venerdì, aprile 30, 2010
La locomotiva e l'ultimo vagone
Da mesi Atene balla con la crisi, ma il baratro, quel precipizio infinito in fondo al quale c’è la fine, non era mai stato così vicino. E in fondo a quel burrone non c’è solo il falò delle vanità di un paese che ha vissuto per anni al di sopra delle proprie possibilità e delle ordinarie regole di corretta amministrazione. Là in fondo c’è l’euro, un intero sistema economico e monetario, il cuore stesso di quella costruzione europea faticosamente costruita in sessant’anni di pace e progresso. La speculazione ha gettato la maschera, anche per chi fino a ieri ha voluto irresponsabilmente tenere la testa nascosta nella sabbia [... continua su East Side Report].
mercoledì, aprile 28, 2010
Inter e Bayern, finale di specchi
Finale inedita di Champions League. Finalmente, verrebbe da dire, dopo anni di solite note. Inter e Bayern Monaco. Due squadre simili, forti, toste, dal gioco non sempre spettacolare ma concreto ed efficace. L'Inter è nota ai lettori italiani e probabilmente superiore sul piano delle individualità. D'altronde è approdata in finale eliminando Chelsea e Barcellona. Anche il Bayern, però, ha fatto fuori il Manchester United, prima di passeggiare sul corpo del Lione. Entrambe sono prime nei rispettivi campionati nazionali e sono favorite per la vittoria finale. Entrambe sono in finale in Coppa Italia e Coppa di Germania. Entrambe hanno risolto problemi di gioco e formazione saccheggiando giocatori che lo stellare Real Madrid aveva emarginato: Sneijder e Robben. Entrambi olandesi. Adesso si ritroveranno di fronte al Bernabeu, distinte e distanti ma in fondo così simili.
Aggiornamento. E il vecchio Trap, che le squadre le ha allenate tutte e due, la pensa come noi: «Sono due squadre toste, hanno identico Dna: tra Inter e Bayern Monaco sarà una gran finale, giocata sul filo dei nervi. Conosco tutte e due i club: cambiano i giocatori, non le caratteristiche. Il Bayern è una squadra da nord, e non solo perché è fatta di tedeschi e olandesi. L'Inter è un mix di campioni e forza mentale. A Madrid sarà terribile».
Questioni di prospettiva
Falsa partenza
Reportage da Chernobyl, anno 2010
lunedì, aprile 26, 2010
La cicogna blu, il blaue Wunder del Brandeburgo
Il piccolo villaggio di Biegen, a una sessantina di chilometri da Berlino, direzione Polonia, sembra rinato. Sprofondato per anni nel torpore della campagna brandeburghese, ricco di anziani e povero di giovani, tutti emigrati altrove alla ricerca di qualche opportunità, è stato risvegliato dal suono di una cicogna. La cicogna blu. Il miracolo si è appollaiato un mesetto fa sul nido di paglia su un comignolo, e da quando è stata avvistata ha fatto la fortuna del paese. Una cicogna blu: come è possibile? Bar e ristoranti riaperti, anche una pensioncina, negozietti di souvenir con cartoline e poster dell'illustre abitante per fortuna ancora privo di copyright e diritti. Più una lunga fila di turisti, fotoamatori, curiosi, giornalisti che, specie nel fine settimana, affollano le strade e le case di questo angolo dimenticato dal mondo. Fino a ieri. Gli esperti non hanno ancora trovato una risposta allo straordinario piumaggio della cicogna. Lei, invece, ha trovato già un compagno, col quale da qualche giorno divide il nido sul comignolo. Dove avrà mai preso quel colore così inconsueto? In attesa della risposta, il blaue Wunder continua ad attirare frotte di curiosi, complice anche il bel tempo primaverile. Il servizio in apertura, un reportage della Zdf, è recuperato da YouTube.
Austria, ha vinto soprattutto chi è rimasto a casa
A volte ci si sofferma troppo sulle squadre indicate in schedina e si perde di vista il resto. Per riconoscere il vincitore delle elezioni del presidente austriaco (che pur essendo direttamente eletto dal popolo ha funzioni di pura rappresentanza) bisogna guardare altrove. Verso quel 50,83 per cento di elettori che non si è recato alle urne. È questa la vera maggioranza del paese. Sono loro, gli astenuti, la prima forza politica in Austria. Sarà per questo che Heinz Fischer, presidente uscente rieletto con il 78,9 per cento delle preferenze, non ha poi troppo festeggiato ieri sera, quando i risultati hanno confermato il plebiscito annunciato da settimane di sondaggi [... continua su East Side Report].
Torna in scena il gemello Jaroslaw
Chernobil, ventiquattro anni dopo
sabato, aprile 24, 2010
Rivoluzionari suburbani, in America e in Europa
Ma la tesi è interessante perché può essere utilizzata per spiegare altre delusioni e altre "rivoluzioni suburbane" in nazioni diverse dall'America. Anche in Europa. «Secondo alcuni storici - traduce Mancia il pensiero di Feehery - la Rivoluzione francese non fu causata dalla povertà o dall'ideologia, ma dal collasso di aspettative eccessive. Quando ti aspetti che le cose possano andare meglio, ma improvvisamente iniziano ad andare peggio, ecco che scatta la rivoluzione». La struttura urbanistica e sociale europea non è esattamente la riproduzione di quella americana. Specie nelle realtà dell'Europa del sud permane forte quella rete di solidarietà familiare che supporta le debolezze del welfare in tempi di crisi, aggiungendoci magari un po' di calore affettivo. Tuttavia non sono neppure troppo marcate le differenze, specie se ci si riferisce ai grandi agglomerati urbani. Pensate alle periferie di Parigi, Londra, Berlino, Stoccolma, Milano ma anche Madrid, Roma, Varsavia, Atene, Bruxelles, Amsterdam e via dicendo. E pensate alla delusione rispetto alle grandi aspettative suscitate, ad esempio, da Nicolas Sarkozy: la rupture, il cambiamento, la palingenesi della società francese. O al crollo di gradimento (in pochi mesi) del governo tedesco liberal-conservatore di Angela Merkel. O al fatto che, nella lunga e infinita transizione italiana post-tangentopoli, non una volta il governo uscente è stato sinora riconfermato alle elezioni successive: Berlusconi, Prodi, Berlusconi, Prodi, Berlusconi.
Una verità è che governare è diventato difficile, a ogni livello e a ogni latitudine. Facile non lo è stato mai, ma le società di oggi sono diventate estremamente frammentate in interessi frastagliati e contrastanti, faticosi se non impossibili da ricondurre a un progetto comune che soddisfi tutti in un giusto equilibrio di compromesso. In più le campagne elettorali costruite con i nuovi strumenti di comunicazione bucano il muro di indifferenza degli elettori ma tendono a moltiplicare le promesse e le aspettative, creando quasi inevitabilmente le premesse della disillusione. È la condanna perversa della politica-spettacolo e della democrazia mediatica che ha soppiantato l’era delle ideologie sostituendo lo slogan al mito: entrambi però non reggono la prova della realtà. Ma è anche la debolezza della politica, dalla quale si pretende la soluzione di tutto proprio nel momento in cui gli strumenti di cui dispone si sono ridotti. La suburban revolution è un'utile traccia per leggere il malessere della politica dei nostri tempi.
venerdì, aprile 23, 2010
E ora la Grecia chiede aiuto: «È un'Odissea»
Kastelorizo, per chi ha memoria cinematografica, è legata al film Mediterraneo di Salvatores, ai militari italiani tagliati fuori dal mondo alla fine della seconda guerra mondiale, alle taverne greche, i suvlaki, le horiatiki, le donne rimaste sole in attesa del rientro dei mariti, Diego Abbatantuono, il tenente filosofo e il soldato innamorato, la prostituta dal cuore d’oro, l’armata s’agapò, il mare azzurro e i tramonti dorati e l’immancabile partitella di pallone con i locali. Insomma, i cliché della Grecia, vista come paradiso terrestre perduto, e degli italiani brava gente, non quelli delle bombe al gas in Etiopia o dello «spezzeremo le reni», ovviamente ai greci. Oggi Kastelorizo è il simbolo della catarsi nazionale, il luogo dal quale il premier George Papandreou annuncia in diretta televisiva al paese l’inevitabile. La Grecia chiede all’Europa di attivare il piano congiunto Ue-Fondo monetario per un totale di 45 miliardi di euro [... continua su East Side Report].
Approfondimenti. Rimando, nel caso vi fossero sfuggiti, agli altri articoli sulla Grecia in tempo di crisi: Grecia, ultimo ballo sul Titanic; Sciopero generale, in Grecia sale la tensione; Corre sulla Via Egnazia la speranza greca. Qui invece la sezione Grecia del blog Phastidio.
mercoledì, aprile 21, 2010
Il triangolo di Weimar: Francia, Germania, Polonia
Bundesaußenminister Guido Westerwelle hat seine beiden Amtskollegen aus Frankreich und Polen, Bernard Kouchner und Radoslaw Sikorski, zu einem Treffen des „Weimarer Dreiecks“ am 26./27.04. nach Bonn eingeladen. Im Mittelpunkt der Gespräche in der Bonner Villa Hammerschmidt stehen außen- und europapolitische Fragen, insbesondere die Außenbeziehungen der EU, sowie mögliche gemeinsame Initiativen zur Stärkung der Gemeinsamen Sicherheits- und Verteidigungspolitik der EU.
Die drei Außenminister des Weimarer Dreiecks werden in Bonn auch mit dem neuen ukrainischen Außenminister Kostjantyn Hryschtschenko zusammentreffen. Kernthemen dabei sind die Beziehungen der EU zur Ukraine sowie die regionale Entwicklung.
Das Außenminister-Treffen des „Weimarer Dreiecks“ wird bereits am Montagabend (26.04.) mit einem klassischen Konzert in der Bad Godesberger „Redoute“ eröffnet. Drei Pianisten aus Deutschland, Polen und Frankreich spielen als Beitrag zum „Weimarer Dreieck der Kultur“ und mit Blick auf das laufende „Chopin-Jahr 2010“ Werke des polnischen Komponisten.
Die Vermessung der Vulkanasche
martedì, aprile 20, 2010
Berlino restringe la cupola dello Stadtschloss
Dal cupolone al cupolino, la storia infinita della ricostruzione dello Stadtschloss di Berlino riserva continue sorprese. Si tratta del vecchio castello cittadino degli Hohenzoellern, che si trovava al centro della capitale, nello spazio compreso fra il Duomo, l’Altes Museum di Schinkel, il fiume Sprea e la Unter den Linden. Danneggiato durante i bombardamenti aerei su Berlino nella seconda guerra mondiale, rimase intrappolato nella zona est dopo la divisione post-bellica ed è stato poi abbattuto per motivi ideologici dai dirigenti della Ddr nel 1951 per far posto al palazzo della Repubblica, a sua volta abbattuto poco più di un anno fa. Oggi è un immenso spazio vuoto, sul quale sono tornate ruspe e gru meccaniche a ricostituire per qualche tempo il tipico panorama berlinese degli ultimi tre lustri [... continua su East Side Report].
Per chi fosse interessato alle puntate precedenti del tormentone Stadtschloss: un articolo ripreso dal pozzo di questo blog, il giorno in cui Stella vince il concorso; il punto di Laura Lucchini dall'Unità, quando arrivarono le prime grane.
sabato, aprile 17, 2010
Le polveri del vulcano come la "suina"?
Approfittiamone: interim Palazzo Chigi alla Merkel
venerdì, aprile 16, 2010
Il Wawel della discordia
E la cancelliera si fermò a Lisbona
Le polveri generate dal vulcano islandese continuano a vagare per i cieli d'Europa. Mai le previsioni del tempo sono state seguite con tanta attenzione, minuto dopo minuto, per cercare di intuire dove andasse a parare il curioso fronte nuvoloso. Sembra di rivivere, in tono ovviamente meno drammatico, le ore e i giorni successivi all'esplosione della centrale nucleare di Chernobyl (ieri Unione Sovietica, oggi Ucraina), con il fungo - allora atomico - che viaggiava accompagnato da isobare e venti. I disagi riguardano oggi soprattutto il traffico aereo e la funzionalità degli aeroporti, problema di non poco conto dato il volume di mobilità del mondo contemporaneo. E come ormai accade in molti aspetti della nostra vita, un battito di farfalla in Islanda, può provocare catastrofi (o in questo caso inconvenienti) dall'altra parte del globo. La Scandinavia è stata colpita per prima, data la vicinanza geografica a Eyjafjallajökul, questo il bizzarro nome del vulcano: scali aerei bloccati per tutta la giornata di ieri in Norvegia, Svezia e Finlandia. Ma la paralisi del traffico internazionale si è avuta quando, sotto l'attacco delle polveri di lava, sono caduti gli aeroporti londinesi, punto nevralgico delle rotte europee e intercontinentali. L'allarme è scattato anche in America, molti voli per l'Europa sono saltati e la Cnn a tarda notte (europea) monitorava in diretta l'avanzare del fronte, declinando, come tradizione dei media americani, scenari drammatici. Una cronaca serrata, più o meno come quella dei media italiani che seguono oggi le disavventure di Berlusconi e Fini.
Dopo Londra, Bruxelles, poi Parigi, Amsterdam e Francoforte. L'intero sistema di hub europei è andato al tappeto. E in più decine di aeroporti più piccoli in tutta l'Europa settentrionale e centrale. Nel corso della giornata sono stati chiusi gli spazi aerei della Repubblica ceca e della Slovacchia, di gran parte della Polonia, delle Repubbliche baltiche e di parte della Russia. Decine di voli provenienti da tutto il mondo, dall'Asia, dall'Africa e dalle Americhe sono stati cancellati. Qui in Germania, al momento in cui scrivo questo post, si decolla e si atterra solo a Monaco di Baviera. Ma dalla serata - è ufficiale - si chiude anche lì. I due aeroporti berlinesi, Tegel e Schönefeld, già bloccati per qualche ora ieri, sono stati richiusi in mattinata. La lufthansa ha appena comunicato di aver cancellato tutti i voli per l'Europa fino alle 12 di domani. I disagi all'interno sono numerosi, a Francoforte sono state allestite centinaia di brandine per ospitare gli sfortunati viaggiatori che non trovano posto negli alberghi, il conto salato di rimborsi, assistenza e mancati introiti sarà altissimo per le compagnie aeree. Gli esperti paragonano il caos di questi due giorni solo a quello conseguente all'attacco terroristico dell'11 settembre 2001 a New York e Washington.
E nel frattempo si susseguono gli allarmi per la popolazione, chissà, forse pure un po' esagerati. Chi soffre d'asma, ad esempio, farebbe bene a respirare con cautela o, se può, a starsene rintanato in casa. Qui a Berlino, dove la nube insisterebbe già dalla serata di ieri, il cielo è stato nuvoloso per l'intera giornata e da un paio d'ore splende un sole pallidino. Ma è difficile dire che sia colpa della lava, in genere non è che il sole picchi tantissimo se non, quando c'è, in piena estate. Insomma esce più fumo dalla mia Lucky Strike, per dirla tutta.
Oltre ai tanti poveri cristi intrappolati negli androni degli aeroporti, il caos aereo sta bloccando anche tanti cristi meno poveri, i cosiddetti vip. Quelli del pallone, ad esempio: la Bundesliga si giocherà regolarmente, in uno dei sabati di fine campionato con i verdetti per lo scudetto e per le retrocessioni ancora aperti. Ma i giocatori delle squadre impegnate in trasferta sono stati costretti a ripiegare in tutta fretta su treni o autobus per raggiungere le destinazioni previste. A Cracovia sono in dubbio i funerali di Stato di Lech Kaczynski e di sua moglie: l'aeroporto è ancora aperto ma è in zona a rischio e, soprattutto, non si sa se potranno volare i capi di Stato e di governo che erano stati invitati, da Obama alla Merkel, da Berlusconi a Sarkozy. E intanto la cancelliera, in volo dagli Stati Uniti alla volta di Berlino, è stata costretta qualche minuto fa ad atterrare a Lisbona. Secondo le indiscrezioni dei funzionari di governo, trascorrerà lì l'intera notte e, se le previsioni saranno rispettate, potrà fare rientro nella capitale non prima del pomeriggio di domani. Tutto però resta appeso ai capricci dei venti e non è detto che la nube si dissolva del tutto in poche ore: c'è anche chi prospetta uno stop più lungo. Lisbona: sole, mare e una bella cena a base di pesce. Sì, sono i vip, in qualche modo viaggiatori da business class.
In più
«Be' cosa può succedere, non sarà così terribile. Non si morirà mica; Berlino è grande e dove vivono mille ne vivrà anche uno in più».
Alfred Döblin, Berlin Alexanderplatz, 1929
«Ma voi siete giovani, non possedete nulla, e per voi la Germania è l'ideale: lì è pieno di scansafatiche. I tedeschi hanno un sistema sociale solido. Un paio di fannulloni in più non daranno certo nell'occhio».
Wladimir Kaminer, Russendisko, 2000
La Polonia si riflette nello specchio di Kapuscinski
giovedì, aprile 15, 2010
Il vulcano islandese blocca anche il cielo di Berlino
mercoledì, aprile 14, 2010
Separati alla meta
Ma la Polonia in lacrime non teme il vuoto politico
Prima che lo schianto del Turpolev presidenziale a mille passi dalla pista dell’aeroporto di Smolensk gli spegnesse la vita, la stagione politica di Lech Kaczynski appariva ormai destinata al tramonto. Il tentativo disperato di atterrare in mezzo alla nebbia per raggiungere in tempo la cerimonia commemorativa dei settant’anni dalla strage di Katyn segnala non solo, come hanno ricordato in tanti, il lato tragico delle coincidenze della storia polacca, ma anche l’umano proposito del leader in declino di restare aggrappato alla contemporaneità che gli stava sfuggendo [... continua su East Side Report].
mercoledì, aprile 07, 2010
Settanta anni dal massacro di Katyn
È il settantesimo anniversario del massacro di Katyn. Il presidente russo Vladimir Putin ha invitato il primo ministro polacco Donald Tusk per una visita comune sul luogo dove, nella seconda guerra mondiale, gli ufficiali polacchi vennero trucidati dai sovietici. Ci sono voluti troppi decenni perché Mosca riconoscesse finalmente la responsabilità di quell’eccidio, addossata per tanto tempo ai nazisti. Su East Side Report ripubblichiamo l’intervista uscita lo scorso novembre sul quotidiano Il Riformista nel quadro della serie sui vent’anni dalla caduta del muro di Berlino. Si tratta dell’ultimo colloquio con il sociologo russo Victor Zaslavsky, autore del primo libro pubblicato in Italia sui fatti di Katyn nel 1998. Il professor Zaslavsky scomparve poche settimane dopo. Questa intervista è al tempo un omaggio alla verità storica e al coraggio di uno studioso russo di indagarla e svelarla al di là delle convenienze editoriali [... continua su East Side Report].
sabato, aprile 03, 2010
Gli 80 anni di Kohl, il cancelliere dell'unità
Un cerchio magico circonda spesso gli anniversari tedeschi, un cerchio che racchiude storia e politica in un paese che negli ultimi due secoli ha incrociato tutte le tempeste e le avventure della storia. Accade di nuovo in questo aprile, quando gli ottanta anni di Helmut Kohl incrociano il ventennale della riunificazione tedesca. Fu il suo capolavoro politico e oggi l’anziano cancelliere si gode la dovuta riabilitazione dopo quasi tre lustri di forzato oblio. L’uomo uscito di scena a cavallo dei due secoli, prima perché come tutti i leader forti non aveva capito quando era arrivato il momento di lasciare il campo, poi perché coinvolto nello scandalo dei fondi neri al suo partito, riappare ora che i sentimenti si sono sedimentati e l’analisi storica rimette in fila i comportamenti e le scelte compiute. E riappare per quello che fu: il grande artefice di una svolta epocale per il suo paese e per l’Europa [... continua su East Side Report].
venerdì, aprile 02, 2010
Il fantastico mondo di Tommaso Debenedetti
giovedì, aprile 01, 2010
Walking Photo. Romania
Mosca e Caucaso su East Side Report
La ripresa del terrorismo in Russia, i rapporti fra Mosca e le regioni caucasiche, le politiche di Putin, l'obra di al-Qaeda. Gli articoli di Stefano Grazioli su East Side Report. In alto la mappa del Caucaso (fonte: Frankfurter Allgemeine Zeitung).