mercoledì, luglio 26, 2006

Si parte, arrivederci a settembre

E' arrivata l'ora di riempire la sacca e mettersi in viaggio. Tra il Salento e il Reno, dal Mediterraneo al Mare del Nord. Anche quest'anno l'Europa sotto i piedi. La direzione e i tempi, come sempre, li deciderà il vento. Arrivederci a settembre.

Rincorse

Galliani ha detto ai suoi tifosi di stare tranquilli, che entro dicembre il Milan avrà recuperato gli otto punti di svantaggio rispetto all'Inter. Il problema è che poi dovrà rimboccarsi di nuovo le maniche per andare a riprendere le altre che nel frattempo saranno andate più avanti, come la Roma, il Palermo, la Sampdoria e, ne siamo certi, finanche il Chievo. Quanto a noi, il fantastico derby col Frosinone può attendere. Purtroppo, ci toccherà ancora sopportare la Roma e il suo golden boy. Siccome non siamo juventini, lo possiamo dire: ora la sentenza sembra solo punitiva verso i bianconeri e non so cosa ci guadagni il calcio italiano a estromettere dalla prima serie la squadra più blasonata della nostra storia calcistica. Ridicolo poi il fatto di togliergli l'ultimo scudetto. L'unica consolazione sarà quella di vedere Moratti gioire per un trofeo vinto a tavolino e che fino a qualche tempo fa diceva di non volere, di volerlo vincere sul campo. In un momento di lucidità, deve aver messo bene a fuoco la difficoltà dell'impresa. Ad ogni modo lo chiamerà scudetto pulito: materiale per continuare a prenderlo in giro per i prossimi anni, oltre al rinnovo del contratto a Recoba, notizia accolta con entusiasmo dai tifosi. Hasta la vista, Subpresidente!

In lettura: Ryszard Kapuscinski

In viaggio con Erodoto. Terzo libro Feltrinelli nell'ultimo mese, ma questo lo avevamo sugli scaffali in attesa da più di qualche mese. Una volta terminato, ci tufferemo nell'ultima raccolta di reportages di Roberto Giardina, L'Europa e le vie del Mediterraneo (recensione su questo blog al rientro dai viaggi estivi). Ma per ora centelliniamo questa raccolta di memorie del giornalista polacco, viaggiatore e reporter instancabile, che adoriamo a prescindere da come la pensa su molte questioni più ideologiche (da queste parti capita spesso). Kapuscinski appartiene alla grande tradizione dei viaggiatori est-europei e in questo libro ripercorre, attraverso la guida di un narratore antico come Erodoto, gli episodi principali della sua "educazione sentimentale". Confortanti gli imbarazzi iniziali nei caotici paesi asiatici: dimostrazione che a volte basta coraggio e sfrontatezza per cavarsela anche senza conoscere neppure un vocabolo della lingua. Poi, a forza di insistere, la lingua s'impara. Faremo tesoro della lezione.

martedì, luglio 25, 2006

C'era una volta il Reno

Siccità record in Germania, come nel 2003, anno cui viene infatti paragonata questa estate secca e bollente. Dal Reno all'Oder, i fiumi si prosciugano nel loro letto, scoprendo sassi e sabbia e allarmando le autorità per gli approvvigionamenti idrici. E anche i laghi ritirano le proprie acque. Foto, notizie e approfondimenti in tedesco, sulla Frankfurter.

Gazprom alla conquista di Londra (via Amsterdam)

Movimenti nel capitale azionario della North European Gas Pipeline, società mista russo-tedesca con maggioranza Gazprom che sta realizzando (già con ritardo nei tempi di costruzione) la pipeline sotto il Baltico che porterà il prezioso gas russo in Germania. Ricorderete la vicenda soprattutto per l'assunzione dell'ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder nei livelli dirigenziali della società e per le polemiche dei paesi confinanti Polonia e Ucraina, oggi attraversati dagli unici gasdotti verso l'Europa occidentale e che perderanno il loro peso specifico geopolitico sul passaggio del gas, una volta realizzata la pipeline del Baltico.

Nella partita entrano anche gli olandesi con la società Gasunie. I movimenti, però, non finiscono qui. Gazprom deve mantenere la maggioranza del pacchetto societario e dunque è toccato alle due compagnie tedesche già presenti, E.ON Ruhrgas e Wintershall, ridurre le loro quote del capitale dal 24,5 al 20 per cento. L'ingresso di Gasunie giunge dopo mesi di pressante corteggiamento da parte dei russi. Gli olandesi, infatti, stanno costruendo un'altra pipeline per trasportare il gas dai Paesi Bassi alla Gran Bretagna. Gli osservatori considerano questa alleanza con gli olandesi il cavallo di Troia per entrare nel mercato britannico. Anche perché, se seguite il tracciato tratteggiato che compare nella testata del sito della North European Gas Pipeline è chiaro il collegamento diretto tra la pipeline del Baltico e quella anglo-olandese. Da San Pietroburgo a Londra, via Amburgo e Amsterdam: così cambia la geopolitica nei mari del Nord. Approfondimenti sull'International Herald Tribune.

Orientalia

Obiettivi palesi e segreti del vertice di Roma sulla crisi nel Levante nell'analisi "realista" di Franco Venturini sul Corriere della Sera. Bibliografia ragionata di Christian Rocca sul dibattito riaccesosi in Inghilterra e Stati Uniti sull'efficacia della politica dell'esportazione della democrazia: ovviamente, sul Foglio e su Camillo. Ottimo ieri Daniele Bellasio a Controcorrente (Sky Tg24) nel dibattito sulla guerra in Libano.

Identitaria / 2

Leggo la risposta di Marcello Pera al documento di Gianfranco Fini sulla nuova linea politica di An. Un intervento nel complesso intelligente e sensato, un'analisi sul futuro della destra e della coalizione di centrodestra, non priva di risentimento per l'afasia politica del partito cui Pera fa riferimento (Forza Italia) e del suo leader (Berlusconi), anche se Pera queste cose le dice fra le righe e non esplicitamente. Ma si sa, le regole della politica sono queste e qualche volta le critiche è meglio nasconderle sotto i ghirigori. Tutto bene, dunque, se non fosse per due frasi, non nuove nel pensiero dell'ultimo Pera. Non nuove, e per questo un po' scontate, nel senso che mostrano forse coerenza ma certamente una fossilizzazione su posizioni marcate e dunque incapaci di costituire il baricentro di un raggruppamento più ampio. Mentre ora che si avvia un rimescolamento generale nel centrodestra, servirebbe un respiro più aggregante. Ecco le frasi:

"...in un’Europa in cui il relativismo etico sta sciaguratamente trasformando il fenomeno crescente della multiculturalità nell’ideologia perversa del multiculturalismo senza identità (cioè “meticcio”, per usare la formula gradita ai benpensanti). E perciò hanno bisogno, questi produttori e al tempo stesso portatori di valori, di politiche della famiglia, della vita, della dignità della persona, tutte cose che l’Europa dei matrimoni omosessuali, dell’eutanasia, dell’eugenetica, delle sperimentazioni sugli embrioni, sta disgraziatamente perdendo".

"La seconda, che Fini però non dice, è che lo stesso Partito popolare europeo è oggi in buona parte da rifare, affetto com’è, in alcune sue componenti soprattutto tedesche, da residui assistenzialisti poco attraenti per i produttori di reddito, e, in genere, incline a cedevolezze multiculturaliste, relativiste e laiciste, e perciò poco appetibile ai produttori di valori".

Certo, estrapolare è sempre un'operazione un po' azzardata. Ma siamo sicuri, senatore Pera, che quei residui assistenzialisti che intavvede nelle componenti "soprattutto tedesche" (e che mescola con il solito cocktail di multiculturalismo-relativismo-laicismo) non siano, molto più banalmente, la capacità di sintetizzare quel tanto di tradizione necessaria (in una società contemporanea ed evoluta) con quel tanto di modernità inevitabile? Cioè, non crede che altrove, nella stessa Europa, quella che lei spaccia per decadenza - trattando libertà (anche sessuali) per mine vaganti o enfatizzando eccezioni rispetto alle regole - sia soltanto un altro modo (e forse più riuscito) di vivere senza complessi e senza paure la modernità? Glielo domando perché frequentandola, quell'altra Europa, io la trovo più avanzata, più efficente, più seria, e anche più sensibile (più compassionevole?) della nostra, cioè di quel nostro piccolo ombelico provinciale attorno al quale stiamo avvitando i nostri slogan e le nostre paure e anche le nostre vittorie (calcistiche) ridotte a retorica di propaganda politica al ritmo del po-po-po-po-poro. Le dirò: se Fini non avesse prodotto il suo documento all'indomani dello scandalo delle veline, ci sarei cascato. Ma alle illusioni abbiamo già dato e il "politico del giorno dopo" non ci incanta neppure lui.

Quando le cose si fanno complesse, i discorsi intricati e le riflessioni si annebbiano nell'ora tarda della notte, sovviene sempre qualche amico a indicarci, se non la via, almeno un cammino. E ho trovato nel blog di Mercuzio (l'autore è il mio amico Vittorio Macioce, che dovrebbe tornare ad aggiornarlo più spesso) un'oasi "antiseriana" (e dunque anche cattolica) nascosta in un frammento di un'intervista a Salman Rushdie. Eccola:

La soluzione?
«La soluzione, appunto?».
Trovare identità forti.
«È un'illusione, un'utopia. Non è più possibile identificare qualcuno con un solo aspetto. Dobbiamo arrenderci alla bellezza, e alla libertà, dell'uomo politeista. Non nel senso di un uomo che crede in numerosi dei, ma di un uomo che convive con le sue molteplici identità. Non è più vittima di una definizione monocromatica di se stesso. Quest'ansia di appartenenza ha conseguenze politiche drammatiche. La monoidentità esclude la tolleranza».

Componente essenziale

L'ex primo ministro spagnolo José Maria Aznar ha dichiarato alla Bbc di non essere contrario, "in caso di necessità", a un bombordamento del Libano da parte delle forze Nato. "Ritengo che Israele sia una componente essenziale del mondo occidentale e in quanto penso che i miei interessi, la mia democrazia, la mia libertà e la mia prosperità dipendano in gran parte anche dall'esistenza dello stato di Israele", ha spiegato.

Si dicevano fieri

"Hezbollah, fermate questo modo vigliacco di mischiarvi a donne e bambini": è questo il messaggio sull'uso di scudi umani da parte del movimento sciita che arriva dal sottosegretario generale per le emergenze umanitarie dell'Onu, Jan Egeland. "Ho sentito che gli Hezbollah si dicevano fieri di aver perso pochi guerrieri e che le vittime erano per lo più civili", ha affermato Egeland, "non penso che si possa essere fieri di avere più donne e bambini uccisi che uomini". Il rappresentante Onu aveva criticato anche gli "orribili" attacchi israeliani in Libano. (Fonte Repubblica.it)

lunedì, luglio 24, 2006

Se devi mollare, molla!

La crisi in Medio Oriente vede il nostro paese in prima linea. Puntando sulla diplomazia, il governo Prodi gioca una carta internazionale importante, mercoledì prossimo, con la conferenza di Roma. La guerra in atto richiede ai politici italiani, tutti, a qualunque partito appartengano, una presenza costante a Roma, per seguire la situazione, per tenere i contatti che possono attivare, per contribuire alla soluzione della vicenda, per guidare la linea politica dei propri raggruppamenti, per determinarne comportamenti parlamentari. Vale un po' di più se si è il leader dell'opposizione. Vale un po' di più se si è l'ex presidente del Consiglio. Vale un po' di più se si è stati al centro della scena internazionale negli anni passati. Vale un po' di più se si ha ancora un forte ascendente su buona parte dell'opinione pubblica del paese. E vale molto di più se non si pensa di aver appeso gli scarpini al chiodo. Conosco politici, assai meno carismatici, che hanno dovuto rinunciare ai compleanni delle mogli, alle feste dei figli, agli anniversari dei parenti, alle vacanze in località esotiche. Perché la politica non è solo onori, è anche sacrificio, specie per i familiari. Perché le emergenze e le crisi vanno vissute con sensibilità e passione, cavalcando la situazione quando è imbizzarrita, battendo il pezzo quando è caldo. Perché se hai deciso di mollare, molla!

Rinascita di un'alleanza militare?

Dopo aver segnalato ieri l'articolo di Mario Sechi sul futuro della Nato, pubblicato da Emporion, linkiamo oggi il fondo di Maurizio Molinari pubblicato sulla Stampa che, analizzando le prospettive che possono aprirsi con il vertice di mercoledì a Roma, disegna le ipotesi di un nuovo ruolo per l'Alleanza Atlantica nello scacchiere mediorientale. Appunto di servizio: perché nell'edizione online della Stampa i commenti sono in maggioranza privi del riferimento all'autore?

A Berlino che giorno è?

E che tempo fa? E che traffico c'è? Curiosità esaudite dalla webcam puntata sulla Unter den Linden (direzione Brandenburger Tor) dal Deutsches Historisches Museum. L'aggiornamento è ogni sessanta secondi ed è possibile scegliere altre due prospettive.

domenica, luglio 23, 2006

Sechi, Gol e la guerra in Libano in diretta

Colpo romano e ritorno a Cabras per Mario Sechi, il vicedirettore del Giornale. Interrompe per un giorno le vacanze nel finisterrae sardo e intercetta l'ambasciatore israeliano Ehud Gol, al termine del suo mandato romano. L'intervista, ampia e approfondita è qui: tema centrale, la guerra in Libano. Da un mese Mario Sechi è entrato a far parte del consiglio di direzione di Ideazione, il ristretto gruppo di giornalisti e professori che collabora alla elaborazione della rivista. Da un po' più di tempo, è titolare della rubrica Diplomacy sulla rivista di geopolitica on-line Emporion. Questo sul futuro della Nato è il suo articolo più recente; in arrivo fra un paio di giorni l'analisi sulla Cecenia.

Approfitto di queste segnalazioni al lavoro di Sechi per rubargli un paio di consigli sulla copertura della guerra in Libano. Per seguire ora per ora l'evoluzione sul terreno bellico, Pajamas Media offre il racconto in diretta dei blogger presenti sul campo: altro che giornalisti appollaiati sui tetti degli alberghi di Haifa! Parte del leone a The Truth Laid Bear che offre la mappa interattiva del conflitto con notizie provenienti da tutti gli schieramenti coinvolti e informazioni dai blogger israeliani, palestinesi, libanesi e giordani. In questa guerra, internet sta superando anche le tv satellitari in quanto ad abbondanza, qualità e tempestività dell'informazione. Da You Tube il filamto amatoriale di un bombardamento notturno a Beirut.

Servizi e segreti: si può evitare la catastrofe?

Facciamo nostro e rilanciamo il grido di dolore di Silendo sulla gravità della posizione italiana riguardo alla questione dei servizi segreti. Prodi aveva dichiarato nell'intervista al Corriere di voler opporre il segreto di Stato sulle questioni decisive. Lo faccia e fermi la furia ideologica di alcuni magistrati, anche se ormai la frittata è fatta. Il rischio che il nostro paese corre per lo sputtanamento dell'azione dei servizi, cioè l'isolamento rispetto alle informative internazionali che i servizi si scambiano per mancanza di affidabilità, è grande e rischia di avere ripercussioni gravi nell'azione di difesa del territorio nazionale. Ancora, via Silendo, linkiamo l'editoriale di ieri del Foglio.

Niente carte, siamo austriaci

Da uno studio della Banca Nazionale Austriaca - riferisce il Kurier - emerge che la modalità di pagamento preferita dagli austriaci continua ad essere il denaro contante, utilizzato nell'86,1% degli acquisti (nel 1996 la percentuale raggiungeva il 94,9%). Si registra un aumento anche nell'impiego delle carte bancomat, passato dall'1,2% del 1996 all'attuale 11,5%. Rispetto alla media europea del 32%, l'Austria risulta invece fanalino di coda per quanto attiene ai pagamenti effettuati con carta di credito (dall'1% del 1996 all'attuale 1,3%).

Incongruenze

Mentre di Pietro rilancia l'opposizione al decreto sull'indulto difeso dal guardasigilli Clemente Mastella, considerando "immorale" il fatto di allargarlo ai reati finanziari, mezzo governo è a Ceppaloni alle nozze del figlio del guardasigilli Clemente Mastella. Tra i presenti, Romano Prodi, Massimo D'Alema, Arturo Parisi e Piero Fassino. A occhio e croce, il matrimonio sembra una pacchianata. Festa di nozze, si presume, nella villa con la famosa piscina a conchiglia abusiva.

Momenti sobri ed esilaranti dell'evento (presi dalla cronaca di Repubblica):
1) ...se si eccettua l'elicottero grigio di Diego Della Valle, dal cielo nessun altro è disceso....
2) ...come Prodi ha chiesto e ripetuto, le auto di servizio hanno raggiunto la vetta di Ceppaloni in silenzio... (cioè sono state spinte a mano in salita da volenterosi uomini delle scorte, ndb.)
3) ...le eccellenze della magistratura e dell'econonmia hanno dirottato verso Benevento una quantità enorme di agenti di scorta...
4) ...sulla quantità degli invitati, seicento circa, c'è stato un vivace dibattito in casa Mastella a cui tutti i compaesani hanno in qualche modo assistito...
5) ...per far posto ai tavoli e alle seicento sedie mamma Sandra ha dovuto dar fondo a tutta la sua peraltro notoria abilità...
6) ...è così nata una grande sala, con drappeggi avorio e tovaglie di fiandra, un itinerario gastronomico nel parco, sushi e caciocavallo e piramide di pesche. Ospiti colpiti, estasiati da tanta meraviglia...
7) ...solo D'Alema ha rinunciato alla qualità della cena e alle canzoni di Claudio Baglioni, chiedendo alla scorta una via di fuga durante la cerimonia...
8) ...proprio con D'Alema Clemente Mastella ha raggiunto l'apice della commozione: gli si è rigato il viso e Massimo lo ha consolato: "Dai, non fare così"...
9) ...anche del vestito tutta la comunità si è occupata nelle scorse giornate. S'è detto in principio che l'abito sia costato almeno centoventimila euro. La cifra è andata riducendosi e si è stabilizzata sugli ottantamila. Ragionevole...
10) ...il consuocero di Mastella, l'ingegnere Camilleri, molto conosciuto presso gli uffici regionali e moltissimo apprezzato dall'assessorato all'Ambiente (Udeur) ha ingentilito il luogo sacro con marmi e altri stucchi preziosi....
11) ...il matrimonio di Pellegrino in effetti ha prodotto una serie importante di opere pubbliche. Hanno asfaltato dove prima c'era la terra battuta, hanno recintato e difeso dalle sterpaglie, ingentilito le piazze e addobbato il crocevia...
12) ...ognuno ha fatto qualcosa, persino il titolare di un'azienda funebre ha voluto complimentarsi facendo affiggere, senza nessun intento polemico, manifesti di augurio ai novelli sposi....
13) ...Alessia, che ha trovato lavoro presso l'Autorità per le comunicazioni (robustamente presidiata dall'Udeur), è vicina a Pellegrino da anni...
14) ...lui è il primogenito: carattere vulcanico, assai simpatico, ha sulle spalle una breve ma intensa carriera di procuratore di calcio. I colpi a segno sono finora stati pochi, ma di qualità. Il piccolo Mastella ha venduto a Moggi, prima di calciopoli, un bravo calciatore...
15) ...il primo cameriere ha offerto un aperitivo a Prodi, il secondo ha indicato un grande caciocavallo pronto all'uso...

Photoblog. Berlino

Copyright: bgui.de

Deutschland ist sexy

Viaggio in Germania? E perché no, magari quest'anno indossando una bella maglia della nazionale italiana. Per chi conosce il tedesco, i consigli della Rheinischer Merkur.

L'altra faccia del Levante

Cipro, Europa. E' l'altra faccia della guerra nel Levante (noi, adriatici e salentini, chiamiamo quella parte del Mediterraneo orientale così vicina alle nostre coste Levante e non Medio Oriente). Sfollati, li descrivono le agenzie di stampa e le tv all-news di tutto il mondo collegate live con il nuovo teatro bellico di questa estate (per chi può accedere al satellite, la tv che copre con maggiore professionalità questo ultimo conflitto è Sky News). Profughi, anche. Occidentali rimpatriati e libanesi che fuggono dai bombardamenti e dall'incertezza che è tornata ad avvolgere il Libano, paese splendido, complesso e sfortunato. Certo, la nuova primavera che solo un anno fa ci aveva fatto riempire i blog e i giornali di speranza e di foto e di ammirazione, è sfiorita di fronte alla realpolitik, quella che obbliga a tenere conto dei totalitarismi arabi che hanno stabilmente infiltrato il Libano con le milizie hezbollah e con i bracci politici asserviti a Siria e Iran. Israele aveva il diritto di difendersi, dopo che aveva unilateralmente intrapreso la strada del disimpegno e del ritiro, dopo che aveva dimostrato di voler scommettere, ancora una volta, nella possibilità della pace. Tuttavia, in queste ore, le colonne di profughi che risalgono le strade da sud a nord del Libano richiamano alla memoria le scene tragiche che abbiamo visto dieci anni fa nel territorio balcanico. E il Levante, per noi, è come i Balcani, terra della nostra terra. I porti ciprioti che si ingolfano di sfollati sbarcati dai traghetti provenienti dal porto di Beirut ricordano i nostri porti pugliesi invasi dalle migliaia di albanesi che nel 1991 fuggivano dai colpi di coda del regime comunista. I libanesi fuggono dalle bombe e dalle contraddizioni di un paese a sovranità limitata, che non è riuscito a imporre il proprio diritto alla libertà e alla democrazia e alla sicurezza nelle regioni del sud infestate dalle milizie hezbollah. Mentre infuria la battaglia, il dramma delle popolazioni deve spingere la diplomazia a fare il possibile per riprendere il bandolo della matassa. Con l'augurio che la lezione sia chiara: soluzioni di compromesso con i paesi totalitari e con le milizie radicali servono solo a postporre i problemi. L'ambiguità non paga e alla lunga sono le popolazioni civili a pagarne le conseguenze. Mercoledì a Roma la diplomazia internazionale vivrà un appuntamento decisivo: l'augurio è che sia all'altezza del momento drammatico che il mondo sta vivendo.

sabato, luglio 22, 2006

Grafica editoriale

Dopo un giorno di oscena titolazione in corsivo sulla homepage, al Corriere della Sera hanno fatto marcia indietro e sono tornati alla titolazione precedente. Buon per loro. E per noi. E tuttavia, a via Solferino devono avere le idee confuse su come gira il mondo internettiano. Riportiamo testualmente le considerazioni di Camillo: "Da un paio di giorni il Corriere cartaceo su Internet è a pagamento. Costa 15 euro al mese o 120 euro anni oppure 450 euro all'anno per accedere anche all'archivio. Bene, il New York Times costa 49 dollari e 50. Più di dieci volte meno del Corriere. Auguri".

Photoblog. L'Etna è in eruzione

venerdì, luglio 21, 2006

Il subcomandante Marcos è dell'Inter

Tanto per ricordare. Buona lettura.

Varcare la frontiera

«Ero rimasto solo e non sapevo che fare. Vedevo l'edificio dell'aeroporto campeggiare buio e deserto nella notte, ma non avevo la minima idea di cosa ci fosse oltre. Dopo un certo tempo, vidi venirmi incontro un vecchio dall'ampia tunica bianca al ginocchio, con una rada barbetta grigia e un turbante arancione. Mi disse qualcosa di incomprensibile. Probabilmente cercava di sapere perché me ne restassi piantato in mezzo all'aeroporto vuoto. Non sapendo cosa rispondergli, mi guardai intorno con aria perplessa. Ero partito per quel viaggio completamente impreparato: senza un taccuino, senza un nome, senza un indirizzo. E senza conoscere l'inglese. In realtà ero partito solo per ottenere una cosa altrimenti impossibile: varcare la frontiera».

Ryszard Kapuscinski, In viaggio con Erodoto, 2004

Spigolature sull'intervista a Prodi di Riotta

Romano Prodi rilascia un'intervista fiume a Gianni Riotta per il Corriere, nel tentativo di dissipare le impressioni di un governo già in difficoltà, destinato ad andare sempre più in affanno e con un orizzonte temporale già limitato. Detto per inciso che la nuova titolazione in corsivo della homepage del Corriere è quanto di più brutto il mondo web abbia proposto nell'ultimo decennio (e che il carattere precedente era l'unica cosa nella quale il sito del Corriere era superiore a quello di Repubblica), diciamo subito che il presidente del Consiglio non avrebbe potuto trovare intervistatore migliore: a un tempo autorevole e accomodante. Se qualcuno avesse fatto un'intervista del genere a Berlusconi, avremmo utilizzato vocaboli osceni. Per Riotta non li utilizziamo (solo perché la svolta porno di Walking Class non è alle porte) ma li lasciamo immaginare alla vostra lussuria.

Sul merito dell'intervista, mi pare di notare un certo movimento senza costrutto nelle prime azioni di politica estera, nel senso che Prodi, per sua stessa ammissione, impegna il nostro paese in una spola diplomatica tesa più che altro a far "ammuina": vedo questo, parlo con quello, chiedo a quell'altro (per inciso, contatti con quella bigiotteria autoritaria araba ereditati dalle vecchie gestioni social-democristiane degli anni splendenti della prima repubblica). Ma al dunque le uniche cose che conteranno saranno la fine dell'azione militare quando Israele lo vorrà, la proposta di Blair quando Israele avrà completato la potatura del potenziale offensivo di Hezbollah, la missione pragmatica della Rice. Significa che la nostra ammuina di questi giorni non è pragmatica: e infatti è inutile. Prodi lo ammette, ovviamente fra le righe. Ma chi vuol capire può capire: almeno non ci crede neppure lui. Divertente (e in qualche modo rassicurante) la divergenza di analisi con il suo ministro degli Esteri. D'Alema difende Siria e Iran, Prodi è convinto (come tutti gli altri leader tranne D'Alema) che abbiano un ruolo decisivo nel guidare l'azione di Hezbollah. Prodi ha le sue idee, come dire, un po' emiliane ma non è un fesso. Chi diceva che D'Alema era il miglior figo del bigoncio del centrosinistra? Alzate la mano, siate onesti.

Buffa l'ansia di riscrivere i rapporti con Bush. Ora è simpatico, fa battute spiritose, è certamente un'altra persona rispetto a quella del 2001. L'effetto radioattivo degli aerei conficcati nelle torri deve essere svanito. Una seconda riabilitazione, dopo quella regalata a Putin che per un lustro era stato sarcasticamente definito l'amico Vladimir. Poi dicono che la politica estera italiana non sia bipartizan e non abbia continuità. Prima Vladimir e poi George W sono diventati amici anche di Prodi. Tanto amici che addirittura George W s'è detto felice, quasi entusiasta del ritiro delle nostre truppe dall'Iraq. Innocenti, goliardiche, affettuose bugie emiliane, mica come quel Pinocchione del Berlusca: deve essere un virus di Palazzo Chigi. Un virus bonario.

Serio il discorso sul segreto di Stato. Qui Prodi dimostra di saper reggere il ruolo di premier: "Farò dunque ogni sforzo perché la magistratura, che ha un compito di straordinaria importanza, possa svolgere serenamente il suo mandato, ma devo tener presente aspetti di sicurezza e integrità dello Stato". I servizi sono una roba delicata e importante (e, sia detto per inciso, dalla quale i giornalisti farebbero bene a tenersi alla larga).

Appunti garbati ma precisi alla stampa. Ingenerosi, direbbe qualcuno, visto la sponsorship che la grande stampa nazionale concede al centrosinistra (e ricambiata dall'esclusione dell'ordine dalle liberalizzazioni bersaniane, ma tanto poi per quello che s'è fatto...). Siccome li condividiamo, riportiamo il passo: "Ma non è terribile che voi giornalisti perdiate tutto questo tempo con i retroscena, senza occuparvi di quel che accade sulla scena, dove mi pare non manchino gli argomenti. Il Nord, per esempio: ne parlate abbastanza? Non credo. Io verrò a Milano, per incontrare i presidenti Formigoni e Penati e il sindaco Moratti. L'Ocse ha appena pubblicato il suo rapporto su Milano metropoli, ne parlerete? Il governo si riunirà, simbolicamente, a Milano in autunno. Ma la stampa incalza politici, imprenditori, prova a stanare la società dallo status quo?." Eppure, caro presidente, chieda ai suoi ministri che tipo di giornalisti preferiscono.

Prodi ha in uggia la demagogia. Bene. Un po' meno la retorica. C'è retorica a piene mani sul gol di Grosso e la vittoria del Mondiale. E coinvolge i rapporti con la Germania, il ruolo di Napolitano, la spinta del paese, il cinismo dei giovani e l'arretratezza culturale degli imprenditori (cosa, quest'ultima, sulla quale siamo d'accordissimo). Speravamo che questa melassa del Mondiale finisse nella settimana successiva alla vittoria di Berlino. Ma forse è colpa di Riotta. Prodi sul calcio è un novizio, a volte eccede, altre volte ripete quello che gli dicono i suoi. Che non sono dei geni.

Politica, maggioranza e partito democratico. Appunto, i suoi non sono dei geni. Bacchettate al giovane Enrico Letta, forse nominato a quel posto per eredità familiare. Si capisce perché si mormori dell'arrivo in quelle stanze di un marpione come Parisi. I nipoti so' pezz 'e core ma a volte dovrebbero fare ancora molta gavetta. Sul braccio di ferro con i tassisti, proprio non ce la fa. Se la vittoria del governo è quella di scaricare le decisioni sui sindaci, basta l'esempio di Veltroni per capire come andrà a finire, anche perché il problema per l'utenza riguarda soprattutto alcune grandi città. In Italia non sono molte: Roma, Milano... appunto. Hanno vinto i tassisti, e di brutto. Su questo piano il governo Prodi sembra quello D'Alema: annunci e marce indietro. Grazie ministro Bersani: ora difendiamo i piccoli tassisti che le hanno fatto un mazzo così contro le multinazionali dei tassisti afro-asiatici; la smetta di dire fesserie e... vabbé, questo non c'entra con l'intervista a Prodi. Oltre la politica quotidiana, i progetti sul partito democratico sono molto teorici e poco pratici. Forse dovrebbero ingaggiare la Rice per disegnare una road map percorribile. Sarebbe una buona cosa, il PD, ma lo si può fare con gli ex comunisti? E con una Margherita che ha aggregato sul territorio un vasto personale politico tanto scadente e ambiguo da fare concorrenza (e infatti la fa) a quello di Forza Italia? Pare difficile. Il partito democratico sta a zero, come a zero sta il partito unico del centrodestra. Stallo. E' la crisi della seconda repubblica. Credo che il governo Prodi stia scrivendo uno dei capitoli conclusivi di questa grande, infinita e alla fine improduttiva transizione italiana. Ah, non c'è neppure per sbaglio un accenno a TPS. E' un caso, certamente, e certamente colpa di Riotta. Però.

A chiudere. L'intervista non dipana i dubbi che, nelle ultime settimane, hanno preso a circolare sulla tenuta del governo Prodi. Semmai li accresce. Ne viene fuori un Prodi già stanco, con alcune idee che sarà difficile realizzare, azioni di melina sulla politica internazionale (e dunque si faciliterà il lavorìo di sottofondo della sinistra dalemian-pacifista), e l'unico collante che resta, sempre e costante, quello di non ridare l'Italia in mano a Berlusconi. Ma sono sicuri, lorsignori, che Berlusconi davvero la rivoglia indietro, questa Italia?

UPDATE: visto che il post è uno dei pochi linkati ancora su Tocqueville, aggiungo qui una considerazione aggiornata. Dopo l'intervista a Riotta, è giunta la notizia della scelta di Roma come sede per la riunione del Core Group per il Libano. Sarà il primo vertice sulla crisi tra Israele e Libano e Roma è stata preferita al Cairo anche per motivi di sicurezza. Non abbiamo problemi a indicare questa conferenza come un risultato concreto dell'azione del governo italiano e a salutarla come il primo, vero segnale di continuità rispetto al protagonismo del precedente governo sullo scenario internazionale (anche se di segno differente, come è ovvio che sia). Che è poi il protagonismo dell'Italia, dunque la cosa che importa. E importa non per anacronistico nazionalismo, ma perché pensiamo che il nostro paese abbia le qualità per dire qualcosa di utile e sensato nelle crisi internazionali. Sia quando si schiera al fianco dei paesi che combattono il terrorismo internazionale, sia quando tira le fila diplomatiche per contribuire a risolvere crisi politiche (e magari rilanciare il ruolo della Nato).

La Spagna di Zapallah

La storia è già nota (una kefiah indossata durante un meeting dei giovani socialisti ad Alicante) e sta suscitando polemiche roventi in Spagna e in Europa. Da destra, Libertad Digital parla di "israelofobia". Noi, preferiamo rimandarvi al "nostro" Enzo Reale, che scrive da Barcellona. E' evidente, tuttavia, che la scelta di indossare in questo momento una kefiah segna una netta presa di posizione politica nello scontro militare in corso nel Levante. Che spinge Zapallah lontano non solo dalle posizioni filo-israeliane di Bush ma anche da quelle euro-occidentali di Blair e della Merkel e addirittura da quelle "equivicine" di Prodi. Non è neppure assimilabile a una posizione più filo-araba come quella di Chirac: c'è in Zapallah una voglia di ostentazione che si addice poco al ruolo sobrio di un premier di un paese tanto importante.

giovedì, luglio 20, 2006

In lettura: Banana Yoshimoto

(Dalla quarta di copertina). Cinque racconti per cinque personaggi che, in seguito a eventi improvvisi e dolorosi, si interrogano sul significato della propria vita e sulla possibilità di essere felici. Nel primo racconto, intitolato La casa degli spiriti, due compagni di università, Setsuko e Iwakura, sono legati da un profondo legame di amicizia destinato a trasformarsi in un amore profondo. Il secondo racconto, intitolato Mamma!, parla di un tentativo di avvelenamento ai danni di Matsuoka, una ragazza che lavora in una casa editrice. Matsuoka rimette in discussione il legame con le persone che credeva di amare e decide di tornare per un po’ di tempo nel paese natale dove, grazie alla quiete e alle attenzioni della nonna, recupera la fiducia in se stessa e nei rapporti umani. Il terzo racconto è una tragica storia di amicizia tra bambini. Mitsuyo, una scrittrice affermata, ricorda il suo rapporto con Makoto, un amico d’infanzia con il quale trascorreva tutti i pomeriggi dopo la scuola. Nel quarto racconto Tomo è vittima di uno stupro. Sarà l’amore per Misawa, un uomo incontrato per caso alla mensa aziendale, a farle ritrovare la serenità? E' quello che si chiede Banana alla fine del racconto, in un’amara riflessione sulla solitudine dell’uomo di fronte al dolore e sulla possibilità o meno di essere felici. L’ultimo racconto, che dà il titolo al libro, Ricordi di un vicolo cieco, ha come protagonista Mimi, una ragazza che scopre il tradimento del fidanzato. Decide allora di cambiare città per cercare di dimenticarlo e incontra Nishiyama, la felicità: un piatto di riso al curry buonissimo fatto mescolando per caso alcuni ingredienti avanzati, tragicamente impossibile da ripetere una seconda volta con lo stesso, identico sapore. Con un linguaggio semplice e scorrevole, Banana Yoshimoto affronta in queste storie tematiche complesse ma, alla fine, i suoi personaggi riescono sempre a trovare nella riscoperta dei rapporti umani e nella placida quotidianità dei legami affettivi la serenità e la forza per continuare a vivere.

Emporion. Consigli per i viaggi

E' proprio un numero da Walking Class quello che segna la stagione estiva di Emporion. Fuori dai circuiti consolidati delle grandi capitali, vive l’altra Europa dei piccoli centri. Un continente di provincia che tuttavia ne custodisce la vera anima e ne conserva gelosamente la vera ricchezza, che è quella delle tradizioni e delle differenze. Dal Nord scandinavo al Sud mediterraneo, dall’Ovest iberico fino alla Russia del profondo Est, Emporion vi trasporta nel cuore della Vecchia e della Nuova Europa, fra borghi medievali e città proiettate nella sfida della modernità. Disegnando un’agenda di viaggio per un’estate diversa. E, come si diveva una volta, intelligente. Buona lettura.

La destra e Milano

Giudizio del tutto personale. L'articolo migliore dell'ultimo numero di Ideazione è quello in cui Vittorio Macioce spiega l'umore di Milano, il suo rapporto con la destra, le sue inquietudini verso il futuro. E siccome era molto bello (e molto interessante) lo abbiamo pubblicato anche on line. Crepi l'avarizia.

mercoledì, luglio 19, 2006

Cartoline dall'Italia (sbiadita)

Post rarefatti, di questi tempi. Ce ne scusiamo con i lettori: impegni su altri versanti ci tengono lontani da Walking Class. Torneremo, dopo l'estate, con rinnovato impegno e con un nuovo blogroll, tutto proiettato verso l'esterno, che è poi la cosa che ci piace raccontare. Piccoli flash sulla politica italiana, poco prima di prendere il largo (per fortuna) verso lidi stranieri.

Pessimo l'avvio del governo: drammatica la retromarcia sulle cosiddette riforme liberali. Neppure il più acerbo dei governi Berlusconi, quello del 1994, sarebbe stato capace di tanto avventurismo. La vicenda dei tassisti ha messo alla berlina uno dei tanti politici sopravvalutati, quel Pierluigi Bersani che adesso tiene il codazzo dei tassinari blaterando di multinazionali capitaliste del tassismo che lui, aiutato dai suggerimenti tassinari, avrebbe sventato. Pure Repubblica, oggi, lo ha preso per il culo in un'intervista. E pensare che una bella liberalizzazione tassinara avrebbe fatto il bene di noi utenti: e invece con l'intervento mediatore di Veltroni, il democristianismo di sinistra ha trionfato. Risultato: incazzati gli utenti, incazzati i tassinari, delusi tutti gli altri. E ormai sul piede di guerra tutte le altre categorie. Tranne i giornalisti, ovvio, che facendo codazzo al padrone, erano stati risparmiati. Eravamo stati risparmiati.

Degli esteri, neppure a parlarne. Solo che qui possiamo permetterci anche un appunto al centrodestra. Chi aveva votato Andreotti come presidente del Senato alternativo a Marini? E chi tifava per D'Alema al posto di Napolitano? Eppure, sarebbe stato assai più semplice scegliere la linea della coerente difesa di una politica estera che, nella inevitabile complessità di gestione di un periodo difficile, ha avuto capo e coda per cinque anni. Almeno su questo versante, quel che resta della CdL dovrebbe avere meno complessi e più orgoglio. Buono l'intervento di Martino a Montecitorio. Modesto quello di D'Alema, pure nervoso: ma le battute non servono quando si è alla testa della Farnesina.

La luna di miele non c'è. Grave limite per il nuovo governo che ha già bruciato nella guerra perduta con i tassisti il piccolo capitale guadagnato con la vittoria referendaria. Ora, a noi i toni del dibattito appaiono sempre eccessivi e dunque vuoti, e questo paese ci piace sempre di meno, sia nel suo versante maggioritario che in quello di opposizione. Rileviamo oggettivamente che l'opinione pubblica contraria a Prodi è sempre più aggressiva e compatta (nonostante il centrodestra sia alla deriva) e quella a lui favorevole comincia a mostrare segni di scollamento. La politica estera è il vero punto debole e ormai da un lustro ha acquisito una centralità decisiva per qualsiasi azione di governo. Le tensioni nella maggioranza non diminuiranno, anzi, dato il livello di crisi internazionale, sono destinate ad accrescersi. Aggravando gli equilibri all'interno del centrosinistra. Difficile la posizione di D'Alema (che si sopravvaluta da sé), esposto al tiro al piccione dei moderati da un lato e degli estremisti dall'altro. Credo che in queste ore stia rimpiangendo il più autorevole rifugio quirinalizio.

Gli avevano trovato anche l'acronimo, al sofisticato ministro dell'Economia. TPS, Tommaso Padoa Schioppa, l'uomo di Bruxelles trasferitosi a Roma per insegnarci rigore e moralità. Ce ne sarebbe bisogno, dell'uno e dell'altra. Farà la fine di Renato Ruggiero, senza neanche l'alibi di non aver saputo interpretare lo spirito dei tempi. Secondo l'entourage prodiano, TPS dovrebbe restituire luccichio all'Italia avvilita dal berlusconismo. E invece si muove in un'Italia sempre più sbiadita.

Il centrodestra fa acqua da tutte le parti. Specialmente in Parlamento. Al Senato le assenze sono sempre decisive per far passare con pochi voti le proposte dell'Unione. Ieri Libero ha pubblicato i nomi dei sei assenteisti che hanno permesso l'approvazione di alcuni provvedimenti. Tra di essi anche quel genio del leghista Stefano Stefani, l'ex sottosegretario al commercio estero con delega al turismo che tre anni fa scatenò un inutile casino con i tedeschi, il gruppo più numeroso fra i turisti che visitano il nostro paese. Tale genialità andava certamente premiata con una ricandidatura. Gli altri assenteisti erano post-democristiani. Post? Attenti alle formiche.

Bondi, Cicchitto, Rotondi, Giovanardi, Vito, Schifani, Calderoli... nun ve regghe 'cchiù. Se queste restano le voci del centrodestra, buon pro vi faccia. Poi ci sono le vergini perdute (Casini) votate all'opposizione carina. Poi ci sono le Cassandre disperse nell'Italia di mezzo (Follini, Tabacci). Poi c'è Fini. Come chi? Fini. Vuole entrare nel Ppe ma i suoi non vogliono. E neppure il Ppe, che è disposto a digerire gli ex missini solo se diluiti nel partito unico. Anche in Spagna il centrodestra vive una stagione di riflusso, nonostante quello di Aznar sembrasse un partito organizzato e strutturato.

Calcio. Abbiamo vinto il Mondiale con i giocatori che adesso devono cambiare casacca, nazione e categoria. A guardarla, la serie B è assai più interessante della serie A. Mandateci pure il Milan, e quest'anno nella serie cadetta ci divertiremo. Mentre in A si strapperanno i capelli (e l'audience) per Treviso-Chievo, il derby del Triveneto. Sia detto per inciso: Moratti non vince manco l'anno che viene. La sfiga del Subcomandante colpirà ancora. Hasta la vista, companero. E noi tifiamo per l'Herta Berlin. Emigriamo. Come Cannavaro.

venerdì, luglio 14, 2006

Sgoop: Juve, Lazio e Viola in B

Ecco come finirà, almeno secondo la clamorosa anticipazione riportata in prima pagina dalla Gazzetta dello Sport. Juventus, Fiorentina e Lazio retrocesse in serie B. Milan in A , ma senza la possibilità di partecipare alle coppe europee. In più ci sarà una partenza ad handicap molto forte in termini di punti per i bianconeri nella serie cadetta. Penalizzazione di 6-7 punti, invece, per gigliati e biancazzurri. Per la Juventus si parla invece di un handicap di 20 punti. Quanto al Milan, oltre alla sanzione afflittiva da scontare nel campionato appena concluso, in modo da non poter partecipare alle coppe, si parla di una possibile, ma improbabile penalizzazione di 15 punti nel prossimo campionato. Se andrà veramente così lo si saprà stasera alle 20, quando il presidente della Caf Ruperto leggerà le sentenze, che saranno trasmesse in diretta televisiva.

Zizou e Fidel

Dal Sud America si diffondono le voci sul fatto che Fidel Castro stia tirando le cuoia. Zizou, gli dà una mano. Anzi, una testata.

mercoledì, luglio 12, 2006

Identitaria

Ora è scoppiata pure la questione identitaria. Qui siamo cosmopoliti. E pure poliglotti. Basterà?

Rombi di guerra in Medio Oriente

Il presidente egiziano Hosni Mubarak ha denunciato che è stato un sabotaggio a far fallire la mediazione del Cairo per il rilascio del caporale israeliano Gilad Shilat. "Avevo raggiunto una soluzione onorevole alla crisi ottenendo che Israele liberasse un alto numero di detenuti palestinesi - ha raccontato al giornale Al-Ahram - ma Hamas ha subito pressioni da altre parti che non menzionerò e che sono intervenute per creare nuovi ostacoli a un accordo che era imminente". Ecco spiegato l'attacco hezbollah alle postazioni israeliane, l'ucciosione e il rapimento di nuovi soldati. Ecco spiegata, per bocca di Mubarak, di chi è la colpa della nuova escalation. Ma ancora una volta, il mondo misura l'inadeguatezza dell'Onu e della sua leadership a gestire le crisi che si aprono.

Purtroppo, è Calderoli

"Abbiamo vinto contro una squadra di negri, musulmani e comunisti". Comunque, tutti meglio di Calderoli.

Non è Calderoli

No, non è il becero Calderoli. E' la mamma di Zidane: "Materazzi va castrato, voglio i suoi testicoli sul piatto". Se la Fifa vuol restituire la Coppa a questa gente qua...

Uomini d'onore

Marcello Lippi, il trionfatore del Mondiale, lascia dopo il trofeo più bello del mondo resistendo alle lusinghe di tutti coloro che lo avevano linciato fino a un mese fa e che oggi, nel solito italico vizio della salita sul carro del vincitore, lo invitano a restare. Jürgen Klinsmann, la sorpresa del Mondiale, torna alla sua famiglia nella splendida California, dopo aver sopportato le ironie e le diffidenze di quanti lo davano per bollito e aver messo in piedi una nazionale giovane e di ottime speranze laddove c'era una squadra priva di gioco e di futuro. Adoro questa gente capace di capire quando è il momento migliore per mollare.

Dove eravamo rimasti?

martedì, luglio 04, 2006

Arrivederci al 12 luglio

Per una settimana non avremo collegamento internet. Appuntamento al 12 luglio.

Provaci ancora, Gianni!

Vendichiamo Bruno

Oggi dobbiamo vincere anche per lui.

Opposizione carina e opposizione burina

Nulla da eccepire alle critiche mosse in questi giorni da destra alla sopravvalutata componente neo-democristiana dell'Udc. Quando avremo tempo scriveremo due righe sul perché, salvare il governo sulla politica estera è deleterio per la politica in generale, oltre che per il centrodestra. Non è su questo che possono essere trovate convergenze minime su singoli aspetti dell'azione di governo. Se l'Udc vuole scompaginare in questo modo il centrodestra, ha sbagliato strada e il suo tragitto porta diritto alla solita, vecchia via del trasformismo, vecchio vizio nazionale. Ma prendere lezioni di comportamento da Francesco Storace, questo mi pare troppo. Leggo invettive sulla cosiddetta opposizione carina, che sembrerebbe estendersi a tutti coloro che, fuori dal rigido schematismo ideologico, si azzardano a valutare con qualche considerazione alcuni aspetti delle cosiddette liberalizzazioni prodiane. C'è il sospetto che quel carini si estenda semplicemente a tutti coloro che ancora credono che la via per modernizzare il paese sia proprio quella delle liberalizzazioni. E c'è il sospetto che si gridi al rischio dell'opposizione carina per mascherare la passione per l'opposizione burina. Watergate all'amatriciana docet. Poi, se Storace avesse voglia di leggersi qualcosa, potrebbe cominciare da questo post dei Polli Ispirati: la differenza tra opposizione carina (o burina) e opposizione intelligente.

lunedì, luglio 03, 2006

Il Palio d'Italia

Qui Paola ci spiega magistralmente perché l'Italia non può e non vuole uscire dal Medioevo. Inutile dunque azzuffarsi sui tassisti, sui notai, sugli avvocati. Anche perché, da giornalista mi chiedo: e perché l'ordine dei giornalisti è rimasto fuori dall'ondata liberalizzatoria (che qui, sia ridetto tra le righe, nella sostanza si approva)? Poi mi chiedo: e se, fra una settimana, perdessi l'aereo? E se, magari, rimanessi in Germania sotto le gonnelline della Merkel? E se... e se... e tanto non ci sono manco più i commenti, chissà che prima o poi non lo faccia questo scherzo.

domenica, luglio 02, 2006

Italia-Germania: Formula 1

Per ora, insieme, abbiamo vinto. Da oggi, ognuno per la sua strada. Appuntamento a Dortmund.

Germania-Italia

Come dire, io, martedì, non vorrei essere nei miei panni. L'unica annotazione è che non sarò a Berlino, dove ormai il calcio è passione quotidiana, ma in una piccola città della provincia tedesca: ma non credo che la sfida sarà meno sentita. Detto questo, qui si sta di un bene che neppure ve lo immaginate. L'ambiente è frizzante e gioioso, loro hanno già vinto il Mondiale e noi possiamo solo guadagnarci dalla scaramanzia che ci accompagna. Girare per Berlino con la maglia azzurra e ricevere sorrisi invece che insulti, non è certo una sorpresa. Solo chi non conosce i tedeschi può insistere sui luoghi comuni del razzismo. Per questo ci piace segnalare l'intervista del direttore di Die Zeit Giovanni Di Lorenzo (metà italiano e metà tedesco) pubblicata da Repubblica. E ci permettiamo di riproporre un nostro articolo pubblicato su Emporion: Italia-Germania, un lungo intreccio di amori e tradimenti. E poi non dite che non avevo previsto la semifinale!

Ma i tassisti, ma i tassisti, ma i tassisti no

Per le liberalizzazioni prodiane vi rimandiamo al post di Krillix che rimanda ai post di Daw e Semplicemente liberale. Loro stanno in Italia e hanno il polso della situazione assai meglio del sottoscritto. C'è da dire che, conflitto per conflitto, anche noi potevamo privilegiare quei conflitti che, oltre a fare il bene del proprietario, facessero anche il bene del paese. Credo che, se quando governiamo noi diamo un colpo giusto al (loro) sindacato e loro, quando governano, lo danno giusto alle (nostre) corporazioni, forse sto benedetto paese riusciamo un po' a liberalizzarlo. In maniera anomala, certo: ma cosa c'è di più anomalo della politica italiana dell'ultimo quindicennio? E, per onestà, bisogna ammettere che Angelo Panebianco non ha tutti i torti: ecco perché, su questo specifico punto, non sono d'accordo con Daniele: credo sia troppo indulgente con la nostra coalizione. Sulla class action, invece, sono propenso a vedere il diavolo nei dettagli, come dice Daniele. Ma anche qui, siamo in Italia e i consumatori vivono una realtà diversa rispetto a quella americana e anche di altri stati europei. Faccio un esempio: provate ad acquistare un'automobile in Italia (lo avrete già fatto) e in Germania: nel mezzo della contrattazione con il concessionario tedesco, vi chiederete se siete su una candid camera e il venditore stia lavorando per vincere il premio bontà. Il consumatore ha molti più diritti e molta più scelta, semplicemente perché è più forte. Poi, come è ovvio, il problema sono le degenerazioni: ma non è che le aziende siano sante per costituzione. Specie se hanno vissuto in aree protette come, sempre per rimanere in campo automobilistico, è stato il caso della Fiat.

In merito alle liberalizzazioni, pur con tutti i distinguo che facciamo nostri, oggi abbiamo anche il conforto di Antonio Martino, in un'intervista sul Corriere. Credo che su questi temi sia meglio affidarsi a Martino che a Quagliariello.

E, comunque, i tassisti no. I tassisti non meritano alcuna solidarietà. I tassisti sono una corporazione inespugnabile. Rutelli, allora sindaco di Roma, provò a smontarne il potere. E il centrodestra, An in testa, difese senza ritegno la categoria. Fu una brutta pagina per chi si definiva liberale. Adesso i tassisti organizzano una protesta per martedì 12 luglio. Immagino che riuscirà alla perfezione. Immagino che a Roma non ci sara un taxi neppure a pagarlo oro. La tristezza è che a Roma è sempre così. A Roma, ogni giorno, sembra che ci sia lo sciopero dei tassisti. E, ogni giorno, Roma si allontana dall'Europa un po' di più. Updated. Intanto hanno cominciato a far casciara da oggi: non è un comportamento migliore di quello dei ferrotranvieri quando incrociano le braccia senza preavviso. Bisogna essere equilibrati, anche nelle proteste. Più licenze per tutti e più taxi per i cittadini. E ricordate di guardare se, quando si supera il raccordo anulare, il tassista passa dalla tariffa 2 alla tariffa 1.

Ultima nota per Marco Follini. Leggo da internet che si dichiara favorevole alle liberalizzazioni di Prodi. Ma lui, gli ultimi cinque anni, li ha passati a governare con il centrodestra. Dove era? Cosa ha fatto? Quali liberalizzazioni ha proposto? Eh, caro Follini, lei oltre a essere una formica è anche un po' stronza. Spero che quelli siano più stronzi di lei. E la tengano a bagnomaria. Dove, in genere, anche le formiche più stronze affogano.