Movimenti nel capitale azionario della North European Gas Pipeline, società mista russo-tedesca con maggioranza Gazprom che sta realizzando (già con ritardo nei tempi di costruzione) la pipeline sotto il Baltico che porterà il prezioso gas russo in Germania. Ricorderete la vicenda soprattutto per l'assunzione dell'ex cancelliere tedesco Gerhard Schröder nei livelli dirigenziali della società e per le polemiche dei paesi confinanti Polonia e Ucraina, oggi attraversati dagli unici gasdotti verso l'Europa occidentale e che perderanno il loro peso specifico geopolitico sul passaggio del gas, una volta realizzata la pipeline del Baltico.
Nella partita entrano anche gli olandesi con la società Gasunie. I movimenti, però, non finiscono qui. Gazprom deve mantenere la maggioranza del pacchetto societario e dunque è toccato alle due compagnie tedesche già presenti, E.ON Ruhrgas e Wintershall, ridurre le loro quote del capitale dal 24,5 al 20 per cento. L'ingresso di Gasunie giunge dopo mesi di pressante corteggiamento da parte dei russi. Gli olandesi, infatti, stanno costruendo un'altra pipeline per trasportare il gas dai Paesi Bassi alla Gran Bretagna. Gli osservatori considerano questa alleanza con gli olandesi il cavallo di Troia per entrare nel mercato britannico. Anche perché, se seguite il tracciato tratteggiato che compare nella testata del sito della North European Gas Pipeline è chiaro il collegamento diretto tra la pipeline del Baltico e quella anglo-olandese. Da San Pietroburgo a Londra, via Amburgo e Amsterdam: così cambia la geopolitica nei mari del Nord. Approfondimenti sull'International Herald Tribune.