(Info-box sulla Potsdamer Platz, fotowalkingclass)
I festeggiamenti più classici non mancheranno, come i fuochi d’artificio alla Porta di Brandeburgo o una lunga fila di tessere del domino che, la notte del 9 novembre, verranno fatte cadere a partire dal Checkpoint Charlie per simboleggiare l’effetto domino che la caduta del muro di Berlino ebbe in tutta l’Europa dell’Est. Tuttavia, il lungo anno del ventennale, conterà molti appuntamenti meno spettacolari finalizzati a riflettere, discutere, tracciare un bilancio.
La città di Berlino ha presentato mercoledì scorso il suo calendario per il ventennale della caduta del Muro. Evento che verrà ricordato in molte altre città del Continente (il Comune di Roma, ad esempio, sta preparando un suo fitto cartellone) ma che qui avrà il suo indiscutibile baricentro: qui dove tutto ebbe inizio e dove la cronaca, nel ventennio successivo, si è spesso intrecciata con la storia di una riunificazione complessa e affascinante.
“In questi vent’anni Berlino è cresciuta insieme, l’est e l’ovest, in un laboratorio sociale che viene osservato in tutto il mondo”, ha detto il borgomastro Klaus Wowereit inaugurando la prima di una lunga serie di manifestazioni. “Quando cadde la barriera, nessuno voleva più vedere il Muro, i cittadini si armarono di scalpelli e iniziarono a distruggerlo con le loro mani. Poi vennero le ruspe e in breve tempo, di quella ferita, non rimasero che pochi resti. Oggi si discute se, per motivi storici e turistici, non sarebbe stato meglio conservarne una parte, in modo da mantenere visivamente viva la memoria dei danni che una dittatura produce. Ma abbiamo aperto dei memoriali, ci sono supporti tecnologici per ripercorrere le tracce della storia e oggi presentiamo un fitto programma che ci accompagnerà lungo tutto il 2009”.
I resti ci sono, nascosti qua e là tra la vegetazione che nel frattempo si è arrampicata sulle rovine. Qualcosa in più è rimasta sulla Bernauer Strasse, la lunga via a nord-est della città lungo la quale si consumarono grandi tragedie umane. C’è il museo al Checkpoint Charlie, il punto di frontiera dove si fronteggiavano soldati americani e sovietici. C’è la East Side Gallery, lunga poco più di un chilometro, dove sul lato destro della Sprea un centinaio di artisti di tutto il mondo ha dipinto sul lato orientale del Muro graffiti inneggianti alla libertà e alla pace. E ci sono le utlime diavolerie tecnologiche, come il telefonino multimediale che ogni turista dotato di buon allenamento può mettersi al collo per ripercorrere in bicicletta il perimetro esatto lungo il quale correva il Muro.
La festa e il ricordo sono però ingredienti forse inevitabili ma non sufficienti per celebrare un ventennale, almeno nella città che vive tuttora le conseguenze di quarant’anni di divisione. “Vogliamo tracciare un bilancio di come la città si è trasformata dal 1989” dice Richard Meng, portavoce del Senato berlinese, presentando l’appuntamento di apertura nella ricostruita Potsdamer Platz, tra i grattacieli di Renzo Piano e le futuristiche costruzioni di Helmut Jahn. La piazza decantata da Filippo Tommaso Marinetti negli anni Venti è divenuta il simbolo della rinascita di Berlino. Il Muro l’aveva tagliata in due, stringendola in una terra di nessuno dentro la quale Wim Wenders faceva aggirare uno smarrito Peter Falk nel leggendario Il cielo sopra Berlino. Oggi le facciate dei nuovi edifici illuminano una nuova vita, con i cinema, i teatri, i centri commerciali, ristoranti e caffè, mentre le auto scorrono veloci lungo le grandi arterie regolate dalla riproduzione del primo semaforo al mondo, che Marinetti chiamava velocifero.
Da qui parte la grande mostra berlinese. Un Info-box di colore rosso fiammante ospita un grande pannello multimediale sul quale è riprodotta la mappa della città. Nei vari punti simbolici è possibile visualizzare il prima e il dopo: strade divise tornate unite, piazze tagliate restituite a nuova vita, zone morte rimesse in attività. Il gioco del prima e del dopo si ripete sui pannelli tridimensionali, dove basta spostare lo sguardo per fare un viaggio nel tempo di questi ultimi vent’anni.
L’Info-box si sdoppierà. Un secondo modulo mobile si aggirerà per le aree che più di tutte hanno vissuto trasformazioni urbanistiche e architettoniche. La Marlene Dietrich Platz, dove fra una settimana prenderà il via la cinquantanovesima edizione della Berlinale; la nuova stazione centrale, il gioiello di vetro e acciaio da cui transitano i treni veloci per tutta Europa; la Museumsinsel, l’isola dei musei che racchiude i tesori artistici della città; l’Olympiastadion, passato indenne attraverso le tragedie del Novecento. A maggio toccherà all’Alexanderplatz, dove nell’autunno 1989 si svolsero le manifestazioni oceaniche che diedero il colpo di grazia alla Ddr, ospitare una mostra all’aperto sulla rivoluzione pacifica. In attesa della Festa della libertà, dal 7 al 9 novembre, tra fuochi d’artificio ed effetti domino.