Sazi dei successi nei vari tornei delle nostre squadre del cuore (in Italia, il Brindisi è tornato nelle serie professionistiche dopo anni di purgatorio, la Lazio s'è conquistata il secondo torneo nazionale, la Coppa Italia e in Germania, la nostra nuova fiamma, l'1. Fc Union Berlin, ha ottenuto con tre giornate d'anticipo la promozione nella seconda serie, la nostra serie B), ci si appresta a godere gli ultimi 180 minuti della Bundesliga. Forse non il campionato più bello del mondo, come sostiene il mio amico Darwin (quello inglese, secondo me, le è tecnicamente superiore) ma certamente, almeno per quest'anno, il più entusiasmante.
Capita spesso così, quando il Bayern Monaco non fa fino in fondo il Bayern Monaco. E quest'anno non l'ha fatto, anche se sta sempre lassù. Nella fase di andata del campionato abbiamo apprezzato la freschezza di una neopromossa, l'Hoffenheim, che alcuni quotidiani italiani hanno scoperto con il solito ritardo ribattezzandolo il Chievo di Germania. Poi, complice anche l'infortunio del suo bomber, l'Hoffenheim s'è afflosciato e, piano piano, sono venute su altre squadre, con il Bayern sempre impigliato nella polvere di gloria del suo allenatore Klinsmann, uno che con la nazionale al Mondiale aveva scaldato i cuori dei tifosi tedeschi, ma a Monaco non è riuscito a trovare la "quadra", della sua squadra e di sé stesso. Così per un breve tempo, oltre un mese, quasi un record, si è vissuto il miracolo di Berlino, sotto le spoglie biancoblù dell'Hertha, una squadra che quando ha vinto il campionato l'ultima volta, era in corso la più grave crisi economica del secolo, quella nata un paio di anni prima dal crollo del 1929. E quest'anno dunque sembrava quello buono, almeno per i ricorsi storici. Perché a quello devono affidarsi i berlinesi, alla cabala, alle ricorrenze, giacché la squadra è caparbia e cinica, ma insomma, detto francamente, la concorrenza pare più attrezzata.
E la concorrenza è forte, ed è venuta allo scoperto. Ad esempio? I tifosi juventini ancora si sognano di notte un certo Felix Magath (Amburgo, finale Coppa dei Campioni 1983 ad Atene). Se lo sognano anche i tifosi del Wolfsburg, la squadra tedesca che, a due giornate dalla fine, ha le chance migliori di centrare il titolo. L'allenatore è proprio lui, il figlio di un soldato portoricano dell'esercito americano e di una cittadina tedesca, nato nella base militare di Aschaffenburg dove poi diede i primi calci della sua carriera di calciatore nelle due squadre locali. Ora è lì, musone e scontroso come se lo ricordano gli juventini, a un passo dal centrare l'obiettivo della sua vita. E con una squadra che è tutt'una con la sua città e la sua storia automobilistica. Come la Juve con la Fiat e nell'anno in cui la crisi azzanna crudele il settore automobilistico. Anche il Wolfsburg, quanto a cabala, sta messo bene. E poi Magath se ne va, ha già firmato il contratto con lo Schalke, una squadra che avrebbe bisogno della benedizione papale per vincere il campionato, ma il Papa si sa è bavarese.
Sarà per questo che il Bayern Monaco, la squadra vincente per antonomasia (e per numero di titoli; parafrasando Mourinho, "ventunu tituli") del calcio tedesco, è riuscito a mantenersi in gara, nonostante l'annataccia. Dalle parti della Baviera covano il rimpianto di aver silurato il "mito" troppo tardi. In effetti da quando Klinsmann non c'è più, appena qualche settimana fa, la squadra, che pure era rimasta aggrappata con le unghie ai primi posti della classifica, ha trovato stabilità e continuità, e ora spera in un passo falso, o mezzo che pure basterebbe, degli "automobilisti". C'è ancora il Berlino, i cui tifosi quasi non ci credono e da settimane continuano a riempire l'enorme Olympiastadion in ogni ordine di posti. E infine lo Stoccarda, squadra molto bella a vedersi, specialista nei colpi di reni finali come le capitò appena due anni fa ai danni del solito Schalke 04. Appare la più in forma di tutte in questo momento, due punti di ritardo non sono pochi quando ce ne sono sei in ballo, ma in fondo ha anche meno da perdere e sa come infilare tutti in volata.
Un poker per due sedute, fra quelche minuto comincia la prima, sabato prossimo il giudizio finale. Per la precisione, queste le posizioni di classifica: 1. Wolfsburg 63, 2. Bayern Monaco 63, 3. Hertha Berlino 62, 4. Stoccarda 61. In caso di parità decide la differenza reti, quindi la prima posizione del Wolfsburg è reale. Ma ugualmente labile, perché solo due gol di vantaggio dividono Wolfsburg e Bayern, mentre le altre due sono, da questo punto di vista, staccate. Questa anche la situazione differenza reti: Wolfsburg +30, Bayern +28, Berlino +11, Stoccarda +19.
Due curiosità finali. Prima: se tutte le squadre restano in gioco anche negli ultimi novanta minuti, una delle quattro sarà costretta a uscire di scena per forza, perché l'ultima giornata prevede un fantastico scontro diretto, Bayern-Stoccarda. Seconda: la scaramanzia non è di casa in Germania. Mi capitò di notarlo durante i mondiali, quando per tutta Berlino campeggiava una pubblicità della Coca-Cola che diceva, a caratteri cubitali: "Statisticamente, la Germania vince sempre quando organizza i campionati". Noi italiani avremmo strappato i cartelloni con le unghie e da quel momento avremmo bevuto solo Pepsi. Invece ai tedeschi piaceva e suonava beneaugurante, e fotografavano ingenui quei cartelloni pubblicitari ruffiani. E avevano torto, perché poi lo sapete tutti come è andata a finire. Quindi non fa specie che nelle quattro curve, ormai da qualche giornata, i tifosi ostentino le riproduzioni dei piattoni d'argento che sono per la Bundesliga l'equivalente dei nostri scudetti. Li ho visti nei servizi di tutte e quattro le squadre. Quindi, anche sul piano della scaramanzia, si parte alla pari. Che vinca il migliore.
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Risultati finali. Il Wolfsburg di Magath ha ormai un piede nel piatto, dopo il 5 a 0 fuori casa nel derby regionale con l'hannover. Cinque a zero, musica per la classifica e anche per la differenza reti. Sale anche lo Stoccarda, ora a meno due, che se la vedrà sabato prossimo con il Bayern, fermato dall'Hoffenheim. Chiude la stagione l'Hertha, bloccata sullo 0 a 0 dallo Schalke. Se la giocano in tre. 1. Wolfsburg 66 (+35), 2. Bayern Monaco 64 (+28), 3. Stoccarda 64 (+21), 4. Hertha 63 (+11). La truppa di Magath ha dunque due risultati su tre a disposizione e la chiara possibilità di festeggiare in casa il suo meritatissimo titolo. Le prime tre vanno in Champions e dunque, visto lo scontro diretto fra seconda e terza, il Berlino può ancora sperare di acciuffare la massima competizione europea. Ma credo che in questi minuti, dalle parti dell'Olympiastadion, la delusione si tagli a fette.