Albania-Italia, i vicini ritrovati.
Le luci di Durazzo appaiono all’improvviso sulla linea dell’orizzonte, dritto oltre la prua della nave, a squarciare il buio denso e angosciante della notte adriatica. In piedi sul ponte del traghetto “Palladio” ci lasciamo trasportare verso il mistero Albania cullati dalle onde del mare e da una nenia balcanica trasmessa dalla radio di bordo. Le luci della città si fanno più intense e vicine mentre l’umidità avvolge tutto in un alone di magia e i fari rossi e verdi del porto sfilano silenziosi sul fianco della nave. L’Albania si presenta così: il calore di un porto, la tranquillità di una città sprofondata nel sonno, i raggi violacei dell’alba che spunta dietro le montagne. Quattro ore più tardi Tirana ci presenterà l’altro volto. Immersi nel caos di Piazza Skanderbeg, pronti a schivare le ruote minacciose di un fuoristrada giapponese con targa tedesca o a rifiutare generose offerte di cambio al nero, con gli occhi gonfi per la polvere che il vento solleva a mulinelli, saremo faccia a faccia con le contraddizioni, le speranze e i problemi di un paese che, da otto anni, è tornato a confinare con l’Italia [Continua su Ideazione].