mercoledì, ottobre 25, 2006

Ungheria, la memoria tradita

Un gran peccato che la commemorazione dei cinquant'anni della rivolta ungherese del 1956 si stia consumando in un clima di menzogne, violenza e teppismo (qui dall'Economist). L'Europa avrebbe bisogno di ricordare, piangere, meditare, riflettere, discutere e pentirsi. E invece da un lato si ascolta la presunzione di un premier che mente e se ne frega, dall'altro si assiste alla tracotanza coatta di un manipolo di estremisti. Strumentalizzare la storia è sempre segno di debolezza politica e i disordini attuali non hanno nulla a che fare con l'epopea del 1956. Anzi, le vicende di questi giorni confermano che, nonostante le bugie di governo, in Ungheria persistono una sinistra riformista e una destra reazionaria. E' così dalla caduta del regime comunista: i liberali stanno di là, di qua solo teppaglia. Da sinistra sono venute riforme liberiste, da destra solo nostalgia contadina di protezionismo e anti-europeismo. Un bel problema per i conservatori magiari. Sullo stesso argomento l'opinione di 1972.

Chi vuole invece rileggersi delle pagine di storia sulla rivoluzione ungherese del 1956 può accedere al numero speciale di Ideazione.com che riproduce online una sezione che la rivista cartacea aveva pubblicato a marzo. Tra i saggi, lo straordinario documento di Raymond Aron, per la prima volta tradotto in lingua italiana.