Affidereste nel mezzo della tempesta più violenta dal 1929 il ministero dell'Economia a un trentasettenne di belle speranze ma di scarsa esperienza in materia? La Germania, terza o quarta potenza mondiale e locomotiva d'Europa lo ha fatto e Angela Merkel si è presa una bella responsabilità di fronte all'opinione pubblica tedesca. Il nuovo ministro è il segretario generale della Csu, la costola bavarese della Cdu, e ha un nome che non basta una carta d'identità a contenere tutto. In breve lo chiamano Karl-Theodor zu Guttenberg, o anche “KT” ma a voler rispettare il blasone nobiliare i nomi bisogna tirarli fuori tutti: Karl-Theodor Maria Nikolaus Johann Jacob Philipp Franz Joseph Sylvester Freiherr von und zu Guttenberg.
Con i suoi trentasette anni è il più giovane ministro di tutti i tempi. Sostituisce il dimissionario sessantacinquenne Glos, suo compagno di partito, piazzandosi sulla poltrona che fu di Ludwig Ehrard, nientemeno che l'inventore dell'economia sociale di mercato e padre del Wirtschaftswunder, il miracolo economico che negli anni Sessanta strappò la Germania dalla miseria post-bellica per rilanciarla fra le potenze economiche mondiali. Gli elettori sono disorientati e il quotidiano popolare conservatore Bild piazza il faccione nobiliare del neo ministro in prima pagina, sottotitolato dai suoi dieci nomi di battesimo, e chiosa: possiamo davvero fidarci di uno che si chiama così?
L'ironia è un gioco facile eppure rischioso. Guttenberg è una sorta di enfant prodige che, approfittando della crisi profonda in cui è piombato il suo partito, ha scalato velocemente i gradini della carriera politica. Nel suo charme aristocratico, il nuovo leader bavarese Seehofer ha pensato di trovare la chiave per rilanciare il partito e alla sua immagine ha agganciato la sfida di un rinnovamento profondo della Csu. C'è da dubitare che cento giorni, tanto è durata la segreteria di Guttenberg, siano stati sufficienti per dare sostanza all'impegno affidatogli. Possono però essere bastati per mostrare la stoffa del predestinato. La crisi aperta con le stizzite dimissioni di Glos andava chiusa subito, almeno sul piano nominale, per affrontare con una carta in più le inevitabili polemiche che sono seguite. Ci sarà tempo per valutare se la carta scelta dal mazzo sia un jolly o rappresenti un bluff. Sull'economia la Merkel si gioca la conferma alla cancelleria nelle elezioni del prossimo settembre. Ci avrà pensato bene nel breve tempo avuto a disposizione per risolvere l'ennesima crisi aperta nella Grosse Koalition da un partito fratello sempre più irrequieto.
Il giovane Guttenberg, nel frattempo, si aggrappa al blasone familiare, le cui radici affondano nella storia medievale di questo paese: le prime tracce si ritrovano nel 1149. L'albero genealogico annovera in tempi più recenti un nonno con lo stesso nome segretario di Stato parlamentare sotto Kiesinger, un bisnonno che fu uno dei dirigenti più noti del suo tempo e un prozio, Karl Ludwig, che supportò il fallito attentato a Hitler di von Stauffenberg (oggi tornato d'attualità grazie al contestato film interpretato da Tom Cruise) e per questo fu giustiziato. Una famiglia ben salda sui principi. Come quelli che spinsero il padre e la nonna a dimettersi dalla Csu nel 1992 per protestare contro la decisione dell'allora presidente della Baviera, Streibl, di disertare una manifestazione contro la destra radicale e razzista, indetta dallo stesso Helmut Kohl dopo gli attacchi neonazisti a cittadini stranieri che funestarono i primi anni del dopo-Muro. “In un paese come la Germania e in una regione come la Baviera, un partito di governo non può rimanere a casa, ci vergognamo”, scrissero nonna e padre del neo-ministro. E presero cappello da quella che era stata la loro casa politica.
Ora in quella casa il giovane Karl-Theodor comincia a occupare le stanze più importanti. La sua immagine ricalca per ora il cliché del giovane aristocratico: capelli tirati lisci all'indietro da una robusta dose di gel, occhiali tondi di design, eleganza impeccabile, una moglie alta, bella, bionda e, va da sé, nobile anche lei. Qualità che in realtà non gli saranno troppo utili per navigare con competenza fra i marosi della crisi economica che sta investendo anche la Germania. Gli sarà più utile l'eloquenza, che a detta di tutti i commentatori, è la sua vera arte politica. Guttenberg è dotato di una retorica fantastica, sa trovare le parole giuste al momento giusto, riesce a portare l'uditorio fino al limite estremo della commozione. Da questo punto di vista, qualcuno lo compara a Obama. Riuscì a convincere anche il padre a riprendere la tessera del partito, attirandolo nella spirale del sentimentalismo durante un discorso politico.
Ma la domanda che tutti si pongono è se avrà la competenza per sedere sulla poltrona più scottante del'esecutivo. Un quasi coetaneo che lo conosce bene, Norbert Röttgen, esperto economico della Cdu e braccio destro di Angela Merkel, è pronto a scommettere: “Ci conosciamo da tempo e lo sostengo. Ha fatto sempre molto bene e farà un buon lavoro anche questa volta”. La cancelliera se lo augura. La campagna elettorale è di fatto già partita e gli alleati socialdemocratici provano a risalire la china dei sondaggi mettendo in discussione la capacità della Merkel di affrontare la crisi economica. Ora per il giovane Guttenberg è arrivato il momento di giocare la prima partita importante.
(pubblicato sul Secolo d'Italia del 12 febbraio 2009)