venerdì, ottobre 21, 2005
Tanto rumore per il nulla
Come volevasi dimostrare, solo un paese ridotto a immolarsi sulle barricate per i nuovi profeti poteva attendere con ansia e suspance la nuova trasmissione di Adriano Celentano, talentuoso chansonnier degli anni Settanta, la cui colonna sonora mi accompagnò in un memorabile viaggio in Romania tre anni fa (ogni bar, ogni ristorante, ogni ufficio pubblico, da Oradea a Tulcea: per ventiquattromila baci...). Un po' di demagogia spicciola, ambientalismo da villone in Brianza, qualche meschina paraculata in onore dei prossimi, futuri occupatori della Rai, magari da sbertucciare il prossimo anno (quando noi di destra diventeremo celentaniani e invocheremo la libertà d'espressione). Moscio e retorico pure Santoro: comincio a pensare che il fatto che un altro possa più utilmente occupare il suo seggio a Strasburgo sia un bene per l'Italia. Data la povertà dello spettacolo celentaniano, mi sorprende il giubilo e il sostegno che oggi ritrovo sulla stampa di sinistra, da l'Unità a la Repubblica. C'è da diffidare di una cultura di sinistra capace di entusiasmarsi per tanto nulla.