Era stato il fiore all'occhiello della presidenza europea della Germania, nella prima metà del 2006: rimettere in piedi il processo costituzionale europeo e dare il via a quello che sarebbe poi diventato il trattato di Lisbona, quella specie di costituzione-bignami che avrebbe dovuto mettere tutti d'accordo e far ripartire l'Europa. Il primo colpo glielo ha inferto il no referendario irlandese. E ora ci si mette pure la stessa Germania. Il presidente della Repubblica Horst Köhler non apporrà la sua firma sulla ratifica fino a quando la corte costituzionale non avrà giudicato su due ricorsi che obiettano la compatibilità del trattato rispetto alla costituzione tedesca. E' stata la corte stessa a chiedere al presidente di astenersi dalla firma, valutando evidentemente piuttosto serie le obiezioni mosse. Secondo alcune indiscrezioni, l'impasse tedesca potrebbe protrarsi fino al 2009. Non è difficile immaginare quali conseguenze avrà questo blocco sulla strategia adottata dalla stessa Ue dopo il no irlandese: attendere tutte le ratifiche entro ottobre e poi ripresentarsi a Dublino per chiedere una ripetizione del voto (strategia che appare di per sé piuttosto bizzarra). C'è poco da rallegrarsi, comunque, soprattutto per chi ha a cuore la costruzione della casa comune europea. Ed è una nuova, pesante, palla al piede per Sarkozy che avvia il semestre di presidenza francese (domani la rubrica Alexanderplatz su Ideazione è dedicata proprio al semestre parigino).
Qui aggiornamenti da Der Spiegel, Süddeutsche Zeitung e Die Zeit.
E intanto l'ex ministro degli Esteri Joschka Fischer non le manda a dire ai socialdemocratici austriaci che propongono anche in Austria il referendum. L'accusa è di populismo. Il commento: "Povera Austria e povera Europa, guidate da certi opportunisti". Dal Tagesspiegel.
Aggiornamento. Poteva mancare il Kaczynski sopravvissuto? No che non poteva mancare. La Polonia ci riprova. Solo che fa meno notizia, come un disco rotto.