A rimettere in fila i dispacci che i servizi di sicurezza tedeschi hanno inviato in maniera discreta ma insistente nei mesi scorsi, non può sorprendere l’arresto avvenuto martedì sera (ma reso noto solo ieri mattina) di tre terroristi, due tedeschi e un turco, tutti di fede islamica (i primi due convertiti). E non sorprendono neppure gli obiettivi nel loro mirino: l’aeroporto internazionale di Francoforte, uno dei principali snodi europei, la base militare americana di Rumsfield, la più grande del Continente, pub e luoghi di ritrovo dei cittadini americani residenti in Germania. Quei dispacci, un po’ sottovalutati da tutti ma non dal ministro degli Interni Wolfgang Schäuble, si ricompongono oggi come precisi pezzi di un puzzle la cui immagine complessiva conferma le preoccupazioni del ministro: la Germania è al centro di una concreta, concretissima minaccia terroristica. Che incombe non più solo su soldati, civili e volontari dislocati in Afghanistan, ma sul suo stesso territorio nazionale.
I tre arresti sono avvenuti una settimana prima del sesto anniversario dell’attacco a New York e Washington dell’11 settembre e un giorno dopo quelli scattati nella confinante Danimarca: otto sospetti bloccati dai servizi segreti di Copenhagen. Anche in Germania, secondo il ministro della Difesa Franz Josef Jung, si era ormai in presenza di un pericolo immediato. Accertato il legame con gruppi della galassia di al-Qaeda, e in particolare con l’Unione Jihad, un gruppo sunnitico particolarmente attivo in Asia centrale, del quale i tre arrestati avevano costituito una cellula tedesca. I tre, che si erano fatti una lunga esperienza frequentando i campi di addestramento terroristico in Pachistan, sono comparsi in mattinata di fronte alla procura federale di Karlsrue. Il procuratore generale Monika Harms ha parlato di “un piano che prevedeva ripetuti attentati terroristici” e del ritrovamento di dodici botti contenenti 730 chilogrammi tra acqua ossigenata e altro materiale adatto a fabbricare esplosivi. Secondo i servizi di sicurezza, i tre si sarebbero dovuti incontrare martedì mattina in un appartamento nel Sauerland, all’incrocio tra i Länder della Renania-Westfalia e dell’Assia, non poi così lontano da Francoforte, per preparare le bombe in vista degli attentati. L’effetto sarebbe stato simile all’esplosione di 550 chilogrammi di TNT. Un piano dunque in fase ormai avanzata, che prevedeva morti e feriti, sventato dal preventivo intervento della polizia: “E’ un giorno felice per la sicurezza in Germania”, ha concluso il procuratore.
Felice e preoccupante allo stesso tempo. Da un lato evidenzia la capillarità dell’azione preventiva di servizi e polizia, frutto di un lavoro di indagine meticoloso e preciso, che mostra come, dopo le incertezze iniziali, le polizie europee abbiano preso meglio le misure delle tante cellule dormienti o meno che operano sul nostro territorio. Dall’altro però testimonia come la minaccia di attentati sia ormai un’emergenza all’ordine del giorno in tutta l’Europa centro-settentrionale, dove la tradizionale e massiccia presenza di immigrati di origine islamica rende il controllo più difficile. Ecco dunque che, almeno in Germania, torna in gioco il piano di Wolfgang Schäuble per rafforzare il lavoro dell’intelligence. Il ministro sta conducendo in questi giorni una sua personale battaglia all’interno della Grossa Coalizione per convincere i riluttanti colleghi socialdemocratici a convergere sulla proposta di rafforzare la sorveglianza su Internet. Il punto di frizione è sempre lo stesso. Da un lato Schäuble (e con lui Angela Merkel) ritengono, sulla scorta dei suggerimenti dei servizi segreti, che è proprio su Internet che i terroristi dialogano, scambiano informazioni, organizzano azioni: e dunque, se si vuole efficacemente prevenire gli attentati, è necessario rendere più semplici le cosiddette “perquisizioni online”, così come la videosorveglianza. Dall’altro l’SPD si è fatta paladina dei diritti alla privacy e alla riservatezza dei cittadini e i suoi esponenti dipingono il titolare degli Interni come un uomo ormai ossessionato dalla paura del terrorismo. Ecco perché, anche per Schäuble, quello di ieri è stato un giorno felice. Il successo dell’operazione investigativa è in qualche modo un rafforzamento della sua linea. E ha reso evidente a tutti quanto vicino sia il pericolo.