The Corner: Weekend election coverage, Kerry, Dean & much more.
Jonah Goldberg: Iraqis now have their heroic story of resistance. 01/31 8:47 a.m.
David Frum: Iraq speaks.
James S. Robbins: The people were not cowed. 01/31 7:55 a.m.
W. Thomas Smith Jr. : “The excitement was contagious.” 01/31 7:51 a.m.
Henry Payne: Optimistic ex-pats voted in Michigan. 01/31 7:52 a.m.
Henry Payne: See Iraqis vote. 01/31 10:29 a.m.
Andrew C. McCarthy: 1864 & Jan. 30, 2005. 01/31 7:48 a.m.
Jim Geraghty: A question is answered.
lunedì, gennaio 31, 2005
Iraq - 70% al voto, 45% di donne
Vorrei avere sotto mano Alfonso Pecoraro Scanio, Fausto Bertinotti, Cesare Salvi, Rosy Bindi, Armando Cossutta, Massimo D'Alema, Piero Fassino, Valter Veltroni, Oliviero Diliberto, Romano Prodi, Vittorio Agnoletto, Francesco Caruso, Luca Casarini. E anche Marco Minniti (attenti al cognome, una i di troppo e una t di meno!!!) che sta annunciando a "Porta a Porta" il voto contrario dell'opposizione al finanziamento della missione italiana a Nassirya (80% dei votanti alle prime elezioni libere).
domenica, gennaio 30, 2005
Bush: "Voice of Freedom"
"Thank you". Questo il ringraziamento del presidente americano George W. Bush al popolo iracheno per il modo in cui si sono svolte le elezioni in tutto il paese. Con una breve dichiarazione dalla Casa Bianca, durata tre minuti, il Presidente ha ribadito l'importanza del voto di oggi, ha spinto l'Iraq a proseguire sulla strada della democrazia, ha elogiato quanti tra la polizia irachena e le forze di sicurezza anglo-americane hanno permesso una giornata elettorale senza gravi attentati: "World is hearing the Voice of Freedom" [Link].
Iraq - Almeno il 60 per cento alle urne
Sul lato del terrorismo, una giornata di ordinaria violenza, attacchi suicidi, bombe, morti. Ma se i terroristi dovevano dimostrare qualcosa di straordinario in questa giornata, hanno fallito. Sul lato della democrazia, oltre 8 milioni di iracheni hanno sfidato la paura e si sono recati alle urne. Molte le donne. Almeno il 60 per cento degli aventi diritto [Fox News].
Il Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice ha dichiarato alla trasmissione Fox News Sunday che il voto di oggi rappresenta "un notevole passo in avanti verso la democrazia dell'Iraq" [Link].
Qui il sito della Casa Bianca con la pagina speciale dedicata all'election day [Link].
Cronache della giornata e prime valutazioni positive anche dal sito della BBC [Link].
Il presidente statunitense George W. Bush parlerà alla nazione alle 13.00 ora di Washington (le 19.00 ora di Roma).
Il Segretario di Stato americano, Condoleezza Rice ha dichiarato alla trasmissione Fox News Sunday che il voto di oggi rappresenta "un notevole passo in avanti verso la democrazia dell'Iraq" [Link].
Qui il sito della Casa Bianca con la pagina speciale dedicata all'election day [Link].
Cronache della giornata e prime valutazioni positive anche dal sito della BBC [Link].
Il presidente statunitense George W. Bush parlerà alla nazione alle 13.00 ora di Washington (le 19.00 ora di Roma).
Iraq - Urne aperte
Al voto tra speranze e paure: FoxNews, Cnn, Bbc, Repubblica, Ansa.
Alì, l'autore del blob Free Iraqi racconta così l'attesa per la sua "prima volta":
"Sunday, January 30, 2005, I'm about to go to the voting center to cast my vote and I thought I should post few words to thank all my friends, the readers of this blog for their support and love for me, my brothers and all Iraqis. There was some fire exchange early this morning and American helicopters were patroling the sky above my head but now it seems quite. I turned on TV to see if there was any coverage but no Arab channel is reporting yet".
Seguite le impressioni della giornata sul suo blog.
Speciale Elezioni in Iraq del Corriere della Sera. Notizie, curiosità, interviste e ultimora.
Questo invece scrive Magdi Allam da Baghdad: "Come cittadino italiano di origine egiziana provo una profonda emozione nel constatare lo spirito determinato, partecipe, entusiasta con cui la maggioranza degli iracheni si appresta tra poche ore a votare liberamente per la prima volta nella loro storia. Si tratta di una svolta sul piano ideale e politico che fa ben sperare per tutto il mondo arabo. Perché registra l’affermazione della cultura della vita e del rispetto dei diritti fondamentali della persona. Sconfessando il pregiudizio sull’incompatibilità tra l’islam e la democrazia". Il suo forum lo trovate qui [Link].
Alì, l'autore del blob Free Iraqi racconta così l'attesa per la sua "prima volta":
"Sunday, January 30, 2005, I'm about to go to the voting center to cast my vote and I thought I should post few words to thank all my friends, the readers of this blog for their support and love for me, my brothers and all Iraqis. There was some fire exchange early this morning and American helicopters were patroling the sky above my head but now it seems quite. I turned on TV to see if there was any coverage but no Arab channel is reporting yet".
Seguite le impressioni della giornata sul suo blog.
Speciale Elezioni in Iraq del Corriere della Sera. Notizie, curiosità, interviste e ultimora.
Questo invece scrive Magdi Allam da Baghdad: "Come cittadino italiano di origine egiziana provo una profonda emozione nel constatare lo spirito determinato, partecipe, entusiasta con cui la maggioranza degli iracheni si appresta tra poche ore a votare liberamente per la prima volta nella loro storia. Si tratta di una svolta sul piano ideale e politico che fa ben sperare per tutto il mondo arabo. Perché registra l’affermazione della cultura della vita e del rispetto dei diritti fondamentali della persona. Sconfessando il pregiudizio sull’incompatibilità tra l’islam e la democrazia". Il suo forum lo trovate qui [Link].
Iraq - Letture in attesa del voto
Ecco gli articoli dello speciale della National Review sulle elezioni in Iraq:
Iraqis want the U.S. to honor their sovereignty.
Michael Rubin (01/28 8:03 a.m.)
Don’t underestimate the power of the ballot box.
Arthur Herman (01/28 8:07 a.m.)
Iraqis clearly want to participate in democracy.
James S. Robbins (01/28 8:18 a.m.)
It’s not too late to help some Iraqi Americans vote.
James Y. Rayis (01/28 9:29 a.m.)
KKK wannabes are at work.
Deroy Murdock (01/28 9:51 a.m.)
A day of haunting significance.
WFB (01/28 1:43 p.m.)
Tradotto in italiano per Ideazione:
L'Iraq dei coraggiosi
Michael Novak (01/28 8:00 p.m.)
Iraqis want the U.S. to honor their sovereignty.
Michael Rubin (01/28 8:03 a.m.)
Don’t underestimate the power of the ballot box.
Arthur Herman (01/28 8:07 a.m.)
Iraqis clearly want to participate in democracy.
James S. Robbins (01/28 8:18 a.m.)
It’s not too late to help some Iraqi Americans vote.
James Y. Rayis (01/28 9:29 a.m.)
KKK wannabes are at work.
Deroy Murdock (01/28 9:51 a.m.)
A day of haunting significance.
WFB (01/28 1:43 p.m.)
Tradotto in italiano per Ideazione:
L'Iraq dei coraggiosi
Michael Novak (01/28 8:00 p.m.)
Conservatori - Peggy Noonan vs. Larry Kudlow
Peggy Noonan, indimenticata assistente speciale di Ronald Reagan dal 1984 al 1986 e attualmente columnist del Wall Street Journal, ha criticato - da posizioni conservatrici - il discorso inaugurale di George W. Bush, giudicandolo troppo idealista e troppo neo-con. Oggi torna sulla vicenda rispondendo ai suoi critici. Folgorante l'attacco dell'articolo:
"I have been called old, jaded, a sourpuss. Far worse, I have been called French. A response is in order".
Ecco il seguito [Link].
Dalle pagine della National Review le risponde Larry Kudlow. Anche lui è un conservatore poco "neo", ma la pensa esattamente come il Presidente. Il suo commento inizia così:
"When you read that Jordan’s King Abdullah is taking steps to organize new elections in his country, with regional election districts that look a lot like Iraq’s, you realize just how wrong my friend Peggy Noonan is when she writes that President Bush’s inaugural speech forgot context".
E prosegue così [Link]. Il dibattito è aperto.
"I have been called old, jaded, a sourpuss. Far worse, I have been called French. A response is in order".
Ecco il seguito [Link].
Dalle pagine della National Review le risponde Larry Kudlow. Anche lui è un conservatore poco "neo", ma la pensa esattamente come il Presidente. Il suo commento inizia così:
"When you read that Jordan’s King Abdullah is taking steps to organize new elections in his country, with regional election districts that look a lot like Iraq’s, you realize just how wrong my friend Peggy Noonan is when she writes that President Bush’s inaugural speech forgot context".
E prosegue così [Link]. Il dibattito è aperto.
Diretta da Baghdad: i blog iracheni
Oggi è il gran giorno dell'Iraq libero. Per seguire in diretta passioni e paure dell'election day, ecco di seguito una ricca lista di blog iracheni, presa in prestito da Iraq the Model:
Iraq the Model
Healing Iraq
Iraq at a glance
Iraq&Iraqis
Road of a nation
Mesopotamian
Live from Dallas
Hammorabi
Nabil's blog
Kurdo's world
Losers blog
Star from Mosul
Ali Mohammed
Diary from Baghdad
Neurotic Iraqi wife
Iraqi humanity
Ibn Al Rafidain
Baghdad dweller
Democracy in Iraq
Free Iraq
Baghdad dweller
Free Iraqi
Kurdistan Youngs
An Iraqi's thoughts
Iraq the Model
Healing Iraq
Iraq at a glance
Iraq&Iraqis
Road of a nation
Mesopotamian
Live from Dallas
Hammorabi
Nabil's blog
Kurdo's world
Losers blog
Star from Mosul
Ali Mohammed
Diary from Baghdad
Neurotic Iraqi wife
Iraqi humanity
Ibn Al Rafidain
Baghdad dweller
Democracy in Iraq
Free Iraq
Baghdad dweller
Free Iraqi
Kurdistan Youngs
An Iraqi's thoughts
sabato, gennaio 29, 2005
Iraq - Pre-election day
IL GIORNO PRIMA
Giornata densa di attese e di preoccupazioni in Iraq. Da un lato i timori di attacchi terroristici per scoraggiare il più possibile i cittadini iracheni dal recarsi ai seggi. Fortissime misure di sicurezza a Baghdad e nelle principali città del paese. Nonostante la presenza di poliziotti e militari, la paura di attentati attenuerà l'afflusso degli elettori: è l'opinione del presidente ad interim Allawi.
RAZZI CONTRO L'AMBASCIATA USA A BAGHDAD
Attaccata con due razzi l'ambasciata americana a Baghdad. Bilancio: due morti e sei feriti. Ventiquattro il totale delle vittime di oggi, vigilia di voto. I terroristi hanno intensificato le azioni criminali, attaccando anche numerosi seggi elettorali.
LA FORZA DELLA DEMOCRAZIA
Ampi servizi sulle reti all-news internazionali. Servizi sulla BBC da Bassora e dalla Siria. Nella città meridionale dell'Iraq, basso il rischio di attentati e scarsa l'attività dei terroristi. Si parla solo del voto di domani e la popolazione appare molto eccitata da questa prima volta. L'Iraq libero dalla morsa del terrorismo vuole mettere alla prova la fragile democrazia irachena e porre il primo mattone della costruzione di uno Stato libero e indipendente. L'inviato della BBC da Damasco, invece, racconta le preoccupazioni del regime siriano per il voto di domani. La popolazione si accorge che al di là del confine qualcosa di grandioso sta accadendo e comincia a discutere anche apertamente della necessità di riforme in Siria.
LO SPECIALE DELLA BBC
Ottimo lo speciale on-line della BBC sul voto iracheno. Analisi, reportage, descrizione dei partiti e dei candidati in concorrenza, commenti sul futuro, fotografie, mappe interattive, servizi tv, archivio su tutta la vicenda irachena. Merita davvero una lunga visita [Link].
Giornata densa di attese e di preoccupazioni in Iraq. Da un lato i timori di attacchi terroristici per scoraggiare il più possibile i cittadini iracheni dal recarsi ai seggi. Fortissime misure di sicurezza a Baghdad e nelle principali città del paese. Nonostante la presenza di poliziotti e militari, la paura di attentati attenuerà l'afflusso degli elettori: è l'opinione del presidente ad interim Allawi.
RAZZI CONTRO L'AMBASCIATA USA A BAGHDAD
Attaccata con due razzi l'ambasciata americana a Baghdad. Bilancio: due morti e sei feriti. Ventiquattro il totale delle vittime di oggi, vigilia di voto. I terroristi hanno intensificato le azioni criminali, attaccando anche numerosi seggi elettorali.
LA FORZA DELLA DEMOCRAZIA
Ampi servizi sulle reti all-news internazionali. Servizi sulla BBC da Bassora e dalla Siria. Nella città meridionale dell'Iraq, basso il rischio di attentati e scarsa l'attività dei terroristi. Si parla solo del voto di domani e la popolazione appare molto eccitata da questa prima volta. L'Iraq libero dalla morsa del terrorismo vuole mettere alla prova la fragile democrazia irachena e porre il primo mattone della costruzione di uno Stato libero e indipendente. L'inviato della BBC da Damasco, invece, racconta le preoccupazioni del regime siriano per il voto di domani. La popolazione si accorge che al di là del confine qualcosa di grandioso sta accadendo e comincia a discutere anche apertamente della necessità di riforme in Siria.
LO SPECIALE DELLA BBC
Ottimo lo speciale on-line della BBC sul voto iracheno. Analisi, reportage, descrizione dei partiti e dei candidati in concorrenza, commenti sul futuro, fotografie, mappe interattive, servizi tv, archivio su tutta la vicenda irachena. Merita davvero una lunga visita [Link].
Tomorrow
Mancano poche ore all'apertura dei seggi in Iraq. Alì, da Baghdad, vive così i momenti della vigilia:
"Tomorrow I'll say I'M IRAQI AND I'M PROUD, as being Iraqi this time bears a different meaning in my mind. It's being an active and good part of humanity. Tomorrow I and the Iraqis that are going to vote will rule, not the politicians we're going to vote for, as it's our decision and they'll work for us this time and if we don't like them we'll kick them out! Tomorrow my heart will race my hand to the box. Tomorrow I'll race even the sun to the voting centre, my Ka'aba and my Mecca. I'm so excited and so happy that I can't even feel the fear I though I would have at this time.I can't wait until tomorrow".
Visitate il suo blog per le ultime notizie [Free Iraqi].
"Tomorrow I'll say I'M IRAQI AND I'M PROUD, as being Iraqi this time bears a different meaning in my mind. It's being an active and good part of humanity. Tomorrow I and the Iraqis that are going to vote will rule, not the politicians we're going to vote for, as it's our decision and they'll work for us this time and if we don't like them we'll kick them out! Tomorrow my heart will race my hand to the box. Tomorrow I'll race even the sun to the voting centre, my Ka'aba and my Mecca. I'm so excited and so happy that I can't even feel the fear I though I would have at this time.I can't wait until tomorrow".
Visitate il suo blog per le ultime notizie [Free Iraqi].
Elicopters made in Finmeccanica
Via Camillo: l'italiana Finmeccanica, in un consorzio di partner internazionali guidato dall'americana Lockheed Martin Corporation, ha vinto la gara d'appalto del Pentagono per la fornitura di una flotta di elicotteri Marine One. Contratto da 1,6 bilioni di dollari. Bush, dunque, volerà anche italiano. Il gruppo guidato da Lockheed ha battuto la concorrenza di un agguerrito consorzio tutto americano guidato dalla Sikorsky Aircraft Company. In alcuni incontri ufficiali avuti da Ideazione negli Stati Uniti, la decisione che il Pentagono avrebbe preso da lì a poco è stata spesso al centro di scambi d'opinione. Da un lato si rilevava quanto forte fosse la pressione degli ambienti lobbistici americani per prescegliere un consorzio tutto made in Usa. Dall'altro si sottolineava la volontà del presidente Bush di mostrare riconoscenza a un consorzio come quello della Lockheed che associava partner di paesi impegnati nell'alleanza contro il terrorismo. Fonti ben informate enfatizzavano il ruolo di grande sponsor avuto dal premier italiano Berlusconi. Ecco l'articolo dal New York Times (bisogna registrarsi) [Link].
Iraq - La marcia della democrazia
Iraq, election schedule
Friday: Expatriate voting begins; overnight curfews in Iraq.
Saturday: Borders and airport closed for three days.
Sunday: Election day, cars banned from roads, polls open 07.00 (05.00 Italian Time) and close 17.00 (15.00 Italian Time); 28,000 voting booths in some 5,300 polling centres.
Next week: Vote counting for 4 or 5 days.
Early Feb: Final results announced.
Early March: Prime Minister appointed.
Late March: Government formed.
Friday: Expatriate voting begins; overnight curfews in Iraq.
Saturday: Borders and airport closed for three days.
Sunday: Election day, cars banned from roads, polls open 07.00 (05.00 Italian Time) and close 17.00 (15.00 Italian Time); 28,000 voting booths in some 5,300 polling centres.
Next week: Vote counting for 4 or 5 days.
Early Feb: Final results announced.
Early March: Prime Minister appointed.
Late March: Government formed.
Iraq - Il giorno della democrazia
Speciale su Ideazione.com: articoli e commenti in collaborazione con National Review e The Objectivist Center. Analisi da Washington, link alle pagine di CNN e New York Post.
venerdì, gennaio 28, 2005
Iraq - Il primo voto democratico
Dal blog Camillo di Christian Rocca l'analisi pre-elettorale sulle elezioni in Iraq [Link]. Dal Corriere della Sera, il diario iracheno di Magdi Allam [Link1, Link2]. Dalla National Review, articolo di Thomas Smith jr. sui preparativi per garantire un voto sicuro [Link] e di Walid Phares sul significato del primo assaggio democratico per il popolo iracheno [Link].
The Right (Italian) Nation - L'editoriale
"Cari lettori, nei giorni in cui avrete tra le mani questo numero della rivista, l’intera redazione di Ideazione sarà negli Stati Uniti per un viaggio di studio. Dieci giorni densi di incontri e appuntamenti, con l’obiettivo di studiare il fenomeno delle fondazioni americane, quei think-tank che generano l’intenso dibattito culturale che da sempre vivifica la vita e l’azione politica della più grande democrazia del pianeta [...] ". [Continua]
The Right (Italian) Nation - Il Domenicale
Grande riflesso di stampa sull'ultimo numero della rivista Ideazione dedicato alla Right Italian Nation [Link1, Link2]. Qui il sommario del numero da comprare in edicola o in libreria [Link]. Ampio dibattito sul Corriere della Sera (inserto weekend di domenica scorsa), e anticipazioni su Foglio, Giornale, Indipendente, Secolo d'Italia. Il Domenicale ci ha dedicato un corsivo del direttore e un ampio servizio di Marco Respinti [Link].
giovedì, gennaio 27, 2005
Giorno della Memoria - Il sibilo stridulo di Oswiecim
Oswiecim è un nome quasi impronunciabile. Il suo suono ricorda quello di una saracinesca che si chiude, inesorabile, stridendo nei binari d’acciaio. Un fischio stridulo che provoca un brivido gelato nelle ossa e produce un sibilo acido, insopportabile alle orecchie. Oswiecim atterrisce già quando leggi le lettere sgraziate stampate sul cartello stradale. Si arriva percorrendo una strada statale sconnessa che porta alla fine del mondo, mentre la Cracovia elegante da cui siamo partiti è già cancellata dalla memoria. Nulla sembra umano a Oswiecim. Tutto rimanda all’orrore che fu.
Ma lo devi cercare quell’orrore, devi volerlo vedere con i tuoi occhi e faticartelo perché nessun cartello ti aiuterà, nessuna indicazione ti guiderà al campo. Oswiecim pensava di seppellire i fantasmi sotto un nome impronunciabile ma quel nome è la memoria che si concretizza, che si fa filo spinato, mura, binari ferroviari, forni, stanzoni, docce, camini, baracche, torrette, vagoni piombati, lampioni, valige, capelli, occhiali. E voci. Voci che sussurrano in ogni cortile, in ogni stanza, in ogni angolo, assieme al vento che s’è portato via la cenere, alla cenere che s’è portata via i corpi, ai corpi che si son portati via le anime.
Entrando dalla periferia orientale, ogni capannone, ogni complesso industriale sembra il campo. Oswiecim è tutta un campo. Non è riuscita a sfuggire al peccato originale. Costeggiamo una fabbrica dismessa che negli anni del comunismo era l’orgoglio produttivo della città. Mura alte la circondano e filo spinato. E torrette d’osservazione e lampioni. E chissà a cosa servivano, visto che qui si produceva acciaio. Ma c’erano anche i forni che forgiavano metalli invece che cremare cadaveri, ma producevano lo stesso sibilo della saracinesca che si chiude, lo stesso sibilo stridulo di sempre, il sibilo di Oswiecim.
Quel che i nazisti costruirono sulle baracche di una vecchia caserma polacca è il simbolo dell’orrore, la memoria che oggi ricordiamo, a sessant’anni dalla sua scoperta, avvenuta in una giornata del gennaio 1945. Oggi quel simbolo lo devi cercare perché nessuno te lo indica. Senza indirizzo ti perdi nel reticolo squadrato di questa brutta città di pianura polacca, fatta di case basse e giardini senza alberi, senza prato, senza fiori. Non nascono fiori a Oswiecim. Non ci sono mai nati. Il prato sì. Quando finalmente arrivi al campo e passi attraverso il cancello di ferro con la scritta “Arbeit macht Frei” il verde ti inonda gli occhi, preme sulle pupille e ti fa male tutto quel colore in un posto come questo. Le casette, le stradine, la ghiaia che ti scricchiola sotto i piedi, ripetendo il sibilo dell’orrore: Oswiecim, Oswiecim. Poi il secondo campo. Ci arrivi seguendo i binari, fino alla porta d’ingresso, il torrione in mattoni rossi che abbiamo visto in tante ricostruzioni cinematografiche. Punti i piedi per non svenire. La chiamano Oswiecim. Era Auschwitz. Siti utili:
United State Holocaust Menorial Museum
Il museo sull'Olocausto di Washington
Remember.org
Una raccolta di immagini, documenti, discussioni
Jerusalem Post
Cronaca della visita del presidente dello Stato d'Israele in Polonia
Informazione corretta
I musulmani che non vogliono ricordare la Shoah
Ma lo devi cercare quell’orrore, devi volerlo vedere con i tuoi occhi e faticartelo perché nessun cartello ti aiuterà, nessuna indicazione ti guiderà al campo. Oswiecim pensava di seppellire i fantasmi sotto un nome impronunciabile ma quel nome è la memoria che si concretizza, che si fa filo spinato, mura, binari ferroviari, forni, stanzoni, docce, camini, baracche, torrette, vagoni piombati, lampioni, valige, capelli, occhiali. E voci. Voci che sussurrano in ogni cortile, in ogni stanza, in ogni angolo, assieme al vento che s’è portato via la cenere, alla cenere che s’è portata via i corpi, ai corpi che si son portati via le anime.
Entrando dalla periferia orientale, ogni capannone, ogni complesso industriale sembra il campo. Oswiecim è tutta un campo. Non è riuscita a sfuggire al peccato originale. Costeggiamo una fabbrica dismessa che negli anni del comunismo era l’orgoglio produttivo della città. Mura alte la circondano e filo spinato. E torrette d’osservazione e lampioni. E chissà a cosa servivano, visto che qui si produceva acciaio. Ma c’erano anche i forni che forgiavano metalli invece che cremare cadaveri, ma producevano lo stesso sibilo della saracinesca che si chiude, lo stesso sibilo stridulo di sempre, il sibilo di Oswiecim.
Quel che i nazisti costruirono sulle baracche di una vecchia caserma polacca è il simbolo dell’orrore, la memoria che oggi ricordiamo, a sessant’anni dalla sua scoperta, avvenuta in una giornata del gennaio 1945. Oggi quel simbolo lo devi cercare perché nessuno te lo indica. Senza indirizzo ti perdi nel reticolo squadrato di questa brutta città di pianura polacca, fatta di case basse e giardini senza alberi, senza prato, senza fiori. Non nascono fiori a Oswiecim. Non ci sono mai nati. Il prato sì. Quando finalmente arrivi al campo e passi attraverso il cancello di ferro con la scritta “Arbeit macht Frei” il verde ti inonda gli occhi, preme sulle pupille e ti fa male tutto quel colore in un posto come questo. Le casette, le stradine, la ghiaia che ti scricchiola sotto i piedi, ripetendo il sibilo dell’orrore: Oswiecim, Oswiecim. Poi il secondo campo. Ci arrivi seguendo i binari, fino alla porta d’ingresso, il torrione in mattoni rossi che abbiamo visto in tante ricostruzioni cinematografiche. Punti i piedi per non svenire. La chiamano Oswiecim. Era Auschwitz. Siti utili:
United State Holocaust Menorial Museum
Il museo sull'Olocausto di Washington
Remember.org
Una raccolta di immagini, documenti, discussioni
Jerusalem Post
Cronaca della visita del presidente dello Stato d'Israele in Polonia
Informazione corretta
I musulmani che non vogliono ricordare la Shoah
mercoledì, gennaio 26, 2005
Washington - La migliore Apple Pie
Per assaggiare la migliore Apple Pie di tutta Washington non dovete prenotare un tavolo in un ristorante ricercato di Dupont Circle o in una pasticceria sofisticata di Georgetown. Basta infilarsi nel River Inn, un sobrio e dignitoso albergo di Foggy Bottom dietro il famoso (e famigerato) complesso del Watergate, e svoltare a sinistra nel piccolo ma elegante ristorantino con i tavolini di legno moderni e funzionali. Arrivate entro le 21, altrimenti la cucina chiude e vi tocca affogare la delusione negli alcolici del bar. Ottimo anche il resto, ma lasciatevi lo spazio per la superba Apple Pie della casa (citata anche dal gourmet di fiducia del Washington Post: "Dish’d Apple Pie - cinnamon ice cream and caramel sauce"). Potete girare tutta Washington, non ne troverete una migliore.
Per essere sicuri di trovare il posto, meglio prenotare. I complimenti vanno tutti allo chef Richard Sullivan, il cui curriculum è tutto qui. Thank you, Sir Richard!
Per essere sicuri di trovare il posto, meglio prenotare. I complimenti vanno tutti allo chef Richard Sullivan, il cui curriculum è tutto qui. Thank you, Sir Richard!
Diario americano su The Right Nation
E dove sennò? Qui, riguardo al viaggio negli Usa di Ideazione, ci limiteremo alle osservazioni che riguardano i riflessi della politica estera statunitense sul resto del mondo. E, per non dimenticare le origini di questo blog, dissemineremo qua e là racconti di viaggio. Sarà dunque un diario tematico e non cronologico. Quello fatto per bene potete leggerlo su The Rigt Nation.
Arabia Saudita - Non è mai troppo tardi
Reportage controcorrente di Magdi Allam sul Corriere della Sera. E' in Arabia Saudita da dove ci racconta gli sforzi promossi dal principe ereditario Abdallah per tirarsi fuori dal cono d'ombra del terrorismo [Link].
Eurabia - Milano
martedì, gennaio 25, 2005
Ideablog/4 - 1972 e la disgregazione spagnola
Tempi duri in Spagna, all'ombra del dilettante Zapatero. Prima, bisognoso dell'appoggio dei partiti indipendentisti, dichiara che la nazione, per la Spagna, non è un valore. Poi si vede sfuggire i baschi che innescano un pericoloso processo di disgregazione. Questioni complesse attorno a una riforma dello statuto. Ce le chiarisce con straordinaria semplicità Enzo Reale, autore del blog 1972: Zapatero e la balcanizzazione spagnola.
Ideablog/3 - Le guerre civili e il capital-statalismo
Fresco di giornata l'esordio di Paolo della Sala, autore del blog Le guerre civili che ha in qualche modo inaugurato, con il suo ingresso a novembre, il progetto di rete dei blog di Ideazione. Vi preannuncio una recensione nella rubrica "La Biblioteca di Babele" del prossimo numero del bimestrale cartaceo. Nel frattempo, Paolo prende di mira l'intreccio fra capitalismo e stati nazionali che trova in Chirac e Putin i principali esponenti. Sotto la maschera del capitalismo etico europeo. Buona lettura.
Ideablog/2 - I love America (and we too)
Il deficit americano? Un mito sfatato da Paolo Bonafini di I love America, blog filo-americano assai caro ai naviganti del web che brilla per chiarezza e semplicità all'interno dei blog di Ideazione. Sulla rivista on line Bonafini analizza le crude cifre dell'economia statunitense con dovizia di particolari e un notevole apparato di note. Risultato? Leggete qui: Il mito del deficit americano.
Ideablog/1 - Neoliberal e gli elefantini del Sud
Finestre singole per i blogger di Ideazione (presenti e futuri, come in questo primo caso) che moltiplicano la loro passione civile offrendo competenza e informazioni ai lettori della testata on line. Dai blog alla rivista per tornare ai blog. Un mondo di libertà e di autonomia che inizia a riconoscersi in un progetto comune.
Segnaliamo qui l'articolo di Antonio Scalari, autore del blog Neoliberal - ci auguriamo prossimo all'ingresso nel mondo di Ideablog - che ci racconta la GOPland, il dominio incontrastato dei Repubblicani americani nei Red States del Sud. Usa: il dominio repubblicano a sud della linea Mason-Dixon.
Segnaliamo qui l'articolo di Antonio Scalari, autore del blog Neoliberal - ci auguriamo prossimo all'ingresso nel mondo di Ideablog - che ci racconta la GOPland, il dominio incontrastato dei Repubblicani americani nei Red States del Sud. Usa: il dominio repubblicano a sud della linea Mason-Dixon.
Ucraina - Yulia for premier
Come rilevato nei post di dicembre, prosegue inarrestabile l'ascesa politica di Yulia Tymoshenko, l'eroina della rivoluzione arancione che ha restituito la legalità all'Ucraina, amata dai suoi sostenitori e odiata dai russi e dagli ucraini delle marche orientali. Il neo-presidente Yushenko l'ha nominata premier, assegnandole la guida esecutiva del paese. Putin, informato della scelta direttamente dal presidente, ha accolto la notizia con freddezza, secondo fonti giornalistiche russe.
Nel frattempo Yushenko, intervenendo a Strasburgo in occasione del Consiglio d'Europa (che raggruppa 46 nazioni), ha ribadito l'obiettivo primario della sua presidenza: l'ingresso nell'Unione Europea. Speciale sull'Ucraina della rivista di politica est-europea Transition on line (Tol). Purtroppo tutti gli articoli sono a pagamento. Per chi ritenesse utile la spesa ci si può abbonare (se siete interessati a quest'area ne vale la pena). La lista, comunque, è questa.
Gratuito è invece lo speciale di Emporion (la rivista on line di geopolitica edita da Ideazione in collaborazione con l'Enel). Cliccate qui.
L'Ucraina è stata al centro di molti colloqui avuti dalla redazione di Ideazione negli Stati Uniti. Sia fonti del Dipartimento di Stato che alcune teste d'uovo di fondazioni (in particolare Frances G. Burwell del The Atlantic Council e James M. Lindsay del Council of Foreign Relations) hanno evidenziato come la collaborazione Usa-Europa sul caso Yushenko abbia dimostrato che l'Occidente, se vuole, può operare unito a favore della democrazia. Un risultato importante che ha rimesso in moto un processo di avvicinamento che resta comunque difficile. E che infine segnala come l'Unione Europea agisca nella logica di una potenza regionale, anche se tradisce a parole ambizioni di tipo globale. Sull'Ucraina l'accordo c'è stato anche perché la sua evoluzione avrebbe inciso direttamente sul Vecchio Continente. Quando invece si tratta di agire su scenari geograficamente più lontani, l'Unione perde la visione d'insieme e i singoli Stati tornano ad agire secondo il proprio interesse nazionale.
Nel frattempo Yushenko, intervenendo a Strasburgo in occasione del Consiglio d'Europa (che raggruppa 46 nazioni), ha ribadito l'obiettivo primario della sua presidenza: l'ingresso nell'Unione Europea. Speciale sull'Ucraina della rivista di politica est-europea Transition on line (Tol). Purtroppo tutti gli articoli sono a pagamento. Per chi ritenesse utile la spesa ci si può abbonare (se siete interessati a quest'area ne vale la pena). La lista, comunque, è questa.
Gratuito è invece lo speciale di Emporion (la rivista on line di geopolitica edita da Ideazione in collaborazione con l'Enel). Cliccate qui.
L'Ucraina è stata al centro di molti colloqui avuti dalla redazione di Ideazione negli Stati Uniti. Sia fonti del Dipartimento di Stato che alcune teste d'uovo di fondazioni (in particolare Frances G. Burwell del The Atlantic Council e James M. Lindsay del Council of Foreign Relations) hanno evidenziato come la collaborazione Usa-Europa sul caso Yushenko abbia dimostrato che l'Occidente, se vuole, può operare unito a favore della democrazia. Un risultato importante che ha rimesso in moto un processo di avvicinamento che resta comunque difficile. E che infine segnala come l'Unione Europea agisca nella logica di una potenza regionale, anche se tradisce a parole ambizioni di tipo globale. Sull'Ucraina l'accordo c'è stato anche perché la sua evoluzione avrebbe inciso direttamente sul Vecchio Continente. Quando invece si tratta di agire su scenari geograficamente più lontani, l'Unione perde la visione d'insieme e i singoli Stati tornano ad agire secondo il proprio interesse nazionale.
lunedì, gennaio 24, 2005
Washington - The Freedom Speech
"All who live in tyranny and hopelessness can know: the United States will not ignore your oppression, or excuse your oppressors. When you stand for your liberty, we will stand with you.
Democratic reformers facing repression, prison, or exile can know: America sees you for who you are: the future leaders of your free country".
Qui il testo completo del discorso di George W. Bush all'inaugurazione del secondo mandato [Link].
Democratic reformers facing repression, prison, or exile can know: America sees you for who you are: the future leaders of your free country".
Qui il testo completo del discorso di George W. Bush all'inaugurazione del secondo mandato [Link].
domenica, gennaio 23, 2005
Ritorno al passato
Sarà pure un po' provinciale, ma il ritorno in Italia dagli States appare come un bel passo di gambero. A poche ore dalla festa per l'inaugurazione del secondo mandato di George W. Bush e dalle forti parole del presidente sulla lotta per la democrazia nel mondo, mi capita sotto gli occhi il nuovo Corrierone di Paolo Mieli.
Un fondo zeppo di luoghi comuni di Sergio Romano che commenta senza originalità e senza acume il discorso presidenziale. Il titolo è inutilmente beffardo, "Il vangelo del presidente".
Almeno quattro gli errori dell'ex ambasciatore.
1) Non mi è parso in questi giorni americani che gli elettori di Bush, passata la solidarietà elettorale, vedano con preoccupazione alcuni aspetti della sua politica: a giudicare dalle telefonate dei suoi supporters in diretta sul canale C-SPAN, il presidente vive una sorta di seconda luna di miele, almeno con i suoi elettori. Non c'è dunque alcun "brusco cambiamento d'opinione".
2) Bush, pur riconoscendo che le cose in Iraq sono andate peggio del previsto, non è affatto pentito di aver messo fuori uso Saddam.
3) Il disimpegno da Baghdad, che fonti del Dipartimento di Stato ci hanno confermato, avverrà di concerto con il nuovo governo iracheno e non certo per le pressioni europee.
4) Se i commentatori europei credono che il viaggio di Bush in Europa a febbraio preluda a un riconoscimento delle posizioni euro-continentali, si sbagliano di grosso. Il presidente proporrà un'offensiva diplomatica per provare a raddrizzare alcuni rapporti bilaterali, specie quelli con Germania (visita a Mainz) e Russia (incontro con Putin a Bratislava). Darà pure una mano alla nuova Europa di Barroso (visita a Bruxelles) ma niente lascia ipotizzare che dietro a uno stile più dialogico ci sia un ripensamento della politica estera americana. Bush apre alla Vecchia Europa da una posizione di forza, quella di un paese che ha deciso di affrontare e combattere le tragiche sfide del XXI secolo.
A Paolo Mieli sono affidate le speranze di restituire smalto e ruolo a un Corriere della Sera assai appannato. Ma se il buongiorno si vede dal mattino...
Un fondo zeppo di luoghi comuni di Sergio Romano che commenta senza originalità e senza acume il discorso presidenziale. Il titolo è inutilmente beffardo, "Il vangelo del presidente".
Almeno quattro gli errori dell'ex ambasciatore.
1) Non mi è parso in questi giorni americani che gli elettori di Bush, passata la solidarietà elettorale, vedano con preoccupazione alcuni aspetti della sua politica: a giudicare dalle telefonate dei suoi supporters in diretta sul canale C-SPAN, il presidente vive una sorta di seconda luna di miele, almeno con i suoi elettori. Non c'è dunque alcun "brusco cambiamento d'opinione".
2) Bush, pur riconoscendo che le cose in Iraq sono andate peggio del previsto, non è affatto pentito di aver messo fuori uso Saddam.
3) Il disimpegno da Baghdad, che fonti del Dipartimento di Stato ci hanno confermato, avverrà di concerto con il nuovo governo iracheno e non certo per le pressioni europee.
4) Se i commentatori europei credono che il viaggio di Bush in Europa a febbraio preluda a un riconoscimento delle posizioni euro-continentali, si sbagliano di grosso. Il presidente proporrà un'offensiva diplomatica per provare a raddrizzare alcuni rapporti bilaterali, specie quelli con Germania (visita a Mainz) e Russia (incontro con Putin a Bratislava). Darà pure una mano alla nuova Europa di Barroso (visita a Bruxelles) ma niente lascia ipotizzare che dietro a uno stile più dialogico ci sia un ripensamento della politica estera americana. Bush apre alla Vecchia Europa da una posizione di forza, quella di un paese che ha deciso di affrontare e combattere le tragiche sfide del XXI secolo.
A Paolo Mieli sono affidate le speranze di restituire smalto e ruolo a un Corriere della Sera assai appannato. Ma se il buongiorno si vede dal mattino...
domenica, gennaio 09, 2005
Ideazione Goes to Washington and New York
La redazione di Ideazione, o almeno una buona parte di essa, parte per gli States. Staremo via una decina di giorni, divisi tra Washington e New York, per incontrare le fondazioni, le riviste e gli uomini che hanno costruito la Right Nation. Quella vera. In questo periodo di tempo, naturalmente, due dei blog interni alla rivista (questo che state leggendo e The Right Nation) resteranno in animazione sospesa (a meno di clamorose sorprese). Proseguono, invece, più in forma che mai, Le guerre civili, 1972 e I love America. Verso la metà della prossima settimana uscirà nelle edicole e nelle librerie la rivista bimestrale, dedicata in larga parte alla riscossa mediatica e culturale della destra a stelle strisce contro il monopolio della sinistra liberal e politically correct. Un numero da non perdere. [Link]
sabato, gennaio 08, 2005
Germania - A bordo del Titanic d'Europa
"Chissà, forse la crisi d’identità che stringe i cuori degli ex tedeschi dell’Est può esser descritta da scene come questa. Stazione di Berlino Friedrichstrasse, nel centrale quartiere Mitte, vecchio settore orientale, una fredda mattina d’inverno. Sul quarto binario scivolano, uno appresso all’altro, i convogli regionali diretti alle città sul confine polacco: Frankfurter an der Oder, Cottbus, Angermünde. Non c’è molta gente sulla piattaforma: questa è soprattutto una stazione metropolitana. Negli anni del Muro, c’era uno dei punti di passaggio tra le due Berlino. Gli occidentali arrivavano, scendevano dai vagoni, s’incolonnavano lungo scale buie e sudicie per essere inghiottiti dai corridoi sotterranei. Laggiù era in funzione un vero e proprio girone dell’inferno burocratico, dominato dalla luce fioca di vecchie lampadine e dal ronzio tecnologico di sofisticatissime telecamere. Ci si stringeva quasi come dentro un rifugio di guerra, stipati e silenziosi, camminando lenti in fila indiana, ammutoliti dallo sgomento per una procedura che ricordava i film di guerra e dalla preoccupazione che il vopos, la guardia di frontiera, trovasse un impedimento, uno qualsiasi, per bloccare il passaggio e rispedirti indietro: un bollo scaduto, una merce proibita, una moneta di troppo, dimenticata in qualche tasca. Oggi, i sotterranei della stazione di Friedrichstrasse sono illuminati da lampade ad alta luminosità e basso consumo, e i lavori degli anni passati hanno trasformato gli stretti corridoi in ampie vasche per lo shopping. A qualsiasi ora ci si può abbuffare di croissant francesi, pizza italiana, sushi giapponese o riso alla cantonese: e se proprio non si resiste al richiamo della cucina di casa, un paio di fast food ricreano l’atmosfera di una birreria bavarese o di un chiosco di pesce fritto amburghese. Ma sopra, sulle piattaforme, non c’è molta gente a quest’ora, e tutti si stringono nei cappotti o nei piumoni per difendersi dal vento tagliente che penetra nel caratteristico tunnel della stazione, aperto alle due estremità...".
E' l'inizio di un mio reportage dalla Germania, scritto un paio di mesi fa per l'edizione cartacea di Ideazione in occasione del quindicesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino. Da qualche giorno è disponibile sul sito on line di Ideazione [Link].
E' l'inizio di un mio reportage dalla Germania, scritto un paio di mesi fa per l'edizione cartacea di Ideazione in occasione del quindicesimo anniversario della caduta del Muro di Berlino. Da qualche giorno è disponibile sul sito on line di Ideazione [Link].
venerdì, gennaio 07, 2005
Berlino - Lavori troppo cari
Tunnel vision
As Germany's rejuvenated capital city, Berlin has no shortage of grand plans. But such schemes are often derailed by one inescapable fact—the city-state is broke. The latest victim is a proposal for refurbishing Museum Island, a site of five excellent but dilapidated museums in central Berlin, including the popular Pergamon. David Chipperfield, a British architect, has designed a single entrance for the complex, allowing visitors to move around via a series of underground tunnels. The Foundation for Prussian Cultural Heritage, which oversees the site, insists that this scheme is necessary and has promised to raise private donations. But it seems the site's proximity to the Spree river may pose costly problems. Germany's federal government, which had previously promised €1 billion to the island, has balked at the predicted extra cost of €130m [The Economist].
As Germany's rejuvenated capital city, Berlin has no shortage of grand plans. But such schemes are often derailed by one inescapable fact—the city-state is broke. The latest victim is a proposal for refurbishing Museum Island, a site of five excellent but dilapidated museums in central Berlin, including the popular Pergamon. David Chipperfield, a British architect, has designed a single entrance for the complex, allowing visitors to move around via a series of underground tunnels. The Foundation for Prussian Cultural Heritage, which oversees the site, insists that this scheme is necessary and has promised to raise private donations. But it seems the site's proximity to the Spree river may pose costly problems. Germany's federal government, which had previously promised €1 billion to the island, has balked at the predicted extra cost of €130m [The Economist].
Ucraina - I primi passi di Yushenko
Kiev/1. Dopo la vittoria il difficile viene adesso per Viktor Yushenko, il nuovo presidente ucraino. Non che ribaltare i brogli e ottenere la ripetizione del ballottaggio sia stato uno sforzo semplice. Ma ora dovrà tenere fede alle promesse di rinnovamento fatte alla base che si è fortemente mobilitata nelle settimane passate e allo stesso tempo gestire una difficile transizione con il vecchio apparato burocratico. Una prima analisi da Transition On Line [Link].
Kiev/2. Ucraina e Russia, prove di dialogo dopo il successo degli arancioni. Yushenko ha dichiarato che, nonostante la posizione chiaramente filo-occidentale della sua coalizione, il primo viaggio all'estero sarà a Mosca. Deve tranquillizzare mezzo paese, quello dei distretti orientali, ed evitare di approfondire lacerazioni che potrebbero irreparabilmente spaccare l'Ucraina. Washington veglia e approva. Una nuova chance per il presidente Putin? La Russia saprà impostare il rapporto con l'Ucraina su nuove basi? Gli interrogativi di Tol [Link].
Kiev/2. Ucraina e Russia, prove di dialogo dopo il successo degli arancioni. Yushenko ha dichiarato che, nonostante la posizione chiaramente filo-occidentale della sua coalizione, il primo viaggio all'estero sarà a Mosca. Deve tranquillizzare mezzo paese, quello dei distretti orientali, ed evitare di approfondire lacerazioni che potrebbero irreparabilmente spaccare l'Ucraina. Washington veglia e approva. Una nuova chance per il presidente Putin? La Russia saprà impostare il rapporto con l'Ucraina su nuove basi? Gli interrogativi di Tol [Link].
giovedì, gennaio 06, 2005
Walking Class - Ogni tanto si viaggia
Nonostante il lavoro un po' più sedentario di prima, nonostante il blog di viaggi e politica estera subisca inevitabilmente l'urgenza dei fatti (si deve conoscere il mondo in cui viaggiamo, o no?), ogni tanto è bello tornare alle origini. Sette giorni in Germania, tra Francoforte e Berlino, a cavallo del nuovo anno. Piccole cartoline tedesche. La Germania è ormai la patria del politicamente corretto. Al conformismo aggiungete l'eterno senso di colpa per la seconda guerra mondiale, il nazismo e l'olocausto. Oggi sono i più buoni fra i buoni. E in un certo senso, meglio così: se l'alternativa è tra il politicamente corretto e il nazismo, senza dubbio meglio il primo. Oggi il cancelliere Schröder ha annunciato che il governo stanzierà 500 milioni di euro per le vittime dello tsunami. E' il secondo più alto contributo governativo tra quelli stanziati sinora (dopo l'Australia). Aggiungetevi i 10 milioni di Michael Schumacher e un altro paio di centinaia di milioni in donazione dai privati, cittadini e imprese. Per essere un paese in crisi, 'sta Germania ha il cuore grande. E magari qualche interesse a sponsorizzare un seggio permanente all'Onu. Peccato che i tedeschi se ne fottano degli iracheni.
Bellissima la Kurfüstendamm berlinese addobbata per Natale. Niente pacchianerie, luci bianche, fittissime, un'illuminazione azzeccatissima. La migliore degli ultimi anni. Per chi conosce Parigi, un po' stile Champs Elysees, con in più il fatto che la Kurfüstendamm è più raccolta, gli alberi più vicini e l'effetto delle luci più intenso, passando di ramo in ramo, di albero in albero, sino a formare un tunnel di luci bianche. Peccato che il primo gennaio s'è sbaraccato tutto.
Resiste invece l'illuminazione sulla Unter den Linden. Luci bianche aggrovigliate ai tronchi nudi dei tigli, per tutta la lunghezza del viale, dalla Porta di Brandeburgo all'università Humboldt. Bella ma uguale a quella dello scorso anno. D'altronde perché cambiare? Magari perché siamo a Berlino.
Capodanno sotto tono, meno botti in onore delle vittime dello tsunami, così diceva il Tagesspiegel. Dove ho festeggiato io se ne sono fottuti dello tsunami. Quartiere Mitte, pieno centro della vecchia Berlino Est. Hanno sparato come forsennati. E non c'erano turchi a dar manforte.
Aumenta la disoccupazione. Le statistiche dell'istituto di Norimberga portano il dato complessivo oltre i 4 milioni di senza lavoro. Maglie nere, come ovvio, ad Est. Il Land di Berlino se la passa proprio male, siamo quasi al 20 per cento, risultato da Italia del Sud, assieme a tutti i Länder orientali. Schröder aveva detto, qualche settimana fa, che la Germania resta leader fra i paesi esportatori e che, nonostante l'euro forte (Danke Herr Prodi), il prodotto teutonico tiene grazie al suo alto contenuto tecnologico. Vero, però l'occupazione non ne beneficia. Fine del lavoro.
Se fate un salto a Berlino, nei prossimi mesi, perdetevi nelle vie tra Alexanderplatz, Oranienburger Strasse (dove c'è la bellissima sinagoga restaurata da un paio d'anni) e gli Hackesche Höfe. Entrate in tutti i cortili che vedete aperti, sono spesso collegati fra di loro e restaurati alla perfezione. Atelier di alta moda, o moda alternativa, o moda sofisticata. Parrucchieri di moda. Studi di architetti (di moda) con finestre a vista sui progetti che brillano dagli schermi dei computer (secondo me le finestre non servono agli architetti per guardare fuori ma ai passanti per guardare dentro). Gallerie d'arte di moda. Caffè e bistro fighetti e di moda. Negozi di modernariato e di antiquariato molto di moda. Negozi di souvenir kitch poco di moda (non ne possono fare a meno neppure qui). Insomma il quartiere forse è un po' troppo artificiale, la concentrazione di fighetti è troppo alta per essere vera, in fin dei conti Berlino non è New York anche se prova a scimmiottarla, ma l'impressione resta gradevole e vale la pena di una visita.
Ah, dimenticavo Francoforte. Ma finché lì c'è la Banca Centrale Europea, di Francoforte non parlo. Le uniche cose buone sono i suoi due aeroporti, Frankfurt e Hahn, dai quali si può fuggire in tutto il mondo e a tutti i prezzi, high-cost o low-cost.
Bellissima la Kurfüstendamm berlinese addobbata per Natale. Niente pacchianerie, luci bianche, fittissime, un'illuminazione azzeccatissima. La migliore degli ultimi anni. Per chi conosce Parigi, un po' stile Champs Elysees, con in più il fatto che la Kurfüstendamm è più raccolta, gli alberi più vicini e l'effetto delle luci più intenso, passando di ramo in ramo, di albero in albero, sino a formare un tunnel di luci bianche. Peccato che il primo gennaio s'è sbaraccato tutto.
Resiste invece l'illuminazione sulla Unter den Linden. Luci bianche aggrovigliate ai tronchi nudi dei tigli, per tutta la lunghezza del viale, dalla Porta di Brandeburgo all'università Humboldt. Bella ma uguale a quella dello scorso anno. D'altronde perché cambiare? Magari perché siamo a Berlino.
Capodanno sotto tono, meno botti in onore delle vittime dello tsunami, così diceva il Tagesspiegel. Dove ho festeggiato io se ne sono fottuti dello tsunami. Quartiere Mitte, pieno centro della vecchia Berlino Est. Hanno sparato come forsennati. E non c'erano turchi a dar manforte.
Aumenta la disoccupazione. Le statistiche dell'istituto di Norimberga portano il dato complessivo oltre i 4 milioni di senza lavoro. Maglie nere, come ovvio, ad Est. Il Land di Berlino se la passa proprio male, siamo quasi al 20 per cento, risultato da Italia del Sud, assieme a tutti i Länder orientali. Schröder aveva detto, qualche settimana fa, che la Germania resta leader fra i paesi esportatori e che, nonostante l'euro forte (Danke Herr Prodi), il prodotto teutonico tiene grazie al suo alto contenuto tecnologico. Vero, però l'occupazione non ne beneficia. Fine del lavoro.
Se fate un salto a Berlino, nei prossimi mesi, perdetevi nelle vie tra Alexanderplatz, Oranienburger Strasse (dove c'è la bellissima sinagoga restaurata da un paio d'anni) e gli Hackesche Höfe. Entrate in tutti i cortili che vedete aperti, sono spesso collegati fra di loro e restaurati alla perfezione. Atelier di alta moda, o moda alternativa, o moda sofisticata. Parrucchieri di moda. Studi di architetti (di moda) con finestre a vista sui progetti che brillano dagli schermi dei computer (secondo me le finestre non servono agli architetti per guardare fuori ma ai passanti per guardare dentro). Gallerie d'arte di moda. Caffè e bistro fighetti e di moda. Negozi di modernariato e di antiquariato molto di moda. Negozi di souvenir kitch poco di moda (non ne possono fare a meno neppure qui). Insomma il quartiere forse è un po' troppo artificiale, la concentrazione di fighetti è troppo alta per essere vera, in fin dei conti Berlino non è New York anche se prova a scimmiottarla, ma l'impressione resta gradevole e vale la pena di una visita.
Ah, dimenticavo Francoforte. Ma finché lì c'è la Banca Centrale Europea, di Francoforte non parlo. Le uniche cose buone sono i suoi due aeroporti, Frankfurt e Hahn, dai quali si può fuggire in tutto il mondo e a tutti i prezzi, high-cost o low-cost.
mercoledì, gennaio 05, 2005
Andrea's Version - Luchi Corderi di Montizemoli
Dice Repubblica che i mondiali pallonari di Italia ’90 furono peggio di una pisciata controvento. Ma molto peggio, perché furono “uno spreco”. Dice Repubblica, in una lenzuolata di due pagine, che “da Torino a Milano, adesso gli stadi sono tutti da rifare”. E “pure a Roma, Genova, Napoli, Bologna, Firenze, tutti quanti gli stadi da rifare”. Dice anche, Repubblica, che quella dei lavori, nel ’90: “Fu una cifra-scandalo. 1248 miliardi nei dodici stadi di Italia ’90, l’84 per cento in più di quanto era stato preventivato”. Precisa Repubblica, che “i dodici stadi ristrutturati, o costruiti ex novo, sono già roba da preistoria”. Un discreto management, come dire. Ma non è questo ad averci colpito di più nella formidabile denuncia giornalistica. Ad averci veramente colpito, nella formidabile denuncia di Repubblica, è stato che Repubblica, in ben due pagine dedicate alla faccenda, e tutte e due di fuoco, abbia trovato la forza di non fare nomi. Neanche uno, nemmeno per sbaglio. Questa sì che si chiama sobrietà. Noi eravamo ancora così ubriachi da capodanno che più leggevamo più Luchi Corderi di Montizemoli vedevamo.
Andrea Marcenaro, Il Foglio, gennaio 2005
Andrea Marcenaro, Il Foglio, gennaio 2005
Eurabia - Germania
Proprio da Cicero. Se masticate il tedesco, non perdetevi la denuncia del multiculturalismo europeo (Multikulti war eine Illusion!) lanciata dallo scrittore Leon de Winter [Link].
Cicero, il Riformista di Germania
Sarebbe il giornale della sinistra intelligente, se avesse un riscontro nella pubblica opinione di sinistra o nella classe dirigente di sinistra. Parliamo del Riformista, quotidiano arancione diretto da Antonio Polito? No, parliamo di Cicero, bimestrale di cultura politica tedesco, vicino alla Spd. Vícino solo di cassa (in quanto finanziato dal partito che fu di Willy Brandt e Helmut Schmidt). Non di ideologia (se mi passate il termine forte, in epoca di pensiero debole). Fa piacere sapere che anche nella eurabica Germania, ridotta a patria europea del politicamente corretto più conformista, c'è uno spicchio di sinistra blairiana racchiuso in 120 pagine di giornale. Fa pena sapere che questi bravi redattori lavorano per se stessi (senza accento, mi perdoni la Fallaci, che pure ha scritto per Cicero mentre da noi il Corsera se ne vergogna) e per pochi, ininfluenti abbonati.
Kofi Annan, che pena
Come è, come non è, è stato penoso vedere alla CNN il segretario generale dell'Onu Kofi Annan rispondere a un giornalista, che gli chiedeva perchè fosse ricomparso sulla scena pubblica ben quattro giorni dopo la catastrofe nel Sud-Est asiatico, che "con i mezzi di comunicazione odierni, tipo Internet, uno non deve essere nella sede dell'Onu per tenere le fila dell'organizzazione". Kofi Annan era in vacanza. Ma non a Phuket.
martedì, gennaio 04, 2005
1972 e I love America
Una data e una nazione. Due blog fra i più belli e interessanti che la blogsfera italiana può annoverare. Entrano a far parte dei blog di Ideazione, assieme a The Right Nation, Le guerre civili e Walking Class. Le isole si uniscono, l'arcipelago prende forma. Buona navigazione, buon vento a tutti [1972, I love America].
lunedì, gennaio 03, 2005
La Right Nation non abita a Segrate
Il fenomeno della Right Nation anima i commenti politici sull'America di Bush. Noi di Ideazione abbiamo preparato un numero coi fiocchi che uscirà in edicola fra qualche giorno. Il nostro blog americano si chiama proprio The Right Nation. Tutto nasce da un bel libro scritto da John Micklethwait e Adrian Wooldridge, due giornalisti inglesi dell'Economist, corrispondenti dagli Usa, un po' liberal anzichenò, i quali raccontano come l'America conservatrice abbia saputo interpretare in questi ultimi anni il sentimento prevalente della società statunitense. Un'analisi sociologica e politica assai approfondita, che ha entusiasmato gli esperti di Usa nostrani che hanno avuto modo di leggerla in inglese. I due autori spiegano anche perché George Bush ha vinto e perché John Kerry non avrebbe potuto vincere. Insomma, un libro da stampare subito, approfittando del battage pubblicitario che fanno giornali come Il Foglio e riviste come Ideazione. I diritti per l'Italia sono stati acquistati da Mondadori. Era trapelata la notizia che a Segrate s'erano messi febbrilmente al lavoro per tradurre il volume e presentarlo in libreria tra la fine di dicembre e l'inizio di gennaio. E invece, adesso, la gentile impiegata dell'ufficio stampa ci comunica che il libro uscirà tra aprile e maggio. Il titolo provvisorio è: "O con noi o contro di noi" (aaaaaaaaaargh!!!). In attesa di gradite smentite, pensiamo che alla Mondadori, "o sono scemi o ci fanno". Il libro compratevelo da Amazon, che fate prima. La recensione in italiano di Pino Bongiorno dal sito di Ideazione.
Le due Italie/2
Per non sembrare troppo di parte, qualche volta mi ricredo sulla "mia civilissima Italia di centrodestra". Da Dagospia: "Il Riformista oggi ricorda che il neo sottosegretario alla giustizia Luigi Vitali è stato il promotore di un piccolo e celebre emendamento. Prevede che gli imputati condannati che abbiano compiuto i 70 anni non vadano in carcere e scontino la pena a casa. Solo per caso, la proposta è arrivata pochi giorni dopo che Cesare Previti ha compiuto settant’anni. Solo per caso". E comunque io il treppiedi lo tengo ben fisso alla mia preziosissima macchina fotografica (digitale). Mica glielo tiro appresso a Luigi Vitali.
Croazia - Ballottaggio Mesic-Kosor
ZAGABRIA - AGGIORNAMENTO. E' ormai una tradizione che si va consolidando: se gli exit poll danno un risultato, i voti reali del giorno dopo si affrettano a smentirli. E se a mezzanotte Stipe Mesic sembrava involarsi verso la vittoria al primo turno, a mezzogiorno si deve accontentare del ballottaggio con Jadranka Kosor. Comunque resta il grande favorito, anche se questo voto di riparazione attenua la portata del suo successo [Ansa Balcani].
domenica, gennaio 02, 2005
Tsunami - Live news
I migliori siti su cui seguire l'evolversi delle notizie:
CNN
(Stati Uniti)
BBC
(Gran Bretagna)
Repubblica
(Italia)
N-24
(Germania)
Svenska Dagbladet
(Svezia)
CNN
(Stati Uniti)
BBC
(Gran Bretagna)
Repubblica
(Italia)
N-24
(Germania)
Svenska Dagbladet
(Svezia)
Emporion - Petrolio e Sud America
SUD AMERICA, IL NUOVO SCENARIO DEL GREGGIO. Distratti dalle difficoltà economiche e dalle turbolenze politiche del Sud America, i media spesso dimenticano che il sub continente latino-americano rappresenta la seconda grande riserva di greggio mondiale del futuro. D’altronde, due delle cause che la scorsa estate avevano prodotto l’aumento dei prezzi del petrolio, erano rintracciabili in quest’area. Tra progetti d’integrazione continentale e cambiamenti nelle politiche energetiche dei singoli Stati, viaggio dentro il grande gioco energetico del Sud America [Link].
sabato, gennaio 01, 2005
Le due Italie
A me non sta simpatico Romano Prodi. Ma non prevedo di tirargli appresso il treppiedi della mia preziosa macchina fotografica (digitale). Sarà questa una delle differenze fondamentali fra le due Italie, la mia civilissima Italia di centrodestra e quella incivilissima Italia imbevuta di odio del signor Roberto Del Bosco da Mantova?
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