giovedì, luglio 26, 2007
Buone vacanze
mercoledì, luglio 25, 2007
Italia bocciata in turismo
martedì, luglio 24, 2007
L'Europa riaccende i motori
“Abbiamo ottenuto un mandato chiaro per la Conferenza intergovernativa – ha proseguito la Merkel in conferenza stampa – c’è una grande opportunità per avere un nuovo Trattato in vigore nel 2009. C’è stato bisogno di molta volontà e abbiamo fatto ricorso a molti compromessi, ma alla fine ciò che conta è che siamo riusciti ad uscire dall'impasse e a rilanciare il Trattato su basi nuove . E lo abbiamo fatto portando tutti e 27 gli Stati membri sulla stessa strada: tutti hanno dovuto accettare qualcosa o rinunciare a qualcosa”. Stanchezza e soddisfazione si mescolano nel volto e nella voce della Cancelliera, che poche ore prima aveva dovuto quasi rassegnarsi alla prima sconfitta della sua brillante carriera internazionale. La Polonia era rimasta fuori e si prospettava il rinvio alla Conferenza intergovernativa senza l’appoggio di Varsavia, che per bocca del suo gemello premier (Jaroslaw, rimasto in patria ma in perenne contatto telefonico col fratello presidente Lech a Bruxelles) minacciava in una tv locale l’esercizio del veto. Poi una nuova apertura, la ripresa del dialogo, nuovi scontri e alla fine l’accordo. La presidenza tedesca si chiude comunque con un successo, il processo europeo è ripartito, la palla passa adesso in mano ai portoghesi che hanno nel presidente della Commissione Josè Manuel Barroso uno sponsor potente.
Giacché l’accordo è scaturito nella notte tra venerdì e sabato e i quotidiani possono solo oggi darne conto, riepiloghiamo brevemente i punti essenziali. L’ultimo e più duro scontro è stato con la Polonia sul meccanismo di voto nelle decisioni prese dal Consiglio europeo. Varsavia non accettava la soluzione della doppia maggioranza: 55 per cento degli Stati membri e del 65 per cento delle popolazioni. Questo sistema di calcolo favorisce i paesi più grandi. Ma alla fine i Kaczynski hanno strappato una tale quantità di concessioni da rendere forse digeribile al proprio elettorato il sistema proposto dalla Merkel. Esso entrerà in sperimentazione nel 2014 e in vigore nel 2017 (con otto anni di ritardo rispetto alla previsione del 2009) e la Polonia potrà comunque avvalersi del cosiddetto “compromesso di Ioannina” (dalla città greca dove venne approvato), che consente a un piccolo gruppo di Stati di chiedere di riesaminare e rivotare una decisione approvata con la doppia maggioranza. Una sorta di veto presidenziale italiano, con il rinvio della legge alle Camere.
Altri compromessi erano stati trovati nel corso dei “tempi regolamentari” del vertice con Gran Bretagna e Francia, su aspetti considerati sensibili per i rispettivi interessi nazionali da Blair e Sarkozy. La Gran Bretagna temeva le nuove regole sul mercato del lavoro e i contorni troppo imopegnativi del ruolo del nuovo ministro degli Esteri europeo. Ed è stata accontentata su entrambi i punti: la Carta dei diritti fondamentali contenuta nel Trattato non interferirà con il funzionamento del sistema legale britannico, che differisce da quello degli altri Stati membru Ue; il futuro rappresentante della politica estera europea non si fregerà del nome di ministro ma di “Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza”. Chissà se il declassamento nominalistico ne ridurrà anche le competenze che dovrebbero sommare quelle attuali di Javer Solana e del commissario per le Relazioni Esterne. La Francia ha invece ottenuto una minore rigidità sulla libera concorrenza, uno dei dogmi dell’Ue: non sarà più “uno degli obiettivi dell’Unione” ma “il principale strumento per raggiungere gli obiettivi della crescita”. Via libera, dunque, anche ad altri strumenti. La grandeur è salva e con essa anche le preoccupazioni antiglobal che avevano spinto gran parte dei francesi a bocciare due anni fa la Costituzione. Ma Sarkozy è stato ricompensato anche per il prezioso contributo che ha dato alla trattativa con la Polonia. E per la svolta che ha imposto al suo paese, strappandolo da una protesta improduttiva e accompagnandolo verso un europeismo realista e costruttivo.
(pubblicato sul Secolo d'Italia il 24 giugno 2007)
lunedì, luglio 23, 2007
Alexanderplatz. Pagine berlinesi e buone vacanze
I Kaczynski, gemelli guastafeste
Quando siedono uno accanto all’altro è difficile distinguerli, tanto sono simili fisicamente. E i due ci giocano su questa somiglianza, recitando il ruolo del buono e del cattivo, una sorta di dottor Jekyll e Mr. Hide impersonati da due controfigure che si scambiano di persona a seconda dell’interlocutore e dell’occasione. Jaroslaw passa per essere il cattivo, Lech assume vesti più diplomatiche. Magari non è vero ma gli altri ci cascano. E così, quando prima del vertice di Bruxelles nel quale la Polonia si è presentata con lo slogan “radice quadrata o morte” per difendere a oltranza il proprio potere di veto nelle decisioni europee Jaroslaw ha comunicato alla stampa che a rappresentare il paese sarebbe andato il fratello Lech, tutti hanno tirato un sospiro di sollievo, interpretando il gesto come uno spiraglio di apertura. Subito richiuso dal presidente che ha rilanciato la sfida toccando il tasto delicato della memoria: “In realtà dovremmo contare anche il numero dei polacchi uccisi in guerra dai tedeschi, perché senza quelle stragi oggi saremmo 66 milioni”.
Era forse inevitabile che i paesi fuoriusciti dal lungo inverno comunista portassero, come ibernate nel loro bagaglio, le memorie lacerate del passato, memorie che a occidente s’è avuto modo e tempo di stemperare nel confronto democratico e nella riflessione storica. Meno opportuno è che tali lacerazioni vengano rivangate e utilizzate per difendere pur legittimi interessi nazionali come il peso specifico del voto polacco nelle decisioni europee. Ma così sono fatti i gemelli Kaczynski. E sarebbe imprudente sottovalutare il fatto che su questo aspetto i due fratelli si sono conquistati il supporto bipartisan dell’intero parlamento polacco: dato il livello di conflitto interno, non è un risultato da poco. In più la Polonia non è sola.
Pur evitando toni propagandistici, Repubblica Ceca, Ungheria, Romania e le tre Repubbliche baltiche condividono con Varsavia gli stessi timori sul ruolo che il nuovo mini-trattato riserva loro all’interno dell’Unione. E sul credito che Bruxelles vuol dare alla Russia di Putin. Mosca resta il pericolo principale, il nemico di sempre, che si chiami Unione Sovietica o Russia, che si vesta di imperialismo bolscevico o di autoritarismo oligopolista. Un timore che ha spinto Praga e Varsavia a concedere agli Usa gli spazi per i radar e i missili dello scudo spaziale e che rischia di riportare sul tavolo dell’Unione le divisioni tra Vecchia e Nuova Europa.
Ma se il pericolo russo viene condiviso da quasi tutto il vecchio blocco dell’est, il pericolo tedesco rischia di diventare una specialità solo polacca. Le dichiarazioni di Lech Kaczynski sulla conta dei soldati morti hanno accresciuto la tensione. Tra la copertina del marzo scorso del settimanale polacco “Czas!” che ritraeva Angela Merkel con baffi hitleriani a quella dello “Spiegel” di questa settimana, con i gemelli in sella alla cancelliera e il titolo “I non amati vicini”, passa il rapido deterioramento di un rapporto assai sensibile per gli equilibri dell’Europa. C’è da augurarsi che questa volta possa essere il gemello cattivo a premere sul freno.
(pubblicato su L'Indipendente del 22 giugno 2007)
domenica, luglio 22, 2007
Berlino e la Bild
(post lungo)
Inizio a riportare sul blog gli articoli pubblicati in queste ultime settimane su alcuni quotidiani italiani. Si tratta di corrispondenze da Berlino, che riguardano generalmente la Germania e l'Europa, con particolare riferimento a quella centro-orientale e all'area centro-asiatica. Sarà una sequenza cronologica, dunque alcuni articoli si riferiranno a vicende passate. Un modo per sopperire a quello che in Germania chiamano "Sommerloch". Buone vacanze a tutti (e buona lettura).
Sarà come dice il suo direttore Kai Diekmann, che le motivazioni sono squisitamente politiche e patriottiche. Ma la notizia del trasferimento da Amburgo a Berlino della redazione centrale della Bild, il quotidiano popolare tedesco da 4 milioni di copie vendute al giorno (e dieci milioni di lettori), pare avere più a che fare con il mercato e l’ambiente. Il mercato è quello delle notizie scandalistiche, che siano di cronaca o di politica, di costume o di spettacolo. L’ambiente è quello effervescente che Berlino offre a una redazione assetata di sensazionalismo. Amburgo resterà sempre l’Heimat, la madrepatria, con una robusta redazione che si crogiolerà nel ricordo di quando, nel 1952, Axel Springer fondò il giornale. Ma la vita è altrove, così come le notizie. “Berlino è la capitale – insiste Diekmann – è diventata il centro politico, culturale e dello stile di vita del paese”.
Fondata nel 1952 ad Amburgo, la Bild s’impose subito per il taglio aggressivo, strafottente e populista. Il modello di Alex Springer era il britannico Mirror. In Germania li chiamano “Boulevard-magazine”, giornali di strada. Piglio scandalistico nell’affrontare i temi di cronaca, approccio irriverente quando si trattava di scuotere un mondo politico allora assai paludato. Da sempre è la coscienza politicamente scorretta di un paese politicamente correttissimo.
Anche perché Bild e politica sono sempre andate di pari passo. La storia del giornale è legata a doppio filo con quella del suo fondatore. Axel Springer è stato un conservatore tutto d’un pezzo, vicino al partito cristiano-democratico e amico personale di Helmut Kohl. Tenne la schiena diritta negli anni della contestazione studentesca, quando i manifestanti circondavano la sede della sua casa editrice. E ancor oggi è alla Bild che i politici conservatori consegnano più volentieri dichiarazioni e pensieri che poi il tabloid rumina e maciulla alla sua maniera, rendendoli più commestibili al lettore (ed elettore) della Germania profonda.
Tuttavia, nel 1998 la sua costola domenicale, la Bild am Sonntag, sostenne Gerhard Schröder nella corsa vittoriosa alla Cancelleria. La scelta non è servita ad evitare i dispetti. Il municipio di Kreuzberg ha deciso di intitolare il tratto della Kochstrasse, dove ha sede la Springer Verlag, a Rudi Dutschke, il leader del Sessantotto tedesco ferito nel 1968 e poi morto nel 1979 che ne propugnava l’espropriazione. Un quotidiano di sinistra ha titolato: “Rudy il Rosso continua a combattere contro Springer”. E una settimana fa, militanti dell’estrema sinistra hanno incendiato la Mercedes del direttore Diekmann per protesta contro l’organizzazione del G8 ad Heiligendamm, sul Baltico.
Quella tra la Bild e l’establishment culturale è una lunga storia di contrasti. Il Nobel Heinrich Böll la fece protagonista negativo del romanzo “L’onore perduto di Katharina Blum”; il giornalista d’inchiesta Günter Wallraff (quello del libro “Faccia da turco”) si introdusse per quattro mesi nella redazione di Hannover, denunciando scarsa deontologia professionale e violazione della privacy. Era il 1977. Da allora i toni si sono ammorbiditi, la sinistra tedesca è cambiata ma non ha mai amato questo tabloid corrosivo. Semmai, continua a temerlo fingendo di snobbarlo.
Internet è la nuova frontiera. Il sito web, realizzato in joint venture con il colosso Deutsche Telekom, rispecchia anche nella grafica lo stile del cartaceo. E’ il sito più cliccato della Germania. E ha dato origine a un contro-sito altrettanto seguito, un blog che si prende la briga di fargli quotidianamente le pulci: la versione moderna delle inchieste di Günter Wallraff.
Due anni fa Kai Diekmann ha rinsaldato la fama del giornale imbroccando un titolo che ha fatto storia. Era il 19 aprile 2005 e un tedesco saliva al soglio pontificio dopo quasi cinquecento anni: il titolo, secco e a caratteri ovviamente cubitali, sparava “Wir sind Papst”, Noi siamo Papa. Il copyright non era della Bild. Apparteneva a quei manifestanti che, nell’autunno 1989, giravano sull’Alexanderplatz con un cartello divenuto il simbolo della caduta del Muro: “Wir sind ein Volk”, Siamo un solo popolo. Merito della Bild è stato di riprenderlo e adattarlo alla buona novella: l’elezione del Papa tedesco. E così, sedici anni dopo, quelle tre parole hanno di nuovo rappresentato una svolta, segnando lo spartiacque tra la Germania lamentosa e depressa d’inizio secolo e quella vibrante e ottimista di oggi. Che la Bild continuerà a testimoniare da Berlino.
(pubblicato su Il Foglio, 16 giugno 2007)Un viaggio in Corsica
Not in my name
Tedeschi e greci, una faccia una razza
Turchia alle urne, un voto europeo
Dalla stampa europea segnalo articolo e speciale della BBC, sul cui sito potrete seguire lo spoglio dei voti se vi risulta difficile il turco di Hürriyet e due contributi di analisi dall'Economist: il primo si concentra sul riflesso in politica estera, il secondo su quello interno. Appendice sempre dall'Economist: il diario di viaggio di un suo inviato, in giro per la Turchia nella prima settimana di giugno. La presenza della più numerosa comunità turca in Europa rende sempre rilevante l'opinione della stampa tedesca: abbiamo scelto la Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ). Impostazioni differenti in Francia. Il sarkozyano Le Figaro sceglie un taglio volutamente polemico, facendo da ripetitore alle note posizioni del presidente sulla Turchia. Più articolato il quadro fornito da Le Monde e dal Courrier International, che offre ai lettori anche una veloce rassegna dei giudizi espressi dalla stampa europea nei giorni scorsi (qui la versione in francese, ma potete anche scegliere l'inglese o il tedesco).
Mentre la stampa italiana è come al solito avara di informazioni su qualsiasi evento accada oltreconfine, qualcosa di interessante e approfondito si può trovare su siti specialistici. Come l'ampio dossier elettorale su Osservatorio sui Balcani, che descrive anche i partiti in campo e, cosa ancor più meritoria, presenta un'intervista a uno dei miei registi preferiti, il turco-tedesco Fatih Akin (Solino, Im Juli, La sposa turca, Dall'altro lato). Interessante, tuttavia, il diario elettorale da Istanbul in diretta su Panorama.
Tom Cruise e i chierichetti copioni
venerdì, luglio 20, 2007
Alexanderplatz. Viaggiatori italiani in Germania/5
Le puntate precedenti di "Viaggiatori italiani in Germania":
1. I barbari di Tacito
2. L'incubo doganale
3. La Berlino futurista
4. Macerie naziste
giovedì, luglio 19, 2007
Alexanderplatz. Viaggiatori italiani in Germania/4
Le puntate precedenti di "Viaggiatori italiani in Germania":
1. I barbari di Tacito
2. L'incubo doganale
3. La Berlino futurista
La locomotiva tedesca parte da Stoccarda
Lapo Berlin
Ali Talia
Inquietudini ungheresi
mercoledì, luglio 18, 2007
Detto, fatto
Alexanderplatz. Viaggiatori italiani in Germania/3
Le puntate precedenti di "Viaggiatori italiani in Germania":
1. I barbari di Tacito
2. L'incubo doganale
Era meglio la Prima Repubblica
Aliserbia
Ucraina velenosa
Bundeslazio
I buffoni di Tripoli
martedì, luglio 17, 2007
Alexanderplatz. Viaggiatori italiani in Germania/2
lunedì, luglio 16, 2007
+36,4° ma non è record
Alexanderplatz. Viaggiatori italiani in Germania/1
Qui la prima puntata:
“Ich finde in diesem Volk die lebhafteste und geistreichste Industrie, nicht um reich zu werden, sondern um sorgenfrei zu leben“. E ancora: “Anche a me qui sembra di essere un altro. Dunque le cose sono due: o ero pazzo prima di giungere qui, oppure lo sono adesso”. Queste due frasi appartengono alla penna di Wolfgang Goethe, che riportava con trasporto le sue impressioni del viaggio napoletano [... continua su Ideazione/Alexanderplatz].
sabato, luglio 14, 2007
A Gera, a Gera
Südwind
venerdì, luglio 13, 2007
Una donna per i conservatori della Csu?
Alexanderplatz. Ratisbona specchio del passato
A Mosca, a Mosca
Reazionari
giovedì, luglio 12, 2007
Cécilia for president
Integrationsgipfel. Proposte e polemiche
Il tempo da Knut ha le ore contate
Alexanderplatz. Sotto il vestito, Berlino
mercoledì, luglio 11, 2007
La moda sbarca sulla Sprea
Gli affitti di Berlino
Perdete ogni speranza, o voi ch'entrate
Alexanderplatz. Fiori d'arancio e capelli grigi
Il miglio verde (verde Libia)
Veltroniana/2
Veltroniana/1
martedì, luglio 10, 2007
Alexanderplatz. Knut è pronto per diventare orso
Berlino-Buenos Aires
lunedì, luglio 09, 2007
Alle origini della geopolitica
Wintergarten
Campagna acquisti
Alexanderplatz. Come guidare in Germania
domenica, luglio 08, 2007
I Balcani prima dei Balcani
Da Wiesbaden a Budapest (via Sandrino)
venerdì, luglio 06, 2007
Alexanderplatz. La storia bella dell'immigrazione
Mediterraneo
giovedì, luglio 05, 2007
La casa degli orrori
Il bello, il brutto e il cattivo
Medici senza frontiere
Fischia il treno
Alexanderplatz. Le meraviglie del profondo Nord
Non ci si fila neppure la Apple
mercoledì, luglio 04, 2007
L'anniversario. L'onore delle armi
Europa e globalizzazione
Dolce stil novo
Alexanderplatz. Italia-Germania un anno dopo
Sta morendo, anzi no: il giornalismo spazzatura
It's the democracy, stupid!
martedì, luglio 03, 2007
La risposta di Forza Italia a Veltroni
Marinai svizzeri
Così vicini, così lontani
Europa, promossi e bocciati
Meno uno. Wir haben keinen Angst/2
Il titolare di questo blog si dissocia da qualche frase esagerata (dovuta, credo e spero, all'euforia del momento) e da qualche nostalgismo di troppo degli intervistati. Tuttavia, Nello è un grande.