Un bel giorno un pittore italiano che si chiama Giorgio Maria Griffa è partito con pennelli e acquerelli ed è andato a vedere i fari costruiti dagli Stevenson. Li ha dipinti uno a uno e li ha consegnati a Nuages, una casa editrice specializzata in arte contemporanea. Ne è uscito un volume struggente dal titolo I fari degli Stevenson (40 euro), uno dei tesori nascosti tra gli stand della Fiera del libro. Ogni faro, un dipinto, una scheda con latitudine e longitudine, altezza, struttura, lampi al secondo. Ogni scheda, uno Stevenson. Robert, Alan, David, Thomas, Charles. Fino al 26 maggio la mostra originale degli acquarelli è a Lumezzane (Brescia). Dal 7 giugno al 9 luglio si sposta a Milano alla Galleria Nuages, (via del Lauro 10) e quasi negli stessi giorni (9 giugno - 9 luglio) se ne potranno ammirare altre parti a Torino, alla Galleria Davico.
"Ovunque io respiri aria salmastra, so di non essere distante dalle opere dei miei avi". Così scriveva Robert Louis Stevenson, nipote della schiera degli Stevenson costruttori di fari, che si discostò dalla tradizione familiare, diventando uno dei più straordinari viaggiatori e narratori di tutti i tempi (e a questo titolo insignito della croce d'oro Walking Class). Un bell'articolo di Dario Olivero (al quale ci siamo permessi di rubare l'incipit di questo post) ricostruisce la storia complessiva che lega Robert Louis ai suoi avi, ai loro fari, alla passione di Giorgio Maria Griffa, al libro e alla mostra e alla Fiera di Torino.