Varsavia, manifesto pubblicitario, fotowalkingclass
In un bel film dello scorso anno, diretto dalla regista polacca Kasia Adamik, Jacek, ex promessa della nazionale di calcio, una carriera stroncata da un incidente di gioco e un presente perduto nei sotterranei della stazione centrale di Varsavia, viene convinto a mettere su una squadra con i barboni che compongono la sua compagnia di disperati per partecipare ai campionati mondiali dei senza tetto. Jacek non chiede più nulla alla vita, solo che finalmente lo lasci in pace. Ma i suoi compagni vedono in questa opportunità l’occasione del riscatto. E Jacek si lascia convincere. Mette in riga la sua improbabile truppa: allenamenti faticosi su campi sterrati di periferia e all’inizio le cose non vanno proprio per il verso giusto. In una prima amichevole il tabellone degli avversari segna tredici gol. Ma lentamente matura il miracolo. Le vecchie abitudini vanno via, il fumo e l’alcool vengono messi da parte, la forma ritorna e con essa la speranza di potercela fare. Il film ha un lieto fine, i senza tetto diventano una squadra vera e viaggiano in Svizzera per difendere nel campionato mondiale i colori bianco-rossi della Polonia. Arrivano in finale. Il film si chiude qui, il risultato non viene comunicato, tanto loro hanno già vinto, i sotterranei di Varsavia sono un ricordo, al rientro saranno festeggiati come degli eroi.
Il film s’intitola The Offsiders e per il momento gira per i festival cinematografici dell’Europa centro-orientale. Ma potrebbe essere la metafora della Polonia intera. Stremata durante la guerra mondiale dall’occupazione nazista, beffata dalla liberazione sovietica, costretta a rinchiudersi nel blocco del comunismo orientale per quarant’anni, è tornata all’Europa con Giovanni Paolo secondo, con Solidarnosc, con la tavola rotonda che avviò il processo di de-comunistizzazione, infine con la caduta del muro di Berlino. Poi ha assaporato tutte le durezze della transizione, fino al successo dell’integrazione nella Nato e nella Ue. Oggi ha ritrovato il suo posto nel cuore del continente, come la scalcinata squadra di senza tetto di Jacek, e promette di svolgere un ruolo da protagonista nei nuovi equilibri che si vanno formando in Europa. I presupposti ci sono tutti: la storia, la demografia, l’economia.
Con questa Polonia l’Italia ha finalmente deciso di aprire una nuova stagione di rapporti politici. Oggi a Varsavia sbarca il governo italiano quasi al completo. Guidata da Silvio Berlusconi, una pattuglia di ministri dei dicasteri più rilevanti: Frattini, Maroni, Tremonti, Sacconi, Matteoli, Ronchi fra gli altri. Saranno ricevuti dal premier polacco Donald Tusk, a sua volta a capo di un’analoga delegazione. L’appuntamento è per il primo vertice inter-governativo italo polacco. Previsti incontri bilaterali fra i titolari dei dicasteri, più una seduta plenaria coordinata dai due primi ministri e una conferenza stampa congiunta finale, nella quale verrà tracciato il bilancio di questo primo vertice.
La decisione di elevare il livello dei contatti politici fra i due paesi cade in un momento simbolico per la Polonia: a vent’anni dalla fine del regime comunista, che aprì le porte alla democrazia e all’economia di mercato, a cinque dall’ingresso di Varsavia nell’Unione Europea, atto che ne ha certificato il ruolo guida nell’ambito dei paesi est-europei. Anche se sarebbe ormai il caso di codificare una volta per tutte il concetto di Europa centrale: la Polonia è geograficamente e storicamente al centro del continente riunificato e il suo ruolo è destinato ancor più a crescere. L’Italia giunge semmai con qualche colpevole ritardo a questo appuntamento. Varsavia ha già dato continuità a rapporti politici bilaterali con Gran Bretagna, Germania, Francia e Spagna. Il vertice intergovernativo con l’Italia è dunque il quinto in ordine di tempo. Ma le potenzialità per recuperare il terreno perduto ci sono tutte: fra i due paesi esistono tanti punti di convergenza, sia sul piano della politica internazionale che su quello della politica europea, che ormai può essere a tutti gli effetti considerata una sorta di politica interna, dato lo stretto rapporto che intercorre fra gli Stati membri dell’Unione.
Il ministro Frattini ha già da tempo suggerito di inserire stabilmente la Polonia fra i paesi che contano nell’Unione, quelli che nei momenti di maggiore difficoltà partecipano all’informale direttorio dei cosiddetti grandi: si tratta di cinque paesi – Italia, Germania, Gran Bretagna, Francia e Spagna – ai quali, secondo il ministro degli Esteri italiano, sarebbe opportuno affiancare la Polonia. La proposta non è passata inosservata a Varsavia. Il maggiore quotidiano del paese, la Gazeta Wyborcza, riporta con una certa evidenza l’arrivo della delegazione italiana e l’avvio del vertice intergovernativo fra i due paesi e mette in relazione l’attivismo del nuovo governo di Donald Tusk sul versante internazionale proprio con la ricerca di un ruolo determinante nei nuovi equilibri continentali. Sembrano lontani i tempi dei gemelli Kaczynski, anche se uno dei due è ancora alla presidenza della Repubblica, delle ruvidezze diplomatiche e della provocazione a tutti i costi. Tusk si muove con molta accortezza e ricuce i rapporti con le cancellerie europee attraverso un paziente lavoro di relazioni. Obiettivo: sondare l’ipotesi per l’ingresso di un polacco nella futura Commissione europea e preparare con cura il semestre di presidenza che spetterà alla Polonia nel 2011 e guadagnarsi in quell’occasione, sul campo, i gradi di “grande”.
Poi c’è l’economia. La crisi investe la Polonia nella stessa misura degli altri paesi occidentali: nessun rischio di bancarotta e neppure troppa intenzione di chiedere a Bruxelles o al Fondo monetario aiuti particolari. La pubblicistica locale si è anzi ribellata alle generalizzazioni dei media, che hanno inserito nello stesso calderone drammatico situazioni assai diverse: la Polonia non ci sta, e più che la crisi interna soffre quelle inglesi e irlandesi, che stanno costringendo al rimpatrio tanti lavoratori emigrati nei paesi anglosassoni. E ci sono da curare i rapporti reciproci: la questione energetica innanzitutto, con la decisione dei due paesi di costruire centrali nucleari; le opportunità per le aziende italiane in Polonia, che non sono state finora sfruttate in pieno; la presenza in italia di una laboriosa e apprezzata comunità polacca di quasi novanta mila unità, la quinta in Europa dopo Gran Bretagna, Germania, Irlanda e Olanda.
Tusk e Berlusconi concluderanno la giornata con un pranzo d’onore ufficiale, in attesa di rivedersi, domani, per il congresso dei popolari europei che si apre proprio a Varsavia. Per il premier polacco sarà l’occasione di incontrare anche altri leader continentali, da Fillon alla Merkel a Junker e Reinfeldt e mostrare loro il volto di un paese che in vent’anni ha compiuto passi decisivi.