"Ucraina significa paese di frontiera, e ai vecchi tempi era chiamata Piccola Russia. In realtà non è piccola, ma assai grande, il sesto paese d'Europa per popolazione. Ufficialmente il suo nome è Ukrainska Radianska Sozialisticna Respublika, e copre una superficie di 555.900 chilometri quadrati, all'incirca eguale a quella della Francia, con 40 milioni di abitanti. Il Dnieper, il terzo fiume d'Europa in ordine di grandezza, dopo il Volga e il Danubio, si curva attraverso Odessa in un arco irregolare, e il totale dei fiumi della regione è di quasi 100.000 chilometri.
L'Ucraina contiene un quinto dell'area coltivata totale dell'intera Unione Sovietica; ha 15.200 fattorie collettive e 1397 stazioni di macchine e trattori agricoli. Uno su cinque uomini, nell'esercito sovietico, è ucraino. L'Ucraina ha la propria bandiera, rossa e azzurra, ed è membro delle Nazioni Unite.
Quindici anni fa, se si domandava che cosa significasse l'Ucraina per l'Unione Sovietica, la risposta sarebbe stata che era la base essenziale per i combustibili, la metallurgia e la cerealicoltura del paese. Ma ora il Kasakistan la supera come granaio nazionale e la sua immensa costellazione di industrie è quasi pareggiata dai nuovi impianti negli Urali e nella Siberia centrale.
Tuttavia, la sua importanza per l'economia sovietica è ancora grandissima; essa dà all'Urss il 75 per cento dello zucchero, il 60 per cento del minerale di ferro, il 48 per cento della ghisa, il 30 per cento dell'acciaio e il 32 per cento del carbone. La produzione industriale raggiungerà nel 1960 un livello 27 volte superiore a quello del 1913 se i calcoli del sesto piano quinquennale saranno adempiuti".
John Gunther, Russia oggi, 1958