La determinazione è la sua migliore qualità. E ad essa la cancelliera Angela Merkel si è affidata nei mesi difficili dello scorso autunno. Poi sono arrivati i dati dell'economia in sensibile ripresa, l'occupazione in stabile aumento, la fiducia degli imprenditori che risale. E pazienza se i dati economici sono frutto della congiuntura internazionale, delle riforme del governo precedente e soprattutto della robusta e intelligente (e anche dolorosa) ristrutturazione industriale operata dalle imprese al di là delle politiche governative. Alla Merkel tocca adesso gestire questa fase di ottimismo, dopo anni di crisi vera e presunta. Il governo non fa faville ma va, e tanto basta, almeno per il momento. Le riforme strutturali avanzano a fatica ma l'elettorato, che pure le giudica inevitabili, non le vorrebbe davvero: paradossalmente, più tardi arrivano meglio è e la lunga trattativa fra i due grandi partiti dilata i tempi senza grande danno sul piano elettorale.
Il barometro politico della ZDF (Polit Barometer) aggiorna costantemente sulle intenzioni di voto degli elettori. E se si votasse la prossima domenica, la CDU si ritroverebbe un buon 37 per cento dei suffragi contro il 30 dei socialdemocratici. Insomma l'azione del governo premia il partito della cancelliera e boccia quella della SPD. Per la cronaca, i liberali e i verdi sono al 10 per cento, la sinistra neocomunista all'8. Il passo da fondista adottato dalla Merkel, se non incanta, almeno rassicura. E il dato personale è ancora più positivo: per la prima volta dopo molto tempo, Angela Merkel torna in testa fra i politici più amati del paese, superando il ministro degli Esteri socialdemocratico Steinmeier. Conta in questo sorpasso anche la buona figura che la cancelliera sta facendo sul piano internazionale come presidente di turno dell'Unione Europea: anche qui, niente di straordinario, ma una paziente tessitura di iniziative e di rapporti intrecciati con garbo e con pazienza.