Come al solito, segnalo il mio articolo nel nuovo numero di Emporion, legato alla nuova pirateria che infesta l'Oceano Indiano. Molte informazioni le devo al bel libro del giornalista americano William Langewiesche, dell'Atlantic Monthly, che voglio consigliarvi nella sua traduzione italiana di Adelphi. Un lavoro straordinario che recensirò nei prossimi giorni.
Ecco l'inizio dell'articolo:
Per chi vive tutti i giorni sulla terraferma, è difficile pensare al mare come un’enorme distesa di spazio fuorilegge. Eppure, a guardare statistiche, leggi e abitudini, non esiste un’area della terra che possa vantare un analogo tasso di anarchia. Se poi il mare è costituito dagli orizzonti infiniti degli oceani, allora il discorso si fa ancora più complesso. E pericoloso. E’ noto, anche, che non tutti gli oceani siano uguali. E se il Pacifico ormai lega la sua fama alla trionfale ascesa delle nuove economie dell’Asia e dunque le sue acque sanno di modernità e sviluppo, l’Oceano Indiano rimanda ancora al fascino perverso di pirati e abbordaggi: è il mare infestato, limaccioso, rischioso... [continua].