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Qualche anno fa, a comparare la vivibilità delle città dell’Europa occidentale con quelle dell’altra metà del Continente, si rischiava di esser presi per matti. Si concedeva alle grandi capitali tipo Praga o Budapest una qualche chance legata alle bellezze monumentali e allo charme malinconico dei ponti sulla Moldava o sul Danubio. Nulla di più. L’Occidente era sempre e comunque il mondo dei privilegiati, di quelli che non avevano vissuto le miserie del comunismo, che avevano conosciuto la libertà e con essa il benessere e la ricchezza. Per gli altri, i fratelli ritrovati e appena usciti dal congelatore della storia, solo compatimento e al limite qualche battuta [...
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