Wolf Biermann diventerà il centoquindicesimo cittadino onorario di Berlino. Della nuova Berlino riunificata. La decisione è stata annunciata oggi dal Senato della capitale, guidato da una giunta di sinistra formata da socialisti (SPD) e neocomunisti (PDS). Questi ultimi, tuttavia, si sono astenuti al momento del voto dopo aver minacciato nei giorni scorsi la rottura dell'alleanza. La decisione ha invece ottenuto il voto favorevole dei conservatori (CDU), dei liberali (FDP) e dei Verdi. Wolf Biermann, poeta e cantautore tedesco assai noto in patria, simile per stile e genere al nostro Giorgio Gaber, nacque ad Amburgo nel 1936. Figlio di un operaio comunista trucidato ad Auschwitz dai nazisti nel 1943, decise dopo la guerra di emigrare nella DDR, giudicando insufficiente la discontinuità della società tedesco-occidentale rispetto al passato nazista. Entrato a far parte del Berliner Ensemble fondato da Bertolt Brecht, iniziò a scrivere poesie e canzoni. Il suo stile sarcastico e diretto, che evidenziava le discrepanze tra la propaganda comunista e la realtà della vita quotidiana nella DDR, lo rese inviso al regime che ne decretò l'ostracismo. Le sue canzoni di protesta, che criticavano il regime in nome di un comunismo dal volto umano, circolarono nella Germania occidentale e da lì rimbalzarono nei circoli del dissenso tedesco-orientale, alimentandone le speranze di rivoluzione.
Nel 1976, durante una tournée in Germania Ovest, la DDR gli tolse la cittadinanza impedendogli il rientro a Berlino Est: Biermann fu costretto a risiedere nella BDR. Personaggio istrionico e contraddittorio, inviso a destra e a sinistra per la sua irrequietezza, è stato in qualche modo un simbolo della problematicità della Germania divisa tra Est ed Ovest e delle pulsioni che l'hanno agitata. Anche ultimamente, Biermann non ha voluto rinunciare al suo cliché: nel 2002 si è dichiarato pubblicamente favorevole all'intervento anglo-americano in Iraq contro l'opinione generale dell'intellighentia tedesca, motivando la sua scelta con l'opposizione strenua al regime di Saddam Hussein, salvo poi modificare e criticare la sua stessa posizione in seguito agli sviluppi della guerra.
Dal Giornale l'articolo del corrispondente Salvo Mazzolini di qualche giorno fa, quando la decisione della cittadinanza onoraria non era stata ancora ufficializzata.