martedì, gennaio 25, 2005

Ucraina - Yulia for premier

Come rilevato nei post di dicembre, prosegue inarrestabile l'ascesa politica di Yulia Tymoshenko, l'eroina della rivoluzione arancione che ha restituito la legalità all'Ucraina, amata dai suoi sostenitori e odiata dai russi e dagli ucraini delle marche orientali. Il neo-presidente Yushenko l'ha nominata premier, assegnandole la guida esecutiva del paese. Putin, informato della scelta direttamente dal presidente, ha accolto la notizia con freddezza, secondo fonti giornalistiche russe.

Nel frattempo Yushenko, intervenendo a Strasburgo in occasione del Consiglio d'Europa (che raggruppa 46 nazioni), ha ribadito l'obiettivo primario della sua presidenza: l'ingresso nell'Unione Europea. Speciale sull'Ucraina della rivista di politica est-europea Transition on line (Tol). Purtroppo tutti gli articoli sono a pagamento. Per chi ritenesse utile la spesa ci si può abbonare (se siete interessati a quest'area ne vale la pena). La lista, comunque, è questa.

Gratuito è invece lo speciale di Emporion (la rivista on line di geopolitica edita da Ideazione in collaborazione con l'Enel). Cliccate qui.

L'Ucraina è stata al centro di molti colloqui avuti dalla redazione di Ideazione negli Stati Uniti. Sia fonti del Dipartimento di Stato che alcune teste d'uovo di fondazioni (in particolare Frances G. Burwell del The Atlantic Council e James M. Lindsay del Council of Foreign Relations) hanno evidenziato come la collaborazione Usa-Europa sul caso Yushenko abbia dimostrato che l'Occidente, se vuole, può operare unito a favore della democrazia. Un risultato importante che ha rimesso in moto un processo di avvicinamento che resta comunque difficile. E che infine segnala come l'Unione Europea agisca nella logica di una potenza regionale, anche se tradisce a parole ambizioni di tipo globale. Sull'Ucraina l'accordo c'è stato anche perché la sua evoluzione avrebbe inciso direttamente sul Vecchio Continente. Quando invece si tratta di agire su scenari geograficamente più lontani, l'Unione perde la visione d'insieme e i singoli Stati tornano ad agire secondo il proprio interesse nazionale.