venerdì, aprile 24, 2009

Il KaDeWe rischia di finire sul mercato

Berlino, il KaDeWe, fotowalkingclass
Ha resistito a tutto il Novecento berlinese, alle atrocità dell’era nazista, alle bombe della seconda guerra mondiale, allo strozzamento del muro comunista che per quarant’anni ha fatto della capitale tedesca un’isola difficile da raggiungere. I berlinesi sono convinti che sopravviverà anche alla crisi economica d’inizio secolo e che, per altri cento anni, continuerà ad essere il tempio dello shopping dell’Europa centrale. Parliamo del Kaufhaus des Westen, più noto con l’acronimo KaDeWe, il secondo magazzino più grande d’Europa dopo gli Harrods di Londra, che ora rischia di essere messo sul mercato per le difficoltà del gruppo Arcandor che ne è proprietario.
Non è il KaDeWe che va male, ma altre catene del gruppo specializzato nel turismo e nel commercio. In particolare la catena dei grandi magazzini Karstadt, un altro pezzo di storia tedesca. Negli ultimi anni si è provato di tutto, dismettendo negozi, vendendo immobili, tentando un’improbabile sbarco in borsa. Poi è arrivata la madre di tutte le crisi e i bilanci sono diventati insostenibili. Il nuovo amministratore, Karl-Gerhard Eick, ha ora pronto un nuovo piano che prevede ristrutturazioni, licenziamenti, aiuti statali, fino alla vendita dei gioielli del gruppo, tre grandi magazzini di lusso a Monaco, Amburgo e Berlino. L’ultimo dei tre è, appunto, il KaDeWe.
Specchio della trasgressione o vetrina dell’occidente, a seconda del decennio prescelto, il tempio del lusso berlinese ha segnato non solo la storia commerciale della città, ma anche il costume e la cultura di un’intera area geografica, proiettando le luci delle sue vetrine illuminate lungo tutta l’Europa centrale fino a Mosca. Berlino senza il KaDeWe è come Londra senza gli Harrods, Parigi senza Lafayette, New York senza Mecy’s o Bloomingdale’s e Milano senza la sua Rinascente su Piazza Duomo.