Sto ascoltando l'intervento di Clemente Mastella al Senato. E' ufficiale: questa storia degli ultimi giorni lo ha fatto impazzire. Il governo cade perché hanno fatto impazzire Mastella. Ha citato per due minuti una poesia della brasiliana Martha Medeiros spacciandola per una di Pablo Neruda. E siccome non sono esperto di letteratura cilena, ci sono cascato pure io, assieme a Mastella e al governo Prodi. Il dibattito sulla paternità della poesia è andato avanti per giorni, sui giornali e sui blogger ma a me, una volta corretta la cosa, frega poco. Quello che interessa è sottolineare come da qualche giorno ormai il ministro non fosse più se stesso ma un'altra persona e che nulla di razionale vi sia stato nel suo comportamento. Una deriva psicologica cui nessuno poteva porre rimedio. Neppure Sortino.
Poi nel pomeriggio era accaduto anche questo: "Al termine del suo discorso nell'aula del Senato il senatore dell'Udeur Nuccio Cusumano si è sentito male. Il malore è arrivato dopo che il capogruppo del Campanile Barbato è entrato in Aula e andandogli incontro gli ha urlato in faccia "Pagliaccio, venduto". In aula intanto era scoppiato l'inferno con insulti - "cesso", "troia" e "frocio" - indirizzati a Cusumano. Il senatore è stato soccorso da colleghi e commessi, mentre il presidente Marini ha sospeso la seduta per cinque minuti. Cusumano, dopo essersi messo a piangere, si è sdraiato tra i banchi circondato dai colleghi, in attesa dell'arrivo del medico".
In mattinata un signore che assomigliava a Martufello (quello del Bagaglino) aveva inseguito Romano Prodi all'uscita di Palazzo Chigi con una bottiglia di plastica urlandogli: "Lui ci vuole ammazzare e adesso addirittura lo vogliono rivotare". Un paese di pazzi.
Sempre in fase di dichiarazioni di voto, il senatore Domenico Fisichella si è prodotto in un intervento solenne e sconclusionato. Ha detto tutto e il suo contrario. Ha citato la sua precedente professione di professore di Scienza della politica e poco mancava che citasse anche i libri che aveva scritto e le pagine nelle quali ritrovare gli accenni alle crisi governative. Ha detto anche una frase molto bella: che forse un conservatore come lui è inadatto alla politica o almeno "a questa politica". E' stato un discorso esistenzialista, a tratti bello, a tratti farneticante, alla fine incomprensibile. Per capire cosa avrebbe fatto del suo voto, si sono dovute attendere le due "chiamate". Alla prima ha fatto cenno con la mano, tipo: sono qui ma prendo un altro po' di tempo. Se avessi fatto io così, ai tempi in cui io seguivo le sue lezioni universitarie, sono certo che avrebbe stigmatizzato con disprezzo un comportamento così stupendamente indeciso. Sarà, che invecchiando si migliora. Ah, a proposito, alla fine ha votato contro il governo.
In serata, quando il tabellone di Palazzo Madama ha condannato il governo Prodi, nelle strade di Roma si è aperto il carnevale del centrodestra. Come fosse una finale di calcio. Fini s'è inondato di spumante davanti al maxischermo dove i suoi avevano allestito la diretta televisiva, in una piazza del centro di Roma. I tifosi della Destra di Storace (in assoluto suo il peggior intervento di ieri in Aula, Mussolini si sarà rivoltato nella tomba ascoltando la sua parodia del balcone di Palazzo Venezia) sventolavano e urlavano nei megafoni fuori dalla finestra della loro sede, di fronte al Senato. La cosa meno divertente è stato il carro (pardon, camion) dei tifosi della Fiamma Tricolore, un gruppo dell'estrema destra, con tanto di bandiere nere e fumogeni che faceva la spola tra viale Rinascimento e piazza Colonna, tra Palazzo Madama e Palazzo Chigi. Anche questa sembrava la parodia della Marcia su Roma. Tanto folklore non lascia ben sperare nelle sorti di un eventuale governo di centrodestra, qualora si andasse alle urne presto.
Tale popolo, tali rappresentanti. Domenico Gramazio e Nino Strano, dagli scranni di An, hanno pensato bene di trasformare l'Aula del Senato in una bettola. A voto concluso hanno stappato una bottiglia di spumante, inondando di alcool i sontuosi panni di velluto rosso che rivestono da secoli l'Aula. Comprensibile la gioia, incomprensibile l'eccesso. "Onorevoli Senatori, non siamo in un'osteria" ha tuonato il presidente Marini. Quello che si chiama Strano ha pure ingurgitato una fettona di mortadella, giusto per completare la scena. Non è dato sapere se, dopo cotanto ingozzamento, sia arrivato anche il ruttino. Non me ne stupirei. Prosit. E' la scena che ha fatto il giro delle tv tedesche, a commento della caduta del governo Prodi e del caos in cui ripiomba la politica italiana. Veramente un grande spot. Chapeau!
Nelle dichiarazioni di voto abbiamo assistito ai tempi supplementari dell'ultimo congresso dei Ds. A noi non ce ne fregava più niente, ma tra Cesare Salvi e Gavino Angius, per non citare le dichiarazioni a mezzo stampa inviate per tutta la giornata da Mussi, siamo stati una ventina di minuti in ostaggio dei risentimenti degli scissionisti. Tutta colpa di Veltroni, che bel capolavoro politico. Beh, chi ben comincia è alla metà dell'opera, no?
Nelle facce dei diniani, scure e vendicative, c'era tutto il dramma inquieto e inquietante della caudilla signora Zincone. Poi, siccome sono apolidi, ognuno ha votato per fatti propri. Erano tre, decisivi pure loro per le sorti di un governo di un paese del G8.
Esprimo qui la mia personale solidarietà e simpatia (che giunge peraltro da uno che non l'ha votato) al migliore esponente politico dell'ultimo governo: Romano Prodi. Mi chiedo chi glielo ha fatto fare. Ha certamente anche grosse colpe. Tra queste: non ha saputo o voluto leggere il risultato elettorale del 2006 e s'è incaponito. Considera Berlusconi il male assoluto e, qualunque giudizio si abbia del Cavaliere, non si può fare politica considerando l'altra metà del paese imbrogliona o, nel migliore dei casi, soggiogata dall'incantesimo. Veltroni è più realista. Il professore s'è imbarcato il peggio del postdemocristianume (che gliel'ha fatta pagare) e il velletarismo dell'estrema sinistra. Soprattutto, l'Ulivo aveva una certa idea dell'Italia, l'Unione non aveva neppure una vaga idea di se stessa. Però l'uomo è onesto (e, in un'Italia corrosa dalla corruzione, è un valore). I conti pubblici non li lascia a pezzi. Il loro risanamento è ossigeno per un paese come il nostro gravato da cotanto debito pubblico e qualsiasi governo futuro dovrà ripartire da questo lavoro, altro che demagogia sulle tasse. E soprattutto, quando va in vacanza, ci va con la sua macchina carica di bagagli, moglie e figli al fianco e parentela estesa appresso. Dalla ricchezza spropositata di Berlusconi non sono attratto ma ne capisco il fascino. Tuttavia mi sento umanamente più vicino un leader che parte in vacanza come ci parto io.
Comunque è ufficiale: hanno fatto impazzire Clemente Mastella. Fine delle trasmissioni.