Dice Repubblica che i mondiali pallonari di Italia ’90 furono peggio di una pisciata controvento. Ma molto peggio, perché furono “uno spreco”. Dice Repubblica, in una lenzuolata di due pagine, che “da Torino a Milano, adesso gli stadi sono tutti da rifare”. E “pure a Roma, Genova, Napoli, Bologna, Firenze, tutti quanti gli stadi da rifare”. Dice anche, Repubblica, che quella dei lavori, nel ’90: “Fu una cifra-scandalo. 1248 miliardi nei dodici stadi di Italia ’90, l’84 per cento in più di quanto era stato preventivato”. Precisa Repubblica, che “i dodici stadi ristrutturati, o costruiti ex novo, sono già roba da preistoria”. Un discreto management, come dire. Ma non è questo ad averci colpito di più nella formidabile denuncia giornalistica. Ad averci veramente colpito, nella formidabile denuncia di Repubblica, è stato che Repubblica, in ben due pagine dedicate alla faccenda, e tutte e due di fuoco, abbia trovato la forza di non fare nomi. Neanche uno, nemmeno per sbaglio. Questa sì che si chiama sobrietà. Noi eravamo ancora così ubriachi da capodanno che più leggevamo più Luchi Corderi di Montizemoli vedevamo.
Andrea Marcenaro, Il Foglio, gennaio 2005