domenica, ottobre 30, 2005

We don't understand

E' vero che Silvio Berlusconi ha tentato (poco o punto ascoltato) fino all'ultimo di evitare che gli Stati Uniti muovessero guerra a Saddam. E' vero che avrebbe preferito che la guerra fosse evitata. Come tutti i leader europei (Blair escluso), il premier italiano non aveva alcuna voglia di andar contro l'opinione pubblica del proprio paese, contraria al conflitto in percentuali bulgare. Ma quando le scelte sono compiute, e le si appoggia perché si crede che il processo di democratizzazione del Medio Oriente sia un progetto giusto e che la guerra non si poteva evitare (perché Saddam non aveva alcuna intenzione di togliere le tende con le buone), allora è il caso di tenere la barra dritta. Certo anche di riconoscere gli errori che nel perseguire quella strategia si sono compiuti, ma di navigare con determinazione pur nelle difficoltà della traduzione concreta di quelle scelte. Non si capisce, dunque, l'opportunità di rimarcare piccole differenze passate proprio alla vigilia di un viaggio diplomatico a Washington. Non si comprende l'opportunità di fornire al pavido fronte avversario interno l'occasione di legittimare la propria vacua politica pacifista. Non si comprende l'idea di recarsi dall'altra parte dell'Atlantico con il brogliaccio dei sondaggi nostrani. Lo smarcamento da una linea politica intrapresa non porta più voti, specie se questa è una delle poche scelte chiare che il governo di centrodestra ha compiuto. Non abbiamo compreso. Non comprendiamo. Non comprenderemo.