mercoledì, giugno 16, 2010

Sambonet, l'italiano che salvò Rosenthal

Lo scorso anno furono gli italiani a scrivere uno dei pochi capitoli a lieto fine della crisi economica tedesca. Correva l’agosto del 2009, un anno orribile per l’imprenditoria made in Germany segnato dall’improvviso baratro finanziario apertosi di fronte a marchi di grande tradizione che avevano scritto la storia industriale del paese più ricco d’Europa. Grandi catene commerciali come Karlstadt, Hertie e Quelle, inglobate nel gruppo Arcandor titolare anche del prestigioso Kaufhaus des Westen di Berlino, icone del modellismo mondiale come Märklin, sui cui trenini erano cresciute generazioni di bambini tedeschi, case automobilistiche come la Opel legate all’immaginario collettivo della Germania del boom economico. Imprese strette tra le insidiose secche del credito finanziario e il grande freddo dei consumatori. Quello che non riuscì nel settore dell’auto alla Fiat di Marchionne con la Opel, arrivò nel settore del design con una piccola ma solida azienda vercellese, leader nella produzione di articoli per la tavola e la cucina: la Sambonet.

A ritrovarsi con l’acqua alla gola fu il prestigioso marchio bavarese delle porcellane Rosenthal, centotrent’anni di tradizione nel design della tavola nata dalla fantasia imprenditoriale di Philipp Rosenthal, che nel 1879 fondò in una cittadina dell’alta Franconia una società di decorazione delle porcellane. Dalla decorazione alla produzione il passo fu piuttosto breve e all’inizio del Novecento il marchio tedesco aveva ormai conquistato notorietà globale in quel mondo spensierato e borghese che passò alla storia con l’appellativo di Belle époque. Al vecchio Philipp, viaggiatore curioso delle novità del tempo, venne anche in mente di creare in azienda un laboratorio di design, un’atelier dedicato alla progettazione e alla realizzazione di prodotti di porcellana ad alto contenuto artistico. Una svolta che impose il marchio sui mercati internazionali, una crescita continua fino all’avvento del nazismo, che costrinse l’imprenditore di origini ebraiche alla fuga. Dopo la guerra toccherà al figlio guidare le sorti del gruppo. La ricetta è la stessa, innovazione e creatività, premiata anche dalla ripresa economica della Germania e dell’Europa occidentale, dal boom che riporta il gusto del lusso e del bello nelle case della nuova borghesia europea. Mille artisti e designer si sono cimentati nei laboratori Rosenthal, i nomi più noti sono quelli di Salvator Dalì e Andy Wahrol, Walter Gropius e Aldo Rossi, Jasper Morrison e Luigi Colani, Paul Wunderlich e Patricia Urquiola. Con gli anni Ottanta arriva la rivoluzione tecnologica nei sistemi di produzione, la modernizzazione delle strutture e la razionalizzazione dei cicli produttivi. La fine della guerra fredda apre nuovi mercati, nell’Europa orientale, poi anche nella lontana Asia ma crea anche nuovi impegni. E la crisi finanziaria che dal 2008 aggredisce l’economia globalizzata mette in ginocchio anche un marchio come Rosenthal: l’azienda rischia l’insolvenza, gli oltre mille lavoratori il posto di lavoro, una tradizione centenaria l’oblio.

È in questo momento che avviene il miracolo. Dalla pianura vercellese si fa avanti una piccola azienda italiana che ha a sua volta alle spalle una particolare storia di successo, la Sambonet Paderno, leader nelle posaterie in acciaio con le quali ha conquistato le tavole degli alberghi più prestigiosi sparsi per il mondo. Pochi avrebbero scommesso sulla bontà di questa curiosa operazione di salvataggio, con la Sambonet Paderno nella parte di Davide che restituisce scopo e prestigio al Golia Rosenthal. Eppure è andata così. E questa settimana, quando la storia della Sambonet sbarca nei locali del punto vendita più famoso di Rosenthal sulla Kurfürstendamm di Berlino, la strada che fu la vetrina dell’occidente negli anni della città divisa, con una mostra che racconta uno spicchio dell’epopea imprenditoriale italiana, in molti offrono solo sorrisi. I lavoratori innanzitutto, tutti salvati dallo spettro della disoccupazione, millecento nelle sedi tedesche e cento dispersi nelle reti commerciali all’estero, ma anche i manager che, grazie al lavoro di ristrutturazione guidato da Vercelli, possono oggi contare su un’azienda che ha avviato un faticoso processo di risanamento integrandosi in una struttura più competitiva.

Per questa operazione la Sambonet Paderno ha anche ricevuto il premio Mercurio, assegnato dall’omonima organizzazione italo-tedesca come riconoscimento per gli «eccellenti risultati riscontrati nell'acquisizione della Rosenthal AG». Un traguardo che difficilmente si sarebbe prefisso il mastro orefice Giuseppe Sambonet, che nel lontano 1865, pochi anni dopo l’unità d’Italia, ottiene il diploma all’istituto delle belle arti e fonda una ditta a proprio nome depositando nella zecca di Torino il punzone con le iniziali “GS” destinate a diventare il marchio delle nobili tavole italiane. A cavallo del nuovo secolo è ormai il fornitore ufficiale dell’aristocrazia nazionale, nel 1932 fonda il primo impianto per la produzione industriale e sei anni dopo anticipa tutti avviando – primo in Europa – la produzione di posateria in acciaio inossidabile e la tecnica di argentatura dell’acciaio. Dopo la guerra introduce i nuovi coltelli in acciaio inox e nove anni più tardi ottiene la commessa del primo albergo americano internazionale, l’hotel Cairo: è lo sbarco nel mondo dell’hotellerie internazionale. Il sodalizio con Paderno, azienda specializzata nella fabbricazione di pentolame professionale e articoli da cucina, è del 1997. Li unisce la stessa idea che porterà questa azienda rinforzata a tentare con successo l’acquisizione di Rosenthal: sfruttare la complementarità della produzione per offrire ai clienti un servizio completo. I loro prodotti sono esclusiva delle più grandi catene alberghiere di lusso, Hilton, Crowne Plaza, Hyatt, Four Season, Fairmont, Mövenpick, forte la vocazione internazionale, il 60 per cento del fatturato è determinato da vendite all’estero. Il cuore resta in Italia, a Orfengo, una manciata di chilometri da Vercelli, dove dal 2001 la Sambonet Paderno ha costruito uno stabilimento modello che concentra il lavoro dell’intero gruppo. Nomi e luoghi adesso noti anche a Berlino.