mercoledì, dicembre 03, 2008

Ci facciamo sempre riconoscere

Hertha-Galatasaray è finita 0-1. Atmosfera straordinaria all'Olympiastadion, fa sempre effetto vedere uno stadio così grande pieno come un uovo. Turca la curva ospite, turca la tribuna laterale (tribuna Tevere la chiamerebbero a Roma) e mista - multikulti? - quella centrale (insomma, la Montemario). Berlinesi stretti e gagliardi nella Ostkurve, in minoranza. Neve sciolta e terreno di gioco - avrebbe detto Enrico Ameri - in precarie condizioni. Primo tempo così e così, secondo tempo bello e arrembante, da un lato e dall'altro. Peggiore in campo? Vi avevo detto che l'arbitro era italiano? Il Galatasaray ha segnato su rigore dell'ottimo Barros, nazionale della Repubblica Ceca. Peccato che il penalty fosse regalato. Venti minuti dopo, identica situazione in area turca, ma il rigore non è stato fischiato. Fosse solo questo, fosse solo un errore di valutazione, pazienza. Se il calcio italiano resta di alto livello (a livello di club, di gran lunga superiore sia a quello tedesco che a quello turco), a noi tutti è invece nota la crisi in cui versa il settore arbitrale. Crisi di qualità. Pazienza. Nel giornalismo è lo stesso, non tirerò la prima pietra. Il problema è che il signor Rizzoli ha arbitrato con arroganza, non parlava con i giocatori (cosa che qui accade sempre, gli arbitri hanno un atteggiamento aperto con i calciatori) e faceva con la manina "sciò, via" come si fa con i mocciosi fastidiosi. Le polemiche del dopo partita sono tutte sulla suppnenza dell'arbitro. Perché gli errori ci stanno. La maleducazione no.