoscono come leader. L'unico che può tenere insieme il centrodestra sono io.
Ben gli sta anche a Fini. Non vuole imparare la lezione numero 1 del manuale della politica. E neppure seguire l'esempio del suo amico Sarkozy. Le leadership (quelle vere) non si acquistano per diritto di successione ma conquistandole, e in genere dando battaglia a chi le detiene. Sarkozy ha dovuto politicamente lottare contro Chirac. Fini, invece, ricevette da Almirante la guida del Msi: l'anziano segretario spese tutto il suo carisma nel Congresso di Sorrento del 1987 per indirizzare la scelta verso il giovane delfino. Con Berlusconi non sarà così, perché su questo centrodestra pesa la forza economica e carismatica del Cavaliere il quale, non essendo un politico di professione e ritenendo ancora di essere il miglior leader possibile per la sua parte politica, non cederà lo scettro.
Questa è l'analisi. In più voglio solo aggiungere che trovo poco interessante seguire una politica che si riduce al giochetto spicciolo di un leader che, come si usa fare in azienda, mette i suoi manager un contro l'altro, facendo in modo che si annullino a vicenda, per mantenere il potere. Non si costruisce nulla in questo modo e la conseguenza è quella di replicare slogan e uomini che servono a consolidare le posizioni acquisite, proprio quando ci vorrebbe un gran colpo d'ala per disincagliare la politica italiana. Divide et impera. A destra è la tela di Berlusconi. Chi è interessato al gioco, si accomodi.