La stretta repressiva.
Ai 193 arresti compiuti martedì dalla polizia, se ne sarebbero aggiunti altri ieri e oggi. Secondo il sito Unimedia (che ha dovuto trasferire domini e trasmissione all'estero), due Bmw bianche di grossa cilindrata, una con targa moldava, l'altra con targa tedesca, si sarebbero fermate di fronte alla facoltà di agraria dell'Università: uomini non identificati, probabilmente appartenenti ai servizi di sicurezza, avrebbero prelevato due giovani con l'accusa di aver partecipato alle manifestazioni dei giorni precedenti. Le auto sarebbero ripartite a tutta velocità, verso destinazione ignota. Lo stesso sito riferisce dell'arresto a Odessa, in Ucraina, di Gabriel Stati, imprenditore moldavo, accusato di essere il fomentatore della rivolta.
Capo delegazione Ocse fa retromarcia: risultati molto strani.
Sul piano politico, si registra la decisa presa di distanza della parlamentare europea Emma Nicholson, baronessa inglese in prima linea negli anni passati sullo scandalo degli orfanotrofi rumeni, capo della delegazione dell'Osce, l'organizzazione che ha monitorato le elezioni di domenica scorsa. In una dichiarazione alla BBC, la parlamentare ha affermato: "Quando abbiamo interrotto i conteggi all'una del mattino, i comunisti sembravano avviati alla conquista del 235 per cento, mentre l'opposizione unita pareva indirizzata verso il40-45 per cento. Alle otto del mattino il quadro era molto diverso. I comunisti avevano raggiunto il 50 per cento, l'opposizione unita era di poco sotto. Ma di poco. Però non abbiamo prove di questo". Dichiarazioni gravi. Non solo perché incrinano l'unanime approvazione del voto venuta dall'Osce, ma anche perché gettano una luce sinistra sul tipo di controllo effettuato dagli osservatori internazionali. La Nicholson ammette: "Avremmo dovuto essere molto più attenti, a cominciare da me che ero capo delegazione. Il problema è che il rapporto stilato è troppo caloroso e amichevole verso questo voto. E nell'Osce ci sono anche i russi, che hanno una visione della legittimità democratica diversa dalla mia".
La testimonianza dell'osservatore italiano.
In un'intervista pubblicata oggi dal Secolo d'Italia, il rappresentante italiano Riccardo Migliori, sull'ipotesi dei brogli afferma: "Il nostro monitoraggio è durato quattro giorni e vi hanno partecipato decine e decine di parlamentari europei (per l'Italia eravamo in quattro). Io posso personalmente garantire che la situazione è molto diversificata: un conto sono state le operazioni di voto che si sono svolte secondo standard che definirei accettabili, un conto sono i contesti normativi della pubblica amministrazione che indubbiamente hanno influito su tutti i procedimenti elettorali". Cioè pressioni sul voto dei dipendenti statali, stampa di opposizione praticamente clandestina, alcuni impedimenti di polizia che hanno penalizzato il voto dei giovani per i partiti di opposizione, la legge elettorale con uno sbarramento troppo alto, la frammentazione delle stesse forze di opposizione. Migliori chiude con una frase sibillina: La nostra sensazione è che le elezioni siano state sì libere ma dall'esito non giusto". Da un osservatore ci si aspetterebbero più certezze.
Ma cosa ha controllato l'Ocse?
Il punto sollevato dalla Nicholson è infatti un altro: le manipolazioni sarebbero avvenute al momento dello spoglio, e in particolare la notte, tra l'una e le otto del mattino. E' vero? Nessuno può dirlo, perché a detta della stessa parlamentare inglese "non abbiamo le prove". Allora la domanda è più specifica: gli osservatori dell'Osce hanno anche monitorato le fasi di scrutinio? Se no, con quali criteri hanno concesso il bollino di democratiche a queste elezioni?
Domani nuove manifestazioni, il ruolo della Romania.
Intanto per domani sono previste nuove manifestazioni. La situazione in Moldova resta tesa, mentre ancora oggi non sono chiare le posizioni e le iniziative prese sul piano diplomatico dall'Unione Europea, forse l'unico attore in grado di trovare una soluzione politica. La Romania, accusata da Chisnau di essere dietro le manifestazioni, attende il rientro del proprio ambasciatore, espulso ieri. Ma la popolazione si sta mobilitando a favore dei vicini in rivolta. Oggi manifestazione di solidarietà a Timisoara, la città da cui partì l'ambigua rivoluzione rumena del 1989. Intanto il sito russo RIA Novosti prende le parti del governo moldavo e cita un parlamentare locale, Grigory Petrenko, il quale dichiara che le autorità sono in possesso di un video che testimonia l'infiltrazione di provocatori rumeni tra i manifestanti dell'altroieri. Il video non è rintracciabile in rete, la notizia di Novosti è qui. Al contrario è presente in rete un video distribuito da Unimedia che testimonierebbe la presenza di infiltrati dei servizi, i quali sarebbero stati responsabili delle violenze di fronte ai palazzi istituzionali (ve lo offriamo in questo post). E' evidente la difficoltà nel districarsi tra le varie informazioni di parte, che soffrono della reciproca propaganda. La cosa migliore è riportare tutto quello che è possibile, lasciando il giudizio ai lettori.
Le autorità tagliano l'elettricità.
Un ruolo di primo piano continuano a svolgerlo i siti online, unico spazio di libertà in un paese in cui i mezzi di comunicazione sono in mano al governo. Prosegue fitta l'attività del canale Twitter #pman, con interventi in lingua rumena e inglese di utenti da Chisinau, dalla Romania e da tutta l'Europa. E il sito Unimedia ha trasferito la sua attività all'estero, ora trasmette con il dominio info. Da quest'ultimo apprendiamo che per la giornata di domani, in concomitanza delle nuove manifestazioni indette, le autorità avrebbero previsto interruzioni di elettricità in molte strade della capitale e in alcune cittadine del paese, oltre che l'aumento dei biglietti dei mezzi pubblici. Ma le rivoluzioni, si sa, in genere non pagano i biglietti dell'autobus.