(Il Parlamento di Bucarest, fotowalkingclass)
Aggiornamento. Contrordine compagni (rumeni).
Deve essere una nemesi. Una parte degli italiani se la prende con i rumeni, ma i rumeni assomigliano agli italiani sempre di più. Specie in politica. Come a Roma così a Bucarest la transizione sembra non riuscire a trovare un punto di equilibrio. Ad ogni votazione, gli elettori ribaltano i ruoli dei partiti, punendo il governo e premiando l'opposizione. Se alla guida ci sono i socialisti, allora premiano i conservatori. Se è il turno dei conservatori, allora il voto va ai socialisti. E' un'alternanza che non porta benefici con il ricambio del personale governativo e che testimonia semplicemente la delusione per coloro che gestiscono la cosa pubblica. Questa volta tocca vincere alla sinistra, che torna al governo dopo una legislatura (turbolenta anche questa) gestita dalla destra. Un pendolo continuo, in uno dei paesi più difficili dell'Unione Europea che sembra non trovare pace. Il premier uscente, Calin Popescu Teraiceanu, a capo del partito nazional-liberale (l'acronimo, a proposito di similitudini, è Pdl) è stato sconfitto, fermandosi al 30 per cento. Il Pds, il partito socialista, vince con il 35 per cento. Nessuno ha dunque raggiunto la maggioranza assoluta e in realtà la soluzione governativa resta aperta ad ogni possibile combinazione. L'unico dato che non si cancella è quello dei votanti: 39 per cento, il livello più basso da quando nel paese sono state introdotte le elezioni libere. Una cifra che la dice tutta sul livello di disaffezione dei cittadini. Approfondimenti dalla Süddeutsche Zeitung.