sabato, aprile 18, 2009

La vera storia di come cadde il muro di Berlino

Berlino 9 novembre 1989, conferenza stampa di Schabowski, fonte: Bundesarkiv.

Berlino. Vent’anni dopo un nuovo tassello, forse quello definitivo, si aggiunge alla storia che portò alla caduta del muro di Berlino e svela una volta per tutte il mistero che portò alla fine di un’epoca, quella del comunismo nell’Europa dell’Est. Fu una soffiata dall’interno del partito comunista a suggerire al corrispondente italiano dell’Ansa, Riccardo Ehrmann, la domanda giusta sull’esistenza di un progetto di legge per l’espatrio dei cittadini della Germania Est a Günter Schabowski, il membro del Politburo che tenne, la sera del 9 novembre 1989, la leggendaria conferenza stampa dalla quale uscì la notizia dell’apertura di fatto del muro.

Fu un alto funzionario della Sed, il partito comunista lacerato e diviso dopo la cacciata di Erich Honecker e pressato da manifestazioni di piazza sempre più imponenti, a chiamare il corrispondente italiano e a offrirgli la domanda decisiva su un progetto che da settimane rimbalzava tra Politburo e governo, bloccato da veti e controveti. A rivelarlo, nell’anno del ventesimo anniversario, è lo stesso Riccardo Ehrmann, oggi settantanovenne in pensione che vive a Madrid, in una intervista alla televisione regionale Mdr, e confermato ieri al quotidiano berlinese Tagesspiegel. “La gola profonda era un alto funzionario del partito e allora membro del comitato centrale, con il quale avevo fatto amicizia nei lunghi anni di corrispondenza dalla Germania orientale”.

Günter Schabowski, che con Ehrmann divide da anni il ruolo di uomo che aprì il muro di Berlino, è oggi anche lui un ottantenne in pensione. Giornalista di talento, ex direttore del quotidiano del regime Neues Deutschland, ha da tempo tagliato i ponti con il suo mondo di allora: ha scritto libri che testimoniano la personale lunga marcia dal comunismo alla democrazia, vive in un quartiere occidentale della città e oggi considera la Ddr un esperimento fallito. Lo abbiamo incontrato qualche settimana fa, in occasione di una conferenza con la stampa estera, nella quale ha presentato la sua ultima fatica editoriale. Un anziano signore con i capelli bianchi, che si muove incerto appoggiandosi ad un bastone, affaticato nella voce e nel volto, corroso da un diabete che lo costringe a centellinare le apparizioni, anche in quest’anno di anniversario, quando tutti lo vogliono e tutti lo cercano.

Inevitabile, in quell’occasione, ripercorrere i momenti che hanno segnato la cesura storica della fine del secolo scorso. Dopo tanti anni viene ancor più alla luce il forte scontro all’interno del partito per il varo della legge sulla libertà di espatrio, mentre i cittadini della Germania Est si dividevano tra quanti si riversavano sempre più minacciosi nelle strade e nelle piazze, e quanti quella legge l’avevano già fatta propria, scappando attraverso le maglie sempre più allentate della cortina di ferro: dall’Ungheria, dalla Cecoslovacchia, dalla Polonia. Ogni giorno 400 tedeschi dell’est abbandonavano la loro patria, sotto gli occhi delle telecamere di tutto il mondo.

Schabowski rifiuta l’etichetta di uomo che aprì il muro e pone l’accento sulla pressione popolare: “Fu la protesta dei cittadini a spingerci ad aprire le frontiere e quella legge che stavamo preparando fu il vero motivo della rottura con Honecker, della sua cacciata, dei contrasti con il parlamento e con gli altri organi del partito”. Ma, evidentemente, quel partito e quelle istituzioni si stavano corrodendo dall’interno. E oggi la rivelazione di Ehrmann risolve il mistero della domanda decisiva alla conferenza stampa ma aggiunge quello sull’uomo che gli offrì la soffiata. Le tracce porterebbero a Günter Pötschke, nel 1989 responsabile dell’agenzia di stampa della Germania Est Adn. La telefonata sarebbe giunta a Ehrmann proprio dal suo ufficio, chiamato il sommergibile per l’assenza di finestre. Il giornalista italiano non conferma, mantiene il riserbo e allontana anche l’ipotesi di un putsch maturato all’interno del partito. In qualche modo i suoi ricordi combaciano con quelli di Schabowski: c’era in quei giorni tanta gente nella Sed che premeva per una rapida introduzione della libertà di viaggiare. Schabowski stesso era uno di quelli, forse l’uomo più deciso fra i tre triunviri che decapitarono Honecker e guidarono il regime fino alla catastrofe (gli altri due erano Egon Krenz e Siegfried Lorenz): “Noi ritenevamo in quel modo di andare incontro alle aspettative del popolo e di dimostrare che un nuovo corso poteva iniziare sotto l’egida del socialismo. Volevamo seguire le riforme di Gorbaciov e salvare la Ddr”. Loro e poi Gorbaciov vennero invece travolti da quel popolo e dalle macerie del muro.

Günter Pötschke non più confermare. E’ morto tre anni fa, all’età di 77 anni. Restano le immagini in bianco e nero di quella conferenza. Ehrmann che arriva in ritardo (e oggi sappiamo perché), non trova posto nelle sedie tutte occupate e si appoggia sui gradini a due passi dal tavolo della presidenza. Da lì sotto segue Schabowski, che si avvia a concludere meccanicamente una conferenza stampa ordinaria e noiosa, mentre fuori il mondo sta per cambiare. Della legge sulla libertà di viaggio nessuno ha chiesto niente. Tre giorni prima, invece, in gran segreto, a quella proposta di legge erano state apportate le modifiche decisive. Dovevano essere rese pubbliche qualche giorno dopo, per avere il tempo di organizzare i dettagli pratici.

Invece Ehrmann anticipò i tempi perché era stato informato e incalzò con le domande Schabowski. Non crede che la legge di qualche giorno fa sul diritto di viaggio sia stata un errore? “No, non credo e comunque il governo ha deciso di concederlo”. In che modo? “Può essere inoltrata la richiesta di viaggi privati all’estero anche senza particolari motivazioni o rapporti di parentela. L’espatrio permanente può svolgersi nei punti di transito della frontiera fra Repubblica democratica e Repubblica federale”. Vale anche per Berlino Ovest? “Beh, sì, sì”. E da quando? “Beh, per quel che ne so entra in vigore, beh, da subito”. “Ab sofort”. Il muro è caduto così. Ma oggi sappiamo che non cadde per caso.

Altri articoli sulla caduta del muro e sulla conferenza stampa di Schabowski:
Il muro di Berlino (novembre 2004)