martedì, novembre 01, 2005

La lunga notte della politica tedesca

ANCHE STOIBER RESTA A CASA
Come dicevano i vecchi cronisti di una volta, in Germania piove sul bagnato. E dopo la crisi al vertice dell'SPD con l'abbandono di Franz Müntefering, giunge non inatteso il ritiro di Edmund Stoiber dalla compagine governativa. Da Monaco, il ledar della CSU (e presidente della Baviera) conferma le indiscrezioni dei giornali di ieri, fedelmente riportate dal vostro blogger: rinuncia alla carica di super-ministro dell'Economia per curare dalla capitale bavarese gli interessi della CSU uscita malconcia dal voto di settembre. Stoiber giustifica così la rinuncia: la crisi nell'SPD cambia gli scenari politici e la Grosse Koalition parte con presupposti diversi rispetto a un mese fa. Gli analisti sostengono che l'ipotesi di una rinuncia di Müntefering alla carica di vice-cancelliere e (soprattutto) ministro del Lavoro renda zoppo il tandem che avrebbe dovuto condividere le responsabilità delle riforme impopolari e necessarie che il governo della Merkel ha messo in agenda. Appunto, il tandem Stoiber-Müntefering. I due avrebbero ben lavorato assieme nelle scorse settimane, trovando facilmente una fattiva sintonia nel tracciare il percorso da seguire dai due ministeri interessati. Adesso, Stoiber non se la sentirebbe di proseguire da solo, senza un'autorevole sponda nel principale partito della sinistra.

I DOLORI DEI SOCIALDEMOCRATICI
Ma il caso Müntefering resta aperto, se non per quanto riguarda la guida dell'SPD almeno per quel che concerne la sua presenza nel governo di Grosse Koalition. I due possibili candidati a succedergli alla testa del partito (il ruolo che qui chiamano di Vorsitzende, l'equivalente del segretario o del presidente di un partito italiano) - il presidente del Reno-Palatinato Kurt Beck e quello del Brandeburgo Matthias Platzeck - gli hanno rinnovato la fiducia per l'attività governativa. Non è chiaro però cosa pensi l'ala radicale dell'SPD che ieri ha organizzato il blitz designando alla segreteria generale Andrea Nahles: la preferenza per un'alleanza con la sinistra post-comunista della Linke contrasta con le direttive per la Grosse Koalition con la CDU-CSU.

BERLINO, ITALIA
Insomma, commentiamo la politica tedesca e sembra incredibile addentrarsi in un tale groviglio di bizantinismi. Certo, l'analista italiano si trova in qualche modo a suo agio, sguazza nelle pieghe dei distinguo berlinesi come un pesce nel mare, però il disorientamento è forte. Il solo fatto che a un mese e mezzo dalle elezioni si parli ancora di candidati designati e che la situazione, invece che semplificarsi e risolversi, si vada ingarbugliando ogni giorno di più, la dice lunga sulla crisi della politica tedesca che, oggi, appare ben più grave e complessa di quella economica. Una crisi di classe dirigente. Una crisi di senso dello Stato. Una sorta di impazzimento generale che è la connotazione principale della Repubblica di Berlino. Altro che Ostalgie! Qui c'è chi comincia a rimpiangere seriamente la Bonner Republik.

ANGIE LA TEMPOREGGIATRICE
Come ultime note della giornata, la cancelliera designata prova a tenere la barca a galla. Da un lato concede a Stoiber la comprensione per la decisione assunta, dall'altra si augura che la CSU voglia mantenere un alto profilo governativo, nominando super-ministro dell'Economia Michael Glos, il capogruppo al Bundestag. Sul versante socialdemocratico, la Merkel attende che il partito tamponi la propria crisi confermando Münterfering al governo. La sensazione è però che proseguendo nella difficile mediazione anche lei si possa logorare e che forse per uscire dal pantano servirebbe un colpo d'ala, un'uscita di genio: proprio quello in cui Angie è meno versata.

NON SOLO POLITICA. IL QUINTO SI' DI JOSCHKA
Il leader dei liberali Westerwelle torna a reclamare la Jamaika Koalition (con FDP, Verdi e CDU) ma dal versante ecologista giungono solo due risposte. Una, politica, di rifiuto doppio, sia verso la coalizione giamaicana che verso un impegno a sinistra con la Linke. L'altra mondana: Joschka Fischer si è sposato per la quinta volta. A Roma. In Campidoglio. Niente da dire: Josckha è uno che la sa lunga e aveva capito tutto un mese e mezzo fa. Felice matrimonio.