mercoledì, marzo 22, 2006

Da Minsk a Tocqueville

Tra le varie analisi sulle elezioni in Bielorussia, è forse possibile provare a farsi un'idea di come tira il vento cogliendo post di differente opinione qua e là per Tocqueville. E se JimMomo racconta con passione le lunghe ore della protesta di piazza, Poganka, che conosce Russia e Bielorussia per esserci stato a lungo, prova a darci una visione più articolata. Ce lo aspettavamo: quando si trattò di Ucraina, ci invitava a frenare sull'entusiasmo per la rivoluzione arancione. Diciamo che la sua è una posizione un po' più realista ma ha dalla sua il vantaggio di conoscere bene ciò di cui parla. Noi non siamo in grado di valutare nel profondo la società bielorussa. Diciamo che il cuore ci porta verso Jim, che però vive a Roma come noi. La ragione pende verso Poganka, che di base sta in Germania, ma vola ad Est come un uccello migratore.

1972 non molla di un centimetro le posizioni in difesa della democrazia, da esportare sempre e ovunque, perché dal confronto democratico vengono comunque le cose migliori. Di tutt'altro avviso i 2twins che misurano rapporti di forza e gioco dei blocchi e ci invitano a guardare il mondo per quello che è, non per quello che vorremmo che fosse. Attorno un corollario di sensazioni, ipotesi, discussioni, appelli attraverso i quali la città discute mettendo sul tappeto idee e teorie, fatti e questioni sulle quali si confrontano e si dividono tutte le grandi aggregazioni politiche e culturali che non vogliono rinchiudersi su se stesse.

Mi dice Andrea Mancia che, tanto per fare un esempio, realismo e idealismo sono filoni sui quali i conservatori americani si appassionano (e si scontrano)da tempo. Chissà perché la cosa dovrebbe far scandalo in Tocqueville. A volte si trova una sintesi, fusionista, per caso o per scelta poco importa. Altre volte no. E allora si discute. Per cui alla domanda se in Tocqueville non siamo per la democrazia, con molto rispetto rispondo: appunto.