sabato, maggio 21, 2005

Italia - CdL e partito unico

Berlusconi avanza, Tabacci si fa tentare, Fini frena. Il progetto del partito unico del centrodestra si anima del dibattito tra i politici. Bene, Adornato ha messo attorno al tavolo gli esponenti della Casa delle Libertà, Lega esclusa, nella due giorni di Roma organizzata con il supporto di una serie di riviste d'area (tra cui anche la nostra). Due osservazioni.
Primo: come era ovvio, schiacciato sui politici, il progetto del partito unico prende una piega troppo legata alla contingenza. Arriveranno novità, le elezioni del 2006 sono vicinissime e sembra corretto attendersi (nel migliore dei casi) risultati intermedi per tempi brevi. Il progetto però deve avere respiro più ampio e più ambizioso e deve poter contare su tempi più lunghi. Questo è il compito delle riviste (e di Ideazione). Quello è il compito dei politici attuali (e forse di Adornato). La base vuole il partito unico. Le riviste di cultura politica possono disegnare gli scenari adatti. Si dovrà agire a tenaglia sui politici e sui partiti, perché anche quelli di centrodestra, alla fine, preferiscono i teatrini già sperimentati della conservazione, anche se si recita a soggetto e il pubblico abbandona la sala.
Secondo: sono sfilati sul palco dell'Etoile tutti i responsabili di quattro anni di governo che poco hanno portato al paese e alla sua economia. Davvero nessun mea culpa da recitare? Il decalogo del buon casalibertista va bene, è sottoscrivibile, non è molto diverso da quello di quattro anni fa, ci fa sentire tutti investiti di una missione vincente. Ma poi? Qualcuno frequenta una sezione di Alleanza nazionale? Un circolo di Forza Italia? Una sede dell'Udc? Un consiglio comunale cittadino? Un'aula provinciale? Qualche riunione di partito regionale? O si legge i rapporti dei Consigli dei ministri? Insomma, qualcuno si preoccupa di come quel decalogo venga tradotto, ogni giorno, nella politica concreta dei partiti, nelle azioni concrete del governo, nei comportamenti concreti della classe dirigente? Insomma, qualcuno vuol passare dall'astrattezza dei principi alla organizzazione della politica?