La protesta dei giovani moldavi che ha invaso le strade di Chisnau passerà con tutta probabilità alla storia come la rivoluzione di Twitter. Non più colori, come l’arancio in Ucraina, non più fiori, come le rose in Georgia o i tulipani in Kyrghizistan. Questo è il tempo di Internet, e in particolare dei social network, le piattaforme telematiche utilizzate soprattutto dai giovani per allacciare rapporti e scambiare informazioni. E la frattura generazionale fra vecchio regime e nuove realtà sociali è la prima cosa che salta all’occhio nelle proteste di Chisnau, dove sono soprattutto i giovani a monopolizzare la protesta e a chiedere la ripetizione delle elezioni, dalle cui urne è uscita la riconferma al potere del Partito comunista con la maggioranza necessaria a rieleggere da solo il presidente della Repubblica.
L’opposizione non accetta il verdetto, anche se gli osservatori internazionali non hanno riscontrato brogli, né nella fase del voto, né in quella dello spoglio. Il fatto tuttavia che solo all’ultimo i comunisti abbiano superato la soglia del 60 per cento, ottenendo così il seggio utile per evitare le trattative con gli altri partiti nella nomina del nuovo presidente, alimenta i sospetti degli avversari.
A scendere in piazza, lunedì, martedì e poi ancora ieri, non sono state però le formazioni d’opposizione. La protesta è partita da due associazioni non governative politicamente non schierate, Hyde Park e Think Moldova, che hanno come obiettivo la promozione della libertà d’informazione e la partecipazione dei cittadini al dibattito pubblico. Entrambe si rivolgono particolarmente alle nuove generazioni utilizzando piattaforme telematiche per raccogliere opinioni e pubblicizzare i loro seminari e appuntamenti. E giovani sono i manifestanti che hanno occupato le strade della capitale di questo povero paese dell’Europa orientale, incassato fra Romania e Ucraina, privo di sbocchi al mare, lacerato da un lungo contenzioso con i territori separatisti russofili della Transnistria e da molti anni governato dal Partito comunista. Le manifestazioni hanno avuto un iniziale carattere pacifico, in migliaia si sono mossi verso la piazza centrale con il proposito di depositare candele accese nella piazza centrale della città, Piata Marii Adunari Nationale. Solo martedì, dopo l’annuncio della raggiunta maggioranza dei seggi da parte dei comunisti, la protesta è diventata violenta: oltre 10mila giovani sono di nuovo scesi in piazza, assaltando il parlamento e dando fuoco al palazzo presidenziale e ingaggiando una vera e propria guerriglia urbana con le forze di sicurezza schierate per le strade. Un morto (secondo la polizia per asfissia), lancio di lacrimogeni e getti d’acqua con gli idranti, decine di feriti, poi gli scontri ancora nella notte con la riconquista dei palazzi istituzionali da parte degli agenti e il bilancio di 193 arrestati, tra cui molti minorenni.
E nel frattempo il web che impazziva, soprattutto i social network. La discussione più popolare di Twitter prende il nome dall’acronimo della piazza dove si sono svolti gli scontri, #pman, appunto Piata Marii Adunari Nationale. Ogni minuto decine di brevi messaggi raccontano in diretta dalle strade di Chisnau i movimenti dei giovani, le reazioni della polizia, i commenti delle migliaia di moldavi all’estero che chiedono notizie, offrono aiuti, consigliano strategie. Un fenomeno sorprendente, soprattutto perché avviene in un paese molto povero che dovrebbe essere svantaggiato dal digital divide: pochi accessi internet, scarsa capacità di mobilitazione attraverso i nuovi strumenti informatici.
I dirigenti moldavi accusano la Romania di essere l’oscuro padrino della rivolta. Per tutto il giorno, sul canale streaming della tv rumena Stirile Pro, è stato possibile seguire le immagini in diretta dalla piazza centrale, portando sui monitor di tutto il mondo le sequenze della protesta. Lo stesso avveniva sul canale di Twitter e, con minore frequenza, sull’altro social network Facebook. Il governo di Chisnau ha provato ieri a restringere gli accessi internet in tutto il paese, ma il canale #pman di Twitter ha continuato a informare sugli eventi a ritmo se possibile ancor più sostenuto.
Sul piano diplomatico si gioca una delicata partita fra Moldova, Unione Europea e Russia, con Bruxelles che prova a tracciare una soluzione politica per la controversia. E’ l’attore che gode di maggiore credibilità nei confronti delle parti in causa: oltre metà del commercio estero moldavo si svolge con l’Ue, in Europa vive un gran numero di lavoratori moldavi, oltre il 70 per cento dei cittadini è favorevole all’integrazione europea e già da tempo tra Chisnau e Bruxelles sono in atto trattative a vario livello, sia per la soluzione della questione della Transnistria che per lo status delle relazioni con l’Ue. Ma sul piano dell’analisi sociale, ci si comincia a interrogare sul ruolo che il network sta assumendo nella diffusione della protesta giovanile: lo stesso fenomeno, ancor più accentuato dalla diffusione e dal libero accesso ai sistemi informatici, è stato osservato nel corso dei disordini che per settimane hanno coinvolto i giovani greci. Ora l’interesse si sposta verso quei paesi in cui gli strumenti dell’informazione sono saldamente in mano agli apparati governativi.