mercoledì, settembre 23, 2009
La scommessa di Westerwelle
Berlino, 18 settembre, ore cinque del pomeriggio. Nella Breitscheidplatz, a due passi dal grande magazzino KadeWe che fu la vetrina dell’occidente negli anni della guerra fredda e all’ombra della Gedächtiniskirche con il tetto danneggiato dalla guerra calda conservato a memoria delle colpe del nazismo, si consuma l’happening dei liberali alla ricerca del governo perduto. Un duo di musicisti mescola note country e rock e intrattiene il pubblico, in attesa che la piazza si riempia. E lentamente si riempie. Se l’umore dei presenti misura le attese per un successo che i sondaggi pronosticano, quello dei gialli tedeschi è alto e fiducioso. Guido Westerwelle, il quarantasettenne che ha dismesso i panni del bizzarro outsider per indossare quelli di un ragionevole e prossimo vicecancelliere, sale sul podio – completo blu scuro già ministeriale e cravatta azzurra – e sorride guardando la folla. Siamo nel cuore borghese della Berlino ovest, il quartiere di Charlottenburg, negozi alla moda, edifici fine secolo bianchi come meringhe intervallati ad architetture che erano moderne negli anni Settanta, quando il comunismo accerchiava “l’isola della libertà” con il Muro, e oggi provano a resistere alla concorrenza delle meraviglie costruite ad est [continua su FF Web magazine].