Di politica italiana scrivo ormai poco e malvolentieri. Gli amici di Farefuturo (che se le stanno dando di santa ragione con altri spezzoni del loro centrodestra) e con i quali collaboro volentieri di esteri su Germania e Europa centro-orientale, mi hanno chiesto di rifare un tuffo in acque patrie. L'ho fatto. E stavo affogando. Per correttezza, il titolo di questo post è mio ed è diverso da quello redazionale.
Nel giro di due settimane il quadro politico italiano pare essersi rimesso in movimento, sotto la coperta troppo pesante degli scandali di natura più o meno sessuale. Il panorama di un centrosinistra paralizzato dalla lunga corsa per la leadership e di un centrodestra indolentemente alla guida del paese appartiene al passato. A sinistra l’elezione di Pier Luigi Bersani ha definito con un po’ di chiarezza il percorso che il partito democratico (o la maggioranza di esso) si appresta a compiere: recupero di una identità di sinistra, rafforzamento della forma partito, ricerca di nuove alleanze con quel che è sopravvissuto della sinistra estrema (radicale è aggettivo che nella storia politica italiana rimanda ad altre esperienze) o con il centro per ora occupato dall’Udc di Casini. Che il compito di ridefinire i contorni di una sinistra riformista sia piuttosto arduo, lo testimonia la crisi della socialdemocrazia europea che colpisce partiti di respiro storico maggiore e di struttura più robusta rispetto al Pd italiano, come l’Spd tedesca o il New Labour britannico. E tuttavia che l’Italia abbia bisogno di ritrovare una sinistra all’altezza dei tempi è evidente, almeno quanto il bisogno di arrivare a una destra moderna e moderata che assomigli di più ai partiti popolari presenti nel resto d’Europa [... continua su Farefuturo Magazine].