Non c'è ancora un vincitore ma c'è certamente una sconfitta: Angela Merkel. La prima votazione per il nuovo presidente della Repubblica ha lasciato il candidato di governo 23 voti lontano dalla maggioranza assoluta necessaria e 44 voti indietro rispetto al potenziale di partenza. Se la scelta di Wulff doveva dimostrare la solidità della maggioranza nonostante le difficoltà di governo, i 44 voti mancanti sono il segnale che la crisi, il dissenso e i malumori interni sono più ampi di quanto si pensasse. Sul piano strettamente elettorale, ci sono margini di recupero, sia nella seconda votazione che nella terza. Il dissenso si è espresso - dirà probabilmente la Merkel ai suoi - ora deve rientrare, perché le conseguenze sulla sopravvivenza dell'esecutivo possono essere esiziali. Ma il danno politico non può essere cancellato e con esso la cancelliera dovrà comunque fare i conti.
Ottimo il risultato di Joachim Gauck: 499 voti, di fatto 39 in più rispetto alle stime di partenza, contando il forfait di due elettori socialdemocratici (segnalatoci da Germany News). La strada è ancora lunga ma lo sfidante ha già la soddisfazione di essere considerato il miglior candidato per quel ruolo al di là dei confini partitici. Chi sta perdendo un'occasione forse storica è la Linke. La sua candidata ha ottenuto due voti in più del pacchetto a disposizione. Potrebbe far convergere da subito i suoi voti su Gauck e determinare la sorprendente elezione dello sfidante alla seconda chiamata. Votando l'uomo che svolse un ruolo importante nei movimenti popolari che buttarono giù il regime comunista, la Linke potrebbe in un solo colpo mettere in difficoltà il governo e compiere un salto simbolico verso la piena agibilità politica, avviando quel processo critico nei confronti della storia della Ddr, finora affrontato con molte ambiguità. Se questo avverrà in un'eventuale terza votazione, avrà un valore strumentale, non strategico. (Aggiornamento: la Linke conferma il voto per la sua candidata anche nella seconda votazione).