Walking Class riparte. Non era mai capitato, nei molti anni di vita, che questo blog rimanesse in panne per così tanti mesi. L'ultimo post è datato 11 maggio. È scivolata via tutta l'estate e con essa anche i pensieri che spesso si affollano quando i motori di un blog sono a riposo: chiuderlo, inventarne un altro che rifletta più chiaramente i suoi contenuti attuali, mettere fine a una esperienza vissuta su questo straordinario - ma a volte solitario - mezzo di comunicazione. I motivi sono sempre gli stessi: stanchezza, mancanza di tempo, necessità per chi vive del lavoro di scrittura di dedicare ogni attimo a impegni remunerati (anche se male, soprattutto se male), dubbi sull'efficacia della comunicazione via blog.
I motivi che spingono invece a rimettere in moto la macchina sono anche quelli sempre gli stessi. Per quanto l'informazione sul web si sia molto arricchita, e la nascita di quotidiani online di vario genere abbia fornito ai lettori solo l'imbarazzo della scelta, resta a mio giudizio estremamente difficile trovare angoli di comunicazione originali. Il giornalismo (italiano in particolare) si sta portando sul web gli stessi difetti della carta stampata. Notizie note e già altrove pubblicate rincorse per evitare "buchi", mainstream replicato per timore di non apparire all'altezza, standardizzazione dell'informazione, rifiuto a lasciare spazio ad angolature differenti, nella convinzione che ai lettori non interessino.
E invece, secondo me, interessano moltissimo. Restano fuori dalle pubblicazioni tanti aspetti della vita quotidiana che un giornalista riesce ad osservare ma che sui quotidiani non può raccontare, semplicemente perché le redazioni sono refrattarie a percorrere strade non segnate. Così il blog resta un rifugio, per chi lo scrive e per i lettori alla ricerca di qualcosa di diverso, talvolta di qualcosa di più. Chi vive all'estero, in una realtà che gli italiani conoscono soltanto per quel che i giornali raccontano, raccoglie materiali e spunti attraverso i quali è in grado di fornire prospettive diverse. Un piccolo fatto, se ben raccontato, può spiegare meglio (e con meno pregiudizi) un grande avvenimento. Per ora, un blog personale resta l'unico strumento con il quale sopperire a tutte queste mancanze. Anche se costa fatica, tempo e quindi denaro, vale la pena continuare a tenerlo in vita.
Mi ha sorpreso anche un'altra cosa: il fatto che, nonostante il lungo sonno, Walking Class continui a ricevere un numero spropositatamente alto di visitatori. Al di là dell'aggiornamento più o meno quotidiano, i motori di ricerca convogliano sui blog lettori in continuazione. Vale la memoria, l'archivio, quanto scritto negli anni passati. Un patrimonio per i siti che non consumano la semplice notizia del giorno: avete fatto caso come i giornali online più recenti facciano morire nel breve spazio di alcune ore anche gli articoli realizzati per durare più a lungo? Dunque Walking Class riaccende i motori. Sarà un blog in versione diesel, mi auguro, solido, costante e - perchè no - un po' inquinante. Chi vuol sapere cosa accade in questa parte d'Europa, tra la Germania e l'Est, ha ancora il suo porto sicuro. E affidabile. Un piccolo ritocco alla grafica: ci siamo messi il vestito grigio. La passione di sempre. Il gusto di raccontare, senza mettere il cappello sopra le storie e i personaggi che affolleranno i prossimi post.