Post rarefatti, di questi tempi. Ce ne scusiamo con i lettori: impegni su altri versanti ci tengono lontani da Walking Class. Torneremo, dopo l'estate, con rinnovato impegno e con un nuovo blogroll, tutto proiettato verso l'esterno, che è poi la cosa che ci piace raccontare. Piccoli flash sulla politica italiana, poco prima di prendere il largo (per fortuna) verso lidi stranieri.
Pessimo l'avvio del governo: drammatica la retromarcia sulle cosiddette riforme liberali. Neppure il più acerbo dei governi Berlusconi, quello del 1994, sarebbe stato capace di tanto avventurismo. La vicenda dei tassisti ha messo alla berlina uno dei tanti politici sopravvalutati, quel Pierluigi Bersani che adesso tiene il codazzo dei tassinari blaterando di multinazionali capitaliste del tassismo che lui, aiutato dai suggerimenti tassinari, avrebbe sventato. Pure Repubblica, oggi, lo ha preso per il culo in un'intervista. E pensare che una bella liberalizzazione tassinara avrebbe fatto il bene di noi utenti: e invece con l'intervento mediatore di Veltroni, il democristianismo di sinistra ha trionfato. Risultato: incazzati gli utenti, incazzati i tassinari, delusi tutti gli altri. E ormai sul piede di guerra tutte le altre categorie. Tranne i giornalisti, ovvio, che facendo codazzo al padrone, erano stati risparmiati. Eravamo stati risparmiati.
Degli esteri, neppure a parlarne. Solo che qui possiamo permetterci anche un appunto al centrodestra. Chi aveva votato Andreotti come presidente del Senato alternativo a Marini? E chi tifava per D'Alema al posto di Napolitano? Eppure, sarebbe stato assai più semplice scegliere la linea della coerente difesa di una politica estera che, nella inevitabile complessità di gestione di un periodo difficile, ha avuto capo e coda per cinque anni. Almeno su questo versante, quel che resta della CdL dovrebbe avere meno complessi e più orgoglio. Buono l'intervento di Martino a Montecitorio. Modesto quello di D'Alema, pure nervoso: ma le battute non servono quando si è alla testa della Farnesina.
La luna di miele non c'è. Grave limite per il nuovo governo che ha già bruciato nella guerra perduta con i tassisti il piccolo capitale guadagnato con la vittoria referendaria. Ora, a noi i toni del dibattito appaiono sempre eccessivi e dunque vuoti, e questo paese ci piace sempre di meno, sia nel suo versante maggioritario che in quello di opposizione. Rileviamo oggettivamente che l'opinione pubblica contraria a Prodi è sempre più aggressiva e compatta (nonostante il centrodestra sia alla deriva) e quella a lui favorevole comincia a mostrare segni di scollamento. La politica estera è il vero punto debole e ormai da un lustro ha acquisito una centralità decisiva per qualsiasi azione di governo. Le tensioni nella maggioranza non diminuiranno, anzi, dato il livello di crisi internazionale, sono destinate ad accrescersi. Aggravando gli equilibri all'interno del centrosinistra. Difficile la posizione di D'Alema (che si sopravvaluta da sé), esposto al tiro al piccione dei moderati da un lato e degli estremisti dall'altro. Credo che in queste ore stia rimpiangendo il più autorevole rifugio quirinalizio.
Gli avevano trovato anche l'acronimo, al sofisticato ministro dell'Economia. TPS, Tommaso Padoa Schioppa, l'uomo di Bruxelles trasferitosi a Roma per insegnarci rigore e moralità. Ce ne sarebbe bisogno, dell'uno e dell'altra. Farà la fine di Renato Ruggiero, senza neanche l'alibi di non aver saputo interpretare lo spirito dei tempi. Secondo l'entourage prodiano, TPS dovrebbe restituire luccichio all'Italia avvilita dal berlusconismo. E invece si muove in un'Italia sempre più sbiadita.
Il centrodestra fa acqua da tutte le parti. Specialmente in Parlamento. Al Senato le assenze sono sempre decisive per far passare con pochi voti le proposte dell'Unione. Ieri Libero ha pubblicato i nomi dei sei assenteisti che hanno permesso l'approvazione di alcuni provvedimenti. Tra di essi anche quel genio del leghista Stefano Stefani, l'ex sottosegretario al commercio estero con delega al turismo che tre anni fa scatenò un inutile casino con i tedeschi, il gruppo più numeroso fra i turisti che visitano il nostro paese. Tale genialità andava certamente premiata con una ricandidatura. Gli altri assenteisti erano post-democristiani. Post? Attenti alle formiche.
Bondi, Cicchitto, Rotondi, Giovanardi, Vito, Schifani, Calderoli... nun ve regghe 'cchiù. Se queste restano le voci del centrodestra, buon pro vi faccia. Poi ci sono le vergini perdute (Casini) votate all'opposizione carina. Poi ci sono le Cassandre disperse nell'Italia di mezzo (Follini, Tabacci). Poi c'è Fini. Come chi? Fini. Vuole entrare nel Ppe ma i suoi non vogliono. E neppure il Ppe, che è disposto a digerire gli ex missini solo se diluiti nel partito unico. Anche in Spagna il centrodestra vive una stagione di riflusso, nonostante quello di Aznar sembrasse un partito organizzato e strutturato.
Calcio. Abbiamo vinto il Mondiale con i giocatori che adesso devono cambiare casacca, nazione e categoria. A guardarla, la serie B è assai più interessante della serie A. Mandateci pure il Milan, e quest'anno nella serie cadetta ci divertiremo. Mentre in A si strapperanno i capelli (e l'audience) per Treviso-Chievo, il derby del Triveneto. Sia detto per inciso: Moratti non vince manco l'anno che viene. La sfiga del Subcomandante colpirà ancora. Hasta la vista, companero. E noi tifiamo per l'Herta Berlin. Emigriamo. Come Cannavaro.