"E' il paese dove non si muore mai. Fortificati da interminabili ore passate a tavola, annaffiati dal rachi, disinfettati dal peperoncino delle immancabili olive untuose, qui i corpi raggiungono una robustezza che sfida tutte le prove. La colonna vertebrale è di ferro. La puoi utilizzare come ti pare. Se capita un guasto, ci si può sempre arrangiare. Il cuore, quanto a lui, può ingrassare, necrosarsi, può subire un infarto, una trombosi e non so cos'altro, ma tiene maestosamente. Siamo in Albania, qui non si scherza.
Di polvere e fango è fatto questo paese; il sole brucia a tal punto che le foglie della vigna si arrugginiscono e la ragione comincia a liquefarsi. Da ciò nasce una specie di effetto secondario (temo irrimediabile): la megalomania, delirio che in questa flora germoglia come un'erba pazza. Da ciò anche l'assenza di paura - a meno che questa non sia dovuta alla forma del cranio storto e piatto, dimora regale dell'insofferenza, se non dell'incoscienza. La paura è una parola senza significato. Lo vedi subito nei loro occhi che sono creature immortali. La morte è un processo estraneo".
Ornela Vorpsi, Il paese dove non si muore mai, 2004