lunedì, febbraio 28, 2005

Emporion - Vince il libero mercato

DEMOCRAZIA E LIBERTA' ECONOMICHE
L’undicesima edizione dell’Indice delle libertà economiche, curato ormai annualmente dall’Heritage Foundation, non lascia ombra di dubbio: i paesi che garantiscono ai propri cittadini un’ampia possibilità di movimento ed indipendenza economica sono anche gli stessi che si possono annoverare tra i più democratici. Inversamente, laddove tale libertà non è garantita, spesso ci si scontra con oppressione e dittatura. Il viaggio all’interno delle aree macrogeografiche, dalla controversa Asia-Pacifico sino alla più conosciuta Europa, ci conduce alla scoperta delle più variegate forme di economia e libertà.

domenica, febbraio 27, 2005

Istanbul - Metro milionaria

Dallo scorso settembre è in funzione la metropolitana che collega direttamente l'aeroporto internazionale di Ataturk di Istanbul al centro cittadino (Askaray). Il prezzo in corso (passibile di modifica) è di 1 milione di lire turche.

Usa-Europa, speciale di Radio Radicale

Come al solito ricco di articoli, schede, interviste, analisi, immagini. Da non perdere [Link].

Italia - La politica estera di Prodi

Mai come in questi anni, la politica estera è divenuta centrale nel dibattito tra gli schieramenti elettorali anche in paesi (come l'Italia) che tradizionalmente se ne sono disinteressati. Ora nel 2006, quando valuteremo il bilancio di 5 anni del governo Berlusconi, l'alternativa di governo si chiama Romano Prodi. JimMomo ci regala una straordinaria critica alla politica estera prodiana, con una guida ragionata al dibattito sulla stampa di questi giorni [Link].

sabato, febbraio 26, 2005

Ultimora - Attentato a Tel Aviv

Jerusalem Post, CNN, BBC, Repubblica

"Mr. Gorbachev, tear down this wall!"

Remarks at the Brandenburg Gate West Berlin, Germany June 12, 1987. This speech was delivered to the people of West Berlin, yet it was also audible on the East side of the Berlin wall.

Thank you very much.
Chancellor Kohl, Governing Mayor Diepgen, ladies and gentlemen: Twenty-four years ago, President John F. Kennedy visited Berlin, speaking to the people of this city and the world at the City Hall. Well, since then two other presidents have come, each in his turn, to Berlin. And today I, myself, make my second visit to your city.
We come to Berlin, we American presidents, because it's our duty to speak, in this place, of freedom. But I must confess, we're drawn here by other things as well: by the feeling of history in this city, more than 500 years older than our own nation; by the beauty of the Grunewald and the Tiergarten; most of all, by your courage and determination. Perhaps the composer Paul Lincke understood something about American presidents. You see, like so many presidents before me, I come here today because wherever I go, whatever I do: Ich hab noch einen Koffer in Berlin. [I still have a suitcase in Berlin.]
Our gathering today is being broadcast throughout Western Europe and North America. I understand that it is being seen and heard as well in the East. To those listening throughout Eastern Europe, a special word: Although I cannot be with you, I address my remarks to you just as surely as to those standing here before me. For I join you, as I join your fellow countrymen in the West, in this firm, this unalterable belief: Es gibt nur ein Berlin. [There is only one Berlin.]
[...] President von Weizsacker has said, "The German question is open as long as the Brandenburg Gate is closed." Today I say: As long as the gate is closed, as long as this scar of a wall is permitted to stand, it is not the German question alone that remains open, but the question of freedom for all mankind. Yet I do not come here to lament. For I find in Berlin a message of hope, even in the shadow of this wall, a message of triumph.
[...] In the Communist world, we see failure, technological backwardness, declining standards of health, even want of the most basic kind--too little food. Even today, the Soviet Union still cannot feed itself. After these four decades, then, there stands before the entire world one great and inescapable conclusion: Freedom leads to prosperity. Freedom replaces the ancient hatreds among the nations with comity and peace. Freedom is the victor.
And now the Soviets themselves may, in a limited way, be coming to understand the importance of freedom. We hear much from Moscow about a new policy of reform and openness. Some political prisoners have been released. Certain foreign news broadcasts are no longer being jammed. Some economic enterprises have been permitted to operate with greater freedom from state control.
Are these the beginnings of profound changes in the Soviet state? Or are they token gestures, intended to raise false hopes in the West, or to strengthen the Soviet system without changing it? We welcome change and openness; for we believe that freedom and security go together, that the advance of human liberty can only strengthen the cause of world peace. There is one sign the Soviets can make that would be unmistakable, that would advance dramatically the cause of freedom and peace.
General Secretary Gorbachev, if you seek peace, if you seek prosperity for the Soviet Union and Eastern Europe, if you seek liberalization: Come here to this gate! Mr. Gorbachev, open this gate! Mr. Gorbachev, tear down this wall!
Il testo completo dell'intervento di Ronald Reagan [Link].

venerdì, febbraio 25, 2005

Reportage d'Albania/2 (luglio 1999)

Albania-Italia, i vicini ritrovati.

Le luci di Durazzo appaiono all’improvviso sulla linea dell’orizzonte, dritto oltre la prua della nave, a squarciare il buio denso e angosciante della notte adriatica. In piedi sul ponte del traghetto “Palladio” ci lasciamo trasportare verso il mistero Albania cullati dalle onde del mare e da una nenia balcanica trasmessa dalla radio di bordo. Le luci della città si fanno più intense e vicine mentre l’umidità avvolge tutto in un alone di magia e i fari rossi e verdi del porto sfilano silenziosi sul fianco della nave. L’Albania si presenta così: il calore di un porto, la tranquillità di una città sprofondata nel sonno, i raggi violacei dell’alba che spunta dietro le montagne. Quattro ore più tardi Tirana ci presenterà l’altro volto. Immersi nel caos di Piazza Skanderbeg, pronti a schivare le ruote minacciose di un fuoristrada giapponese con targa tedesca o a rifiutare generose offerte di cambio al nero, con gli occhi gonfi per la polvere che il vento solleva a mulinelli, saremo faccia a faccia con le contraddizioni, le speranze e i problemi di un paese che, da otto anni, è tornato a confinare con l’Italia [Continua su Ideazione].

Reportage d'Albania/1 (maggio 1999)

Cartoline di guerra e di pace.

Tirana, 11 aprile 1999, diciannovesimo giorno di guerra. Ieri l’esercito serbo ha bombardato, per la prima volta dall’inizio del conflitto, i villaggi albanesi al confine con il Kosovo. In questi piccoli centri si addensano e ripiegano i soldati dell’Uçk, l’esercito di liberazione del Kosovo. Sono loro il bersaglio dei serbi. Bilancio dell’attacco: due morti e dodici feriti, tutti civili. La notizia rimbalzerà sui quotidiani del giorno dopo che titoleranno a caratteri cubitali sul rischio di un allargamento del conflitto. Eppure a Tirana, da giorni retrovia in fibrillazione di questa guerra, la vita sembra scorrere come sempre. In piazza Skanderbeg le caotiche file di Mercedes e Volvo che ormai ingorgano il traffico della capitale vomitano uno smog nero che strozza la gola. I clacson delle auto compongono una nuova colonna sonora, di tanto in tanto spezzata dal rombo degli aerei da guerra della Nato e dal canto roco e malinconico del muezzin che si leva dai minareti. Una giornata come tante altre a Tirana, mentre al confine nord impazzano i combattimenti e nei campi allestiti alla periferia si consuma la tragedia dei deportati, affluiti a centinaia di migliaia dal Kosovo [Continua su Ideazione].

Albania - C'erano una volta gli scafisti

Buone nuove dai vicini d'Albania. Via Wind Rose Hotel, rilanciamo un articolo di Avvenire sui cambiamenti recenti della immigrazione albanese in Italia. Se ricordate bastimenti carichi di profughi e una società allo sbando, resterete sorpresi dalla crescita impetuosa avvenuta negli ultimi anni in Albania, dovuta anche alle rimesse degli emigranti.

L'Albania è cambiata e noi dovremmo parlarne di più, perché se alle porte di casa le cose vanno meglio è un bene per tutti noi. In più l'Italia, con gli aiuti economici, militari, politici che ha fornito dagli anni Novanta, può essere considerata il maggior artefice di questo miracolo balcanico. Invece le buone notizie non fanno notizia e, da quando sull'altra sponda dell'Adriatico non si spara più, l'Albania è scomparsa dalle cronache dei giornali. Su Emporion, poco più di un anno fa, avevamo raccontato in anteprima la crescita della nuova Albania.

Stiamo sempre aspettando...

... che la Mondadori di Silvio Berlusconi si decida a pubblicare la traduzione del libro di John Micklethwait e Adrian Wooldridge, The Right Nation, di cui la casa di Segrate ha acquistato mesi fa i diritti. Con due speranze: 1) che cambi l'obbrobrioso titolo previsto ("O con noi o contro di noi"); 2) che lo pubblichi entro il 2008.

The Right Nation/2. La scommessa italiana

Seconda parte, pubblicata gratuitamente on line, della sezione sulla Right Nation che ha aperto il numero di Ideazione di gennaio-febbraio. E' la scommessa italiana, la traccia da seguire per replicare anche da noi, con le differenze inevitabili, la riscossa conservatrice americana. Analisi storiche sull'egemonia culturale della sinistra, corsivi e consigli, una straordinaria mappa sui think tank e sulle riviste di centrodestra che già esistono oggi in Italia, un dotto saggio teorico sulla Right Nation di casa nostra.

In Siberia con Barzini

DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE. Vladivostok, 12 aprile – Il nostro arrivo a Vladivostok è stato ritardato di un giorno dal tempo burrascoso. Un vero tempo da lupi - lupi… di mare, s’intende. Abbiamo passato una notte d’inferno fermi a dieci miglia dal porto, a causa della nebbia. La campanella di bordo suonava continuamente per prevenire il pericolo di una collisione. Ogni momento un urlo lugubre ci giungeva da lontano, portato dal vento che faceva vibrare tutte le sartie come corde d’arpa. Un urlo lamentoso, una specie di ululato; era la sirena del faro di Skreploh che avvertiva le navi al largo del pericolo.
Per leggere il seguito di questo reportage del 1901 cliccate qui. Questa, invece, è la biografia di Luigi Barzini. Per Ideazione ne ho tracciato tempo fa un breve ritratto: ecco il link.

giovedì, febbraio 24, 2005

Esportare la democrazia... in Moldavia

Moldova's Communist Party is heading for a second election victory and, this time, it is looking to Brussels, not Moscow [articolo su Transition On Line].

Esportare la democrazia... in Asia centrale

The Akaev government has all but squandered its potential to be remembered as a progressive force. The danger now, argues the executive director of the International Helsinki Federation for Human Rights, is that it will pull Kyrgyzstan into chaos [articolo su Transition On Line].

lunedì, febbraio 21, 2005

Geografie letterarie - Alessandro Piperno

Alessandro Piperno è un genio. Lo dico senza aver letto il suo romanzo, ma avendo visto la sua intervista pochi minuti fa su Otto e Mezzo.

Germania - Carnevale sul Reno

Divertente reportage del New York Post sul carnevale tedesco che si svolge ogni anno nelle città lungo le rive del Reno: Costanza, Mainz (Magonza), Colonia. Una tradizione che risale al periodo medievale, poco conosciuta anche nel resto d'Europa [Link].

domenica, febbraio 20, 2005

Iraq, la guerra di Internet

Fuori due!

Penisola iberica - Domeniche elettorali

La Spagna al referendum per approvare il trattato europeo. E' il primo dei venticinque paesi che compongono l'Unione (ma non in tutti saranno i cittadini a votare: in Italia ad esempio no, lo vieta la Costituzione nazionale). Favoriti i sì ma bisogna tener d'occhio la percentuale degli astensionisti. Le notizie in tempo reale su El Mundo. I commenti in stile Reale su 1972: qui, e qui. La vicenda della lattina è grottesca e ci fa rivalutare statisti del calibro di Schifani e Mastella.

In Portogallo si sceglie il nuovo governo, dopo il periodo di instabilità seguito alle dimissioni di Manuel Barroso, trasferitosi a Bruxelles alla guida della Commissione europea. Nel disincanto generale, in vantaggio il candidato socialista. Sempre da El Mundo il quadro generale, da Publico le ultime notizie, anche se pare che tutti i portoghesi, oggi, siano più interessati a questo.

UPDATE. Vittoria socialista in Portogallo. In Spagna il 42 per cento degli elettori si reca alle urne per il trattato europeo: 76% i sì, 17% i no.

sabato, febbraio 19, 2005

Bush goes to Europe

Da domani il presidente George W. Bush sarà per quattro giorni in Europa. Visiterà Bruxelles (Belgio), Mainz (Germania) e Bratislava (Slovacchia). Incontrerà tra gli altri Manuel Barroso, Jacques Chirac, Tony Blair, Gehrard Schröder e Vladimir Putin. Al centro dei colloqui il rilancio delle relazioni transatlantiche dopo la guerra in Iraq, di fronte alle nuove sfide globali. Letture, analisi e commenti dai think tank e dalle riviste dell'area conservatrice degli Stati Uniti.

HERITAGE FOUNDATION

Key Issues and Recommendations
di Nile Gardiner e John Hulsman

Improving US-EU Relations
di Helle Dale

NATIONAL REWIEW

How to Euro-Speak
di Denis Boyles

The Bear is Back
di Ilan Berman

WEEKLY STANDARD

Bush Goes to Europe
di Gerard Baker

Dealing with Putin
di James M. Goldgeier e Michael McFaul

Democracy in Russia
di Bruce P. Jackson

WASHINGTON TIMES

Arabs trasforming Old Europe
di Diana West

ORLANDO SENTINEL

Europe is more a competitor than ally
di Peter A. Brown

Libano - Terzo giorno di proteste

Fiaccolate, cortei, proteste. Non si placa in Libano la protesta anti-siriana. A tre giorni dall'uccisione dell'ex primo ministro Rafik Hariri, in numerose città del paese i cittadini hanno intensificato la loro opposizione. Lo slogan: "Fuori i siriani dal Libano". La situazione è sempre più incandescente [CNN].

Vietnam - Montagnard ancora perseguitati

HANOI (Vietnam) - In un recente documento informativo di 25 pagine pubblicato dalla HRV (la più grande organizzazione di diritti umani con base in USA) sono riportate nuove informazioni su un recenti arresti su larga scala e torture di cristiani Montagnard che abitano sull'altopiano centrale in Vietnam. La decisione della Cambogia di chiudere il suo confine nord orientale con il Vietnam per fermare l'afflusso di Montagnard che domandavano asilo arriva proprio insieme ad allarmanti nuovi rapporti di arresti di massa, tortura e aumentata persecuzione verso i cristiani di questa regione. "Il cattivo trattamento del governo vietnamita verso questi credenti continua indisturbato" ha detto Brad Adams, direttore esecutivo della divisione asiatica della HRV che continua affermando che "invece di chiudere i confini alla gente in cerca di asilo, il governo della Cambogia dovrebbe lavorare con l'agenzia dei rifugiati delle Nazioni Unite per fornire un rifugio alle persone che fuggono la tortura e gli arresti arbitrari". (Fonte: The Christian Post)

venerdì, febbraio 18, 2005

Giù le mani, Gerhard

THE ECONOMIST
BERLIN BRIEFING (February 2005)

Sweetened Rice
German newspapers in early February were filled with the visit of Condoleezza Rice, America's secretary of state. As part of a quick trip to Belgium, France and Germany, among other countries, Ms Rice visited Berlin, spending the night in a bullet-proof suite at the Intercontinental hotel. During the trip, Ms Rice worked hard to show that her attitude towards Europe had changed since the beginning of the war in Iraq, when she famously quipped “Punish France, ignore Germany, forgive Russia”.
Gerhard Schröder, Germany's chancellor, joked and laughed with Ms Rice during a surprisingly entertaining half-hour press conference on February 4th. Mr Schröder rarely speaks in English for any length of time, but he seemed happy to make an exception for his illustrious guest.

Iraq - Composizione del nuovo Parlamento

Un grafico e un commento [Link].

Medio Oriente - Ritardi italiani

Magdi Allam, sul Corriere della Sera, invita l'Italia politica a non attardarsi in polemiche del passato sulla guerra in Iraq e a valutare con grande attenzione i nuovi sviluppi in atto. La guerra in Iraq è ormai storia. Le questioni all'ordine del giorno sono altre, a cominciare da Libano, Siria e Iran, per passare al processo di pace riavviato tra Israele e Palestina. Ormai si giocano altre battaglie. Se ne sono accorti anche Francia e Germania. Sarebbe un peccato, dopo aver tenuto la barra diritta negli anni precedenti, tornare ai margini delle iniziative che contano [Link].

Inviti spagnoli

Non dimenticate di far visita continuamente al blog 1972 di Enzo Reale per tenere sotto controllo l'evoluzione delle vicende spagnole. La stampa italiana ne parla poco, perché Zapatero, el ZP, non ci sta facendo una bella figura. Ma 1972 non demorde e ci regala punti di vista originali, aggiornati, sempre con grande equilibrio.

giovedì, febbraio 17, 2005

Le notti di Kabul (1998)

"Prima di scendere dall'aereo era d'obbligo coprirsi con un velo, ma il vero choc mi aspettava all'uscita dall'aeroporto, per le strade di Kabul: l'impatto con la totale segregazione sessuale imposta dai taleban era inimmaginabile. Una società amputata della sua metà, la nostra metà. Per le strade si vedevano solo maschi, dietro i quali, a volte, come un'ombra apparivano dei burqa ambulanti, fantasmi senza volto, senza voce, senza nome. Le donne non potevano prendere un taxi o un bus se non accompagnate da un parente, subito dopo l'arrivo dei taleban a Kabul, nel settembre del 1996 non potevano nemmeno uscire di casa, misura che rischiava di far morire di fame tutte le vedove che, in un paese in guerra da oltre vent'anni, sono decine di migliaia. I taleban avevano così dovuto rivedere, ma solo parzialmente, la loro decisione. Le donne rimanevano il grande pericolo da fronteggiare con la cancellazione della loro presenza. Se non le si poteva recludere occorreva tenerle chiuse dentro un burqa. Anche quando uscivano di casa, non dovevano essere viste né sentite: vietata la voce che può suscitare richiami sessuali o i tacchi che, con il loro ticchettio, potevano far notare l'inquietante presenza femminile. Per non parlare del trucco che tuttavia le donne sfoggiavano non appena potevano sollevare il burqa."
Giuliana Sgrena, Alla scuola dei taleban, 2002
Oggi a Kabul le donne sono tornate visibili. Escono di casa, lavorano, addirittura votano. Possono togliersi il burqa, se lo desiderano. Grazie alla guerra degli americani voluta da George W. Bush. Sono le contraddizioni della vita e i paradossi che seminano dubbi nelle posizioni ideologiche. Più che liberate la pace, questo blog chiede: liberate Giuliana Sgrena!

mercoledì, febbraio 16, 2005

Libano - Funerali ad alta tensione

Tra l'imponente folla che sta prendendo parte stamani a Beirut ai funerali di Rafic Hariri, l'ex premier ucciso due giorni fa in un attentato, sono stati ripetutamente scanditi slogan contro la Siria, ancora presente in Libano con circa 14.000 soldati [Ansa].

Il Foglio offre oggi un'ampia analisi sulle manovre in atto nell'area mediorientale [Il Foglio].

martedì, febbraio 15, 2005

Conflitto d'interesse

L'Unione si disunisce sulla missione italiana in Iraq. In Parlamento voteranno "no", un no di principio come dice D'Alema, anche se Marini gliela canta per tutto il giorno, Rutelli vota in disaccordo, Mastella conferma il sì in aula e Prodi confeziona una risposta stizzita e presuntuosa da Parigi (dove abbraccia il suo sodale Chirac). Qui ne discutono due blog importanti [JimMomo e Wind Rose Hotel]. Intanto Ballarò parla di Università. Sempre sulla notizia, eh?

Libano - Tornano le bombe

Eccellente articolo di Federico Punzi su Ideazione.com che analizza le ripercussioni (drammatiche) dell'attentato che ieri ha colpito la città di Beirut, nel quale è stato ammazzato l'ex premier Rafiq Hariri. Federico Punzi è l'autore del blog JimMomo, già inserito nei link dei blog italiani qui a fianco. Alta tensione questa mattina in tutto il Libano e disordini a Beirut dove i manifestanti hanno circondato la sede del partito Baath al potere. A Sidone, città natale di Hariri, cittadini in corteo hanno richiesto il ritiro delle truppe siriane dal paese [da Repubblica.it]. Segnalo inoltre il commento di Paolo Garimberti, sempre su Repubblica.it, che ricostruisce anche l'atmosfera della Beirut cosmopolita e libertina degli anni Sessanta.

lunedì, febbraio 14, 2005

Orange revolution in NY

People flocked to Central Park yesterday to view "The Gates" on the sunny second day of the 16-day installation. For those wishing a souvenir, volunteers are handing out 1 million swatches of the fabric used for "The Gates" [Link].

Il lifting di Repubblica.it

Repubblica.it si fa il lifting [Link]. A noi non piace. E neppure ai suoi lettori: sul forum interno, il messaggio più gentile è: aridatece quella de prima!

domenica, febbraio 13, 2005

A Johannesburg con Bartoli

"Johannesburg - E’ cresciuta in fretta, Johannesburg. E’ venuta su nel giro di pochi decenni, figlia davvero del ‘900; nel corso di neanche trent’anni ha decuplicato la sua area. Né il lavoro è finito. La città è ancora un cantiere: da tutte le parti tirano su muri e case, levano gli scheletri delle impalcature, martellano, costruiscono. Sotto, scorre il filone dell’oro, questo fiume giallo e immobile, questa prodigiosa ricchezza. Sotto, fin quasi a tremila metri di profondità, in spazi senza luce, in caverne soffocate, in gallerie bianche come corsie d’ospedale, lavorano gli uomini, i bianchi, i negri. Ma questi soprattutto, i bantù, ancor più preziosi dell’oro".
Per leggere il seguito di questo reportage del 1934 cliccate qui. Questa, invece, è la biografia di Domenico Bartoli.

sabato, febbraio 12, 2005

CNN - Jordan, you're fired!

Chi di balla ferisce, di balla perisce [Link1, Link2, Link3].

Bosforo

"Il muggito ritmico di una sirena lo indusse a scendere dal letto. Raccolse i calzoni del pigiama dallo scendiletto, se li infilò, cercò le pantofole senza trovarle, e si decise infine ad andare a tirare le tende, scalzo. Aperta la portafinestra, uscì sulla terrazza della stanza. E di colpo, davanti ai suoi occhi abbagliati, apparve il magnifico spettacolo del Bosforo scintillante sotto il sole mattutino.

I ferry-boat e le grandi navi-passeggeri che fanno la spola fra Istanbul e Scutari, o Haydarpasa, solcavano veloci lo stretto braccio di mare. Due grossi carghi, rossi e neri, si dirigevano lentamente verso il Mar di Marmara. Venivano dal Mar Nero, da un porto russo probabilmente. Lente e pesanti, le grandi barche da pesca, che, con le strutture superiori incurvate e dipinte di ingannevoli colori vivaci, davano l'impressione di essere sempre lì lì per naufragare, si trascinavano nella scia dei carghi. Proprio sotto, a ridosso della riva, le solite barche a remi cariche di frutta e di legumi ballavano come turaccioli sulle onde alte e corte".
Jean Bruce, Alta tensione sul Bosforo, 1962

venerdì, febbraio 11, 2005

Berlusconi ci copia

Repubblica.it: "Da Berlusconi due battute anche sul nuovo simbolo del centrosinistra: 'Evidentemente nostalgici dell'Unione Sovietica nel nome hanno resuscitato l'Unione, appunto l'Unione Sovietica, con i colori nel simbolo che significa che ne vedremo di tutti i colori'. Pronta la replica del leader dell'Unione Romano Prodi. 'Capisco: nella sua ossessione - ironizza il Professore - ricorda solo l'Unione Sovietica e si dimentica l'Unione Europea' ".

Noi, invece, non l'avevamo dimenticato e infatti le abbiamo unite assieme [Link].

Sì, viaggiare: Ideazione went to New York...

... e in uno degli ultimi incontri ebbe la ventura di passare per la redazione della National Review. E di conoscere Jay Nordlinger, il giovane e brillante caporedattore della rivista leader del conservatorismo americano. Oggi Jay ha raccontato nella sua rubrica Impromptus la nostra visita. E ha linkato il sito di Ideazione, facendo schizzare in alto i già alti contatti del nostro giornale on line. Ecco cosa ha scritto Nordlinger:

"Not long ago, I met with a group of very impressive people in NR's offices. They were the gang from Ideazione, an Italian magazine and think tank. (They are a one-stop-shopping bunch.) These are the "American-style conservatives" of Italy, a fairly lonely group, despised by the Left, of course, and also by much of the Right, which is fascistic and vile. I urge anyone who can read Italian to avail himself of Ideazione: www.ideazione.com. And I urge everyone else to remember, somehow, this inspired and inspiring group in Italy. One more thing about them: They remind me of NR, circa 1960. Go get 'em, fellas".

Farà piacere ai lettori del bimestrale Ideazione (e dell'edizione on line) sapere che Jay Nordlinger scriverà regolarmente per la nostra rivista. Così, anche chi non ha dimestichezza con l'inglese, potrà apprezzare il suo acume e il suo stile.

Fiat, Italia: Lapo Orso Capo

Falò delle banalità in casa Fiat (Italia) dove il giovane Lapo, non pago di aver spacciato per innovativo il nuovo logo della casa (Italia love Fiat, con un love trasformato in cuore: ma se doveva copiare, proprio il logo di New York doveva riprendere, che è il più conosciuto del mondo?), adesso s'è messo in testa di far diventare simpatica anche la Juve. Ci vorrebbe uno smile, ha detto, sulle tute della squadra perché questa Juve non sorride mai. E la dirigenza dovrebbe acquistare giocatori teneri e carini. C'è chi lo prende ancora sul serio, questo qua. Chi lo manda solennemente affanculo, come Giraudo. E chi lo prende per il culo, come Andrea Marcenaro sul Foglio:

Ci mancava giusto la frattura tra la Juve e la Famiglia, e che crollasse l’ultima certezza. Ma adesso, con chi stare? Dalla parte di Lapo Elkann? Del fratello di Yaki? Dalla parte, cioè, dell’unica grande famiglia europea i cui rampolli hanno dei nomi che assomigliano tutti a quello del cane Bobi? O stare con Giraudo, che poi vuol dire la bagna cauda e tutti i Pautasso del torinese? Schierarsi con chi dice: “Ci vuole uno smile sulla giacca della Juventus, il clima è teso: servono giocatori simpatici e teneri”? O con chi controbatte: “Affanculo lo smile, ci vorrebbe Ghidella, che almeno lavorava”? Stare con Yaki, il quale si batte per l’eleganza dello sport? O con Giraudo-Pautasso, che si batte contro quel rompicoglioni di Yaki? O con Luca Cordero che tanto per cambiare, nel frattempo, fischietta guardando altrove? Detta come va detta, noi si propendeva di più per il genere Pautasso. Ma essendo la faccenda delicata, abbiamo chiesto consiglio. E abbiamo fatto male. Perché a uno che chiama Detroit, e si fa passare la General Motors, non devono permettersi di rispondere: “Signore, lasci perdere, è una storia di figli del put”.

giovedì, febbraio 10, 2005

Italia - Foibe, la memoria ritrovata

Su Ideazione, l'opinione del presidente della Provincia di Trieste, Fabio Scoccimarro [Link].

Unione europea, sovietica, prodiana

E' «L'Unione» il nuovo nome della coalizione di centrosinistra, raffigurato in un simbolo con l'apostrofo rosso per richiamare l'Ulivo. La scritta «L'Unione» campeggerà su uno sfondo che richiama l’arcobaleno, simbolo dei pacifisti. Alla faccia della presunta svolta riformista [Il simbolo].

Oi oi... oil. For Formigoni?

Si approfondisce la pista italiana dello scandalo Oil for Food che coinvolge le Nazioni Unite, il segretario generale Kofi Annan, suo figlio Kojo, il suo ex Boutros Boutros Ghali. E ora anche il governatore della Lombardia Roberto Formigoni. A metterlo in difficoltà, un'inchiesta giornalistica condotta dal Sole 24 Ore e dal Financial Times. Qui la puntata italiana di Claudio Gatti [Link]. Guai in vista per il terzo mandato regionale? Christian Rocca, sul Foglio, ricostruisce i fatti [Link].

UPGRADE (11-2-05). Replica del governatore della Lombardia che lamenta una campagna di stampa per motivi politici ed elettorali [Link]. Corsivo in risposta del direttore del Sole Ferruccio De Bortoli [Link].

Li chiamavano mercenari

C'è stato un giorno in cui siamo stati orgogliosi di essere italiani. Quel giorno è tornato. Salvatore Stefio ha aperto un blog, per riflettere [Link].

mercoledì, febbraio 09, 2005

Condy - Un'americana a Roma

Il resoconto dell'incontro fra il Segretario di Stato americano Condoleezza Rice e il Ministro degli Esteri italiano Gianfranco Fini [Link]. Per i Condy-fans, foto di Condy in Vaticano1 e Vaticano2, Condy in un palazzo romano, Condy a Berlino mentre fa lezione a Schroeder e a Parigi un attimo prima di bacchettare Chirac.

UE - Divieti e simboli: Daniel Cohn-Bendit

Ci voleva un verde ex-sessantottino per dire l'unica cosa sensata. Ma è noto che Daniel Cohn-Bendit è una persona intelligente [Link].

The Right Nation 1/La lezione americana

Guadagnare è importante (decisivo per mantenere una rivista come Ideazione). Divulgare pure. Specie se si tratta di un numero che ha avuto tanto rilievo come l'ultimo, dedicato alla Right (Italian) Nation. Il percorso di riscossa culturale che hanno compiuto i conservatori negli Stati Uniti e l'esempio che noi italiani possiamo seguire per realizzare, anche qui, un bilanciamento delle posizioni culturali con la sinistra. Ecco perché, nonostante il numero sia ancora in edicola e nelle librerie (ma chi ama le collezioni farebbe comunque bene ad acquistarlo), abbiamo deciso di offrirvelo in rete. Gratis. Prima parte: la lezione americana. Fra qualche settimana la seconda parte dedicata all'Italia. Free, su Internet, il numero di Ideazione che sta facendo discutere il Paese [Link].

martedì, febbraio 08, 2005

Europa, nazismo e comunismo: l'ambiguo Frattini

Lo sapevo che non ci si doveva fidare. Vanno a Bruxelles e diventano eurocrati, cioè burocrati del politicamente corretto. La storia è questa. Dopo lo scandalo del principino Harry vestito da nazi ad un party di carnevale, un gruppo di parlamentari tedeschi ha proposto alla Commissione europea di mettere al bando, in tutti gli Stati dell'Unione, i simboli della svastica e del fascio. Via le icone di nazismo e fascismo, in tutte le loro declinazioni continentali, compresi i simboli falangisti eccetera eccetera . A Frattini, voglioso di far bella figura cavalcando il buonismo a poco prezzo, era sembrata una buona idea. L'aveva caldeggiata, poi sponsorizzata, quindi fatta propria [Link].

All'Economist, invece, non era piaciuta. Dopo aver sfottuto le reminiscenze fasciste nei palazzi del potere romano (a proposito, anche nel giorno della memoria una commemorazione si è svolta in una sala piena di simboli fascisti) il settimanale inglese avanzava un dubbio: così facendo i tedeschi vorrebbero dirottare la responsabilità del nazismo su tutta l'Europa. Non una tragedia tedesca, ma un tragedia europea. Troppo facile [Link].

E però alcuni parlamentari dei nuovi paesi dell'Est, appena entrati nell'Unione (Europea) e da poco usciti dall'Unione (Sovietica), hanno chiesto a Frattini di fare di più. Di accomunare nel bando i simboli del totalitarismo nazi-fascista e i simboli del totalitarismo comunista. Questi paesi hanno assaggiato, nella seconda metà del secolo, il tallone dell'Armata Rossa. Dunque, via anche falce e martello, che a loro ricorda lager, repressione, fame e terrore [Link].

Apriti cielo. L'idea non era tanto buona. O, almeno in un primo momento, a Frattini non è piaciuta. Tocca rifarsi una verginità bruxellese e rinnegare quel che il suo Presidente del Consiglio ripete ogni giorno da ogni palco: "Il comunismo è paragonabile al nazismo e al fascismo e porta alla miseria" [discorso, reazioni]. Il portavoce del commissario Ue aveva dichiarato a caldo, che Frattini "vuol fare una distinzione tra simboli del nazismo e simboli del comunismo [Link]". Poi lo stesso Frattini, di fronte al montare della polemica, aveva riequilibrato i toni, senza mai abbandonare il comodo angolo dell'ambiguità [Link].

Se ne parlerà, dunque, al prossimo vertice dei ministri europei della giustizia in programma il 24 febbraio. Ma intanto la polemica non si placa [Link].

Sharm el-Sheikh - Toh, il perfido Sharon

"We must all announce here today that violence will not win, that violence will not be allowed to murder hope. We hope that today we are starting a new period of tranquility. Only actions and not words – this is the only way to attain the vision of two states living side-by-side in peace and tranquility". Ariel Sharon, Summit di Sharm el-Sheikh, 8 febbraio 2005 [Link].

Insomma, ci voleva la morte di Arafat, ci voleva il voto in Iraq, ci voleva la guerra al terrorismo islamico, ci voleva George W. Bush, ci voleva un Segretario di Stato all'altezza. Ci vorrebbe che alla maggioranza dei giornalisti italiani gli si seccasse l'inchistro della penna!

Orange World

Via 1972, come si diffonde l'onda arancione.

lunedì, febbraio 07, 2005

USA - Notte di SuperBowl

Notte di SuperBowl negli States. Patriots contro Eagles a Jacksonville (Fla). Qui si tifa per gli Eagles di Philadelphia. Nel basket NBA, invece, va sempre peggio. Perché gli amati Knicks non ne azzeccano più una [Link].
UPDATED: vabbé, ci abbiamo provato [Link].

Il sorvegliato speciale

Sull'onda della Right Nation un blog legge l'ultimo numero di Ideazione e avvia il censimento. Walking Class, con la sua dote di politica estera e viaggi, è della combriccola.

Gli scoop di Al Jazeera

Fox News prende per i fondelli i "giornalisti" di Al Jazeera che, in occasione del rapimento del pupazzo di un militare Usa spacciato per il soldato John Adams, ha continuato a far scorrere la notizia dell'ultimatum dei falsi sequestratori anche quando tutto il mondo già sapeva che si trattava di una bufala [Link]. L'unica ancora in apprensione era Barbie.

domenica, febbraio 06, 2005

In Iran con Aponte

"Sciraz – Seduti a un rozzo tavolo sulla strada, bevevamo il tè in un villaggio tra la curiosità premurosa dell’oste e della sua gente, quando è giunta una grossa carovana. Allora nessuno si è più occupato di noi.Un centinaio di grossi cammelli lanosi è stato raccolto a gran forza di urla in una spianata fra due case in rovina; e il capocarovana, dal viso quasi mongolo, con due lunghi baffi spioventi, è venuto a sedere vicino a noi, a un tavolo sul quale era stato disteso in fretta il miglior tappeto della “ciaianèh”. Il ragazzo della carovana gli ha messo dinanzi il “caliàn”. L’oste gli ha recato un lucido “samovàr”. E fumando, e sorseggiando il tè, egli dava ai suoi uomini le disposizioni per il bivacco. La sua “pustina” di pelle, gettata sulle spalle, conservava le maniche rigide, orizzontali, da spaventapasseri; e quando egli gestiva, sembrava avesse quattro braccia come un idolo indiano".
Per leggere il seguito di questo reportage del 1937 cliccate qui.
Questa, invece, è la biografia di Salvatore Aponte.

sabato, febbraio 05, 2005

Thailandia - Dopo lo tsunami

Un mese dopo, il turismo torna lentamente a rappresentare la più efficace strada per la rinascita economica delle regioni asiatiche colpite dallo tsunami. Gli aiuti della solidarietà internazionale, dopo aver permesso di affrontare l'immediata emergenza, serviranno a ricostruire anche le infrastrutture necessarie. L'inviato del Washington Post torna a Phuket, il più noto resort tailandese, per raccontare il ritorno dei turisti e le speranze dei locali [Link].

Il sabato democratico

Sciarpa arancione al collo e guanti di lana tagliati, da cui spunta un dito indice tinto d'inchiostro. Buon week-end.

venerdì, febbraio 04, 2005

Italia - Il grande freddo dei "riformisti"

Ogni tanto capita anche di scrivere di politica interna. Sul Congresso dei Ds:

"Non si sentiva volare una mosca in quei secondi interminabili, dopo che Fassino aveva pronunciato la frase madre di tutte le giravolte, quella sull’Iraq, sulla resistenza e sugli otto milioni di votanti che grazie alla guerra di Bush e dei suoi alleati s’erano gettati alle spalle gli anni della dittatura saddamita intingendo le dita nell’inchiostro elettorale. Non si sentiva volare una mosca, che se una mosca avesse volato sarebbe stramazzata a terra stecchita per il grande freddo che aveva avvolto l’immenso androne del Palalottomatica di Roma, da dove è partita la lunga marcia della Gad e di Romano Prodi verso le Regionali di aprile e le Politiche dell’anno prossimo". [Continua]

giovedì, febbraio 03, 2005

USA - Lo stato dell'Unione

In versione integrale e originale [Link]. Commenti di David Frum da National Review, John Podhoretz dal New York Post, Michael Franc della Heritage Foundation.

USA - Happy Days 30th Anniversary Reunion

Via Camillo: "In the two-hour reunion, series stars Scott Baio, Tom Bosley, Ron Howard, Erin Moran, Don Most, Marion Ross, Anson Williams and Henry Winkler will be joined by special guest stars Penny Marshall and Cindy Williams, plus a few surprise visitors, to reminisce about their fondest moments from the show's enormously successful eleven-year run" [Link].
Notate il saluto alla Di Canio di Arthur Fonzarelli, in arte Fonzie... heeeeeiiiiii!!! Da quando ha litigato con Veltroni...

Spagna - La sfida secessionista di Ibarretxe

Occhi puntati sulla Spagna sul blog gemello 1972. In primo piano la situazione basca: Ibarretxe ha ieri convocato nel paese basco le elezioni per il prossimo 17 aprile con l'intenzione di farne una sorta di referendum secessionista [Link]. La "breccia di Zapatero" comincia a far paura. L'autore di 1972, l'ottimo Enzo Reale, sta da qualche tempo illustrando ai lettori di Ideazione la complessa e delicata vicenda spagnola [Link].

mercoledì, febbraio 02, 2005

Germania - 5 milioni di senza lavoro

In Germania si parla di ripresa economica ma le cifre fornite dagli istituti di statistica forniscono dati diversi. Quello della disoccupazione arriva fresco fresco dall'Agenzia federale del lavoro e registra la cifra record di 5 milioni di tedeschi senza lavoro. In termini percentuali si sale al 12,1%. Anni fa si parlava di 4 milioni come soglia psicologica da non superare. Mai si immaginava che i disoccupati avrebbero potuto sfondare la soglia dei 5 milioni. E' la cifra più alta dalla spaventosa crisi economica del 1930.

Le analisi della BBC e del Tagesspiegel. Qui invece i dati relativi alla capitale Berlino: anche in questo caso record negativo, 19,4% di disoccupati [Link].

Città del Vaticano - Il Papa ricoverato al Gemelli

Quella che ha colpito il Pontefice è una normale influenza che, negli scorsi giorni, non aveva destato particolari preoccupazioni. Secondo informazioni raccolte da Walking Class, nessun ricovero speciale era stato approntato all'ospedale Gemelli, segno che le condizioni di Papa Giovanni Paolo II non venivano ritenute gravi in nessun modo.

Nella serata di ieri, invece, complicazioni respiratorie hanno consigliato il ricovero al Gemelli. Enorme preoccupazione tra i fedeli e apprensione nelle cancellerie internazionali.

Secondo fonti ospedaliere, il papa ha trascorso tranquillamente la nottata. Il portavoce Joaquim Navarro Valls ha dichiarato ieri notte: "La sindrome influenzale da cui il Santo Padre è stato affetto da tre giorni questa sera si è complicata con una laringo-tracheite acuta e crisi di laringospasmo. Per questo motivi è stato deciso l'urgente ricovero presso il Policlinico Gemelli che è avvenuto alle ore 22:50 del primo febbraio". Navarro ha smentito che il Pontefice sia mai entrato in rianimazione.

Questa mattina il portavoce ha ulteriormente rassicurato sulle condizioni del Papa, che ha trascorso una nottata tranquilla. La febbre è scesa, non ha mai perso conoscenza, ha fatto una leggera colazione e ha presieduto alla celebrazione della messa nella sua stanzetta al decimo piano del policlinico. Scarne comunque le informazioni di Navarro. Nessun ulteriore comunicato ufficiale è previsto per oggi.


Link per seguire le notizie in diretta:

Italia e Città del Vaticano
Ansa
AdnKronos
Radio Vaticana
L'Osservatore Romano
Repubblica
Corriere della Sera

Estero
FoxNews
CNN
BBC
Le Figaro
Frankfurter Allgemeine Zeitung
El Mundo

Approfondimento
Giovanni Paolo II
Il sito sul Papa ideato e cirato dal giornalista Franco Oliva (tra le varie cose corrispondente di Ideazione da Madrid) con una ricchissima dote di informazioni sul lungo pontificato del Pontefice polacco.

A Londra con Malaparte

"Oxford o Cambridge? Il cielo è grigio e piovoso, pigre nuvole gialle si addensano sulle case di Chelsea, sugli alberi di Battersea, sulle ciminiere di Hammersmith , ma un tiepido vento primaverile scivola sul pelo dell’acqua, segue leggero ed estroso i sette chilometri di percorso che fra poco, tra il ponte di Putney e il nuovo ponte di Chiswick, l’Otto azzurro di Cambridge e l’Otto turchino di Oxford risaliranno a colpi di remo nel tuono di applausi di un milione di spettatori".
Per leggere il seguito cliccate qui.

martedì, febbraio 01, 2005

Per non dimenticare

Comunisti Italiani
Il sito on line del partito di Cossutta e Diliberto, alleato di Prodi alle prossime elezioni.

Liberazione
Solo una vignetta nell'edizione on-line. Furbi o disattenti? (Rifondazione alleata di Prodi alle prossime elezioni).

L'Unità
Iraq? Chi l'ha visto? L'apertura è questa, se vi pare. Ieri, invece, avevano tifato per le bombe (Ds, alleati di Prodi alle prossime elezioni).

Verdi
Difficile trovare qualcosa on-line, ma dal sito personale di Alfonso Pecoraro Scanio vi rimando a questa chicca. Domanda: "E in politica estera, mettete qualche condizione sulla linea politica come fa Bertinotti?". Risposta: "In politica estera vogliamo che la linea dell'Ulivo sia la linea Zapatero: mai più guerre preventive, né un euro né un uomo in Iraq, come del resto stanno facendo Francia e Germania".

Europa
Ah, l'Occidente. I rimpianti della Margherita.

Do you remember, Romano?
Prodi l'antiamericano, proprio sull'Iraq. Volete consegnare la politica estera italiana a questo campione?

Do you remember Giuliano?
Quando Giuliano Amato riconosceva l'antiamericanismo nelle politiche dell'Ulivo.

E ora tutti a Baghdad

Forse ci lasciamo un po' prendere dall'entusiasmo, ma per chi volesse giocare all'inviato di guerra, la via è questa [Link].

Allora, ve lo leggete o no?

Il libro di Natan Sharansky, The case for Democracy !!!

Iraq - L'analisi di Heritage e American Enterprise

Entusiastica la reazione dell'American Enterprise Institut, favorevole al progetto della guerra preventiva e dell'esportazione della democrazia, e della guerra in Iraq per spodestare Saddam, aprire il paese alla democrazia e avviare in Medio oriente un processo virtuoso e contagioso di libertà. Qui l'articolo di Michael Rubin [Link].

Più cauta l'analisi della Heritage Foundation che, come tutti gli ambienti "old-conservative", suggerisce un atteggiamento realista della politica estera americana. Qui le osservazioni di James Phillips, scritte però due giorni prima del voto in Iraq [Link].