martedì, gennaio 31, 2006

Gossip: il tridente elettorale della sinistra

Voci e controvoci, conferme e sussurri. Comincia in Italia la battaglia per le candidature, che questa volta, data la famigerata legge elettorale, sarà la vera partita che gli aspiranti parlamentari dovranno giocare per essere eletti. Come si sa, chi prima arriva meglio alloggia e chi sta in fondo si può pure ritirare dalla gara. Tutto il potere ai partiti, proprio nel momento in cui maggiore sembra la loro debolezza sia dal punto ideale che da quello della selezione della classe dirigente. Al cosiddetto tridente del centrodestra (Berlusconi, Fini, Casini, in rigoroso ordine di sondaggio e di incontinenza televisiva), si contrappone un altrettanto vigoroso e inedito tridente del centrosinistra. O potrebbe contrapporsi, se le indiscrezioni raccolte in Transatlantico saranno confermate dalle scelte delle segreterie dei tanti partiti dell'Unione. Non stiamo parlando di un tridente dei leader ma di un attacco a tre punte piuttosto bizzarro. Allora. Conferma per Giancarlo Caselli, direttore generale del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ed ex procuratore capo antimafia a Palermo dal 1993 al 1999, sostanzialmente sconfitto da Andreotti nella battaglia processuale intentatagli per mafia. Conferma per Francesco Caruso, il no-global napoletano ora allettato dallo stipendio di parlamentare (e futura pensione), fotografato durante gli scontri di Genova 2001 mentre distribuiva mazze da baseball a un gruppo di esagitati teppisti. Nessuna conferma ma solo voci per la persona che meno di tutti vi aspettereste di trovare accanto a Caruso: è Domenico Fisichella, monarchico professore di Scienza della politica, co-fondatore di Alleanza Nazionale, dimessosi dal partito per contrasti con Fini ma non dalla carica di senatore e neppure da quella di vice-presidente del Senato in quota An. Fisichella è un uomo tutto d'un pezzo, che non si fece scrupolo di cacciare dalla segreteria il proprio assistente omosessuale dopo che questi venne fotografato dai paparazzi in una festa gay. Ma l'attaccamento al seggio senatoriale dimostra che anche gli uomini tutti d'un pezzo hanno il loro punto debole (per noi fu debole anche la scelta di cacciare l'assistente solo perché omosessuale): non resistono alle lusinghe del pennacchio.