mercoledì, marzo 31, 2010
Gli ultimi giorni di Bruto a Berlino
Fa un certo effetto incrociare lo sguardo pacato e dubbioso di Lucio Giunio Bruto piazzato nel mezzo della sala dell’Altes Museum di Berlino. Sembra quasi spaesato, un po’ a disagio a interpretare il ruolo della star nella nuova mostra di arte antica romana che si è inaugurata a fine febbraio e resterà aperta fino al 2 di maggio nel prestigioso museo berlinese. Lui, poco abituato a spostarsi da Roma, resterà solo per pochi giorni ancora ma a Michael Eissenhauer, direttore dei musei statali di Berlino va bene così: «È stato un grande onore avere in prestito questa opera da Roma, ringrazio la città e la dirigenza dei Musei capitolini e posso dire di essere orgoglioso del fatto che la statua di bronzo abbia scelto proprio noi per la sua prima trasferta volontaria».
Il busto si è spostato da Roma un’altra sola volta. In direzione Parigi e agli ordini di Napoleone, che lo aveva richiesto e ottenuto (assieme ad altre cento opere d’arte) con il trattato di Tolentino strappato a Pio VI nel 1797, con il quale il pontefice dovette cedere anche Avignone e le terre limitrofe. Rientrò nell’Urbe nel 1815, dopo la sconfitta napoleonica e da lì non si è mosso più. Sino a oggi.«C’è anche un’altra prima volta in questa mostra», aggiunge Claudio Parisi Presicce, dirigente dei Musei archeologici e d’arte antica del comune di Roma, «ed è il confronto diretto con un altro pezzo dell’allestimento: il primo disegno del busto di Bruto, contenuto nel libro dei disegni del pittore olandese Maarten van Heemskerck, elaborati fra il 1932 e il 1937, posseduto dai musei statali di Berlino». Una testimonianza della grande importanza che il bronzo romano assunse nella storia artistica europea a partire dal Rinascimento.
Lucio Giunio Bruto non va confuso con Marco Giunio Bruto, l’assassino di Cesare. Lucio visse nel tardo sesto secolo e la storiografia romana gli attribuisce un ruolo di primo piano nelle vicende del suo tempo: scacciò i re etruschi e istaurò la repubblica romana. Per questo sua vocazione “rivoluzionaria”, il busto di bronzo divenne un punto di riferimento anche nel mondo artistico francese negli anni della rivoluzione. Il pittore Jacques-Luis David, che passò alcuni anni a Roma usufruendo di uno stipendio per artisti, utilizzò in un suo quadro il volto del Bruto del Campidoglio come simbolo di libertà e di repubblicanesimo e per giustificare a fini propagandistici l’esecuzione di Luigi XVI. Nella rivoluzione francese, la riproposizione del Bruto romano rappresenta la radicalizzazione degli eventi. Il successivo interesse di Napoleone è invece esclusivamente legato al valore artistico dell’opera: resterà semplicemente un prezioso pezzo da museo piazzato nelle stanze del Louvre.
La mostra berlinese si arricchisce anche di una serie notevole di monete dell’epoca romana. La questione ha un rilevante valore storico, dal momento che proprio la numismatica ha aiutato gli archeologi nell’attribuzione dei nomi a molte statue romane e greche rinvenute nel corso degli anni. Anche il Bruto ha subito la stessa sorte. «Grazie ai progressi della scienza numismatica», riprende Presicce «abbiamo potuto confrontare la fisionomia del bronzo con le monete che lo raffiguravano, riscontrando alcune differenze. Il naso, soprattutto, adunco quello del bronzo, molto più affilato nei volti di Lucio Giunio Bruto impressi sulle monete. Oggi siamo certi che quel volto sia un ritratto di fantasia e raffiguri in realtà un ignoto cittadino romano della repubblica. Potrebbe anche essere un cittadino illustre, ci sono molte somiglianze con Augusto e potrebbe trattarsi di un suo parente».
La mostra rinsalda i rapporti culturali fra Italia e Germania, in una fase caratterizzata dal dibattito sulla cosiddetta «estraneazione strisciante», schleichende Entfremdung in tedesco, sollevata un paio di anni fa dallo storico ed esperto di relazioni italo-tedesche Gian Enrico Rusconi, il quale sostiene che proprio sul piano culturale i due paesi stiano vivendo un periodo di reciproca indifferenza dopo decenni di stretta collaborazione. Ma il lavoro comune tra musei capitolini e musei statali di Berlino sembra contraddire, almeno su questo piano, la tesi di Rusconi: «Nel 2002 gli allora presidenti della Repubblica Ciampi e Rahu si accordarono per ripetuti scambi tra i musei italiani e tedeschi», ricorda Eissenhauer, «e da quel momento la collaborazione si è intensificata».
Nella sala dell’Altes Museum il Bruto romano viene guardato a vista da un altro busto posseduto dal museo berlinesi, il famoso Cesare verde, opera scultorea realizzata tra il primo secolo avanti Cristo e il primo secolo dopo Cristo, raffigurante l’imperatore romano in maniera piuttosto realistica, prima che l’idealizzazione del personaggio ne alterasse, abbellendoli, lineamenti e forme. Un confronto diretto utile ad approfondire l’idea romana del ritratto. «D’altronde la storia romana è la base fondamentale per comprendere lo sviluppo dell’intera storia europea», conclude Andreas Scholl, direttore della collezione dell’Antikensammlung di Berlino «e la mostra in corso è una grande occasione per rituffarsi nel passato e leggere meglio il presente».
Il Bruto del Campidoglio (Der Brutus vom Kapitol), Altes Museum, Museumsinsel, Berlino, fino al 2 maggio 2010, dal lunedì alla domenica ore 10-18, il giovedì fino alle 22.