giovedì, giugno 03, 2010

Il bordello della discordia

Il palazzo è famoso nel quartiere, soprattutto per la sua bruttezza. Siamo nel punto in cui Schöneberg sta per lasciare spazio al Kulturforum di Tiergarten, all'incrocio fra la Potsdamerstraße (da non confondere con la Potsdamer Platz) e la Kurfürstenstraße (a sua volta da non confondere con il Kurfürstendamm). In quel punto esatto un pugno all'occhio colpisce il viandante: uno scatolone di vetro e acciaio grigio e azzurro, inconfondibile architettura degli anni Settanta, di quella che non ha portato la sua modernità oltre la soglia del decennio. È anche l'angolo classico della prostituzione berlinese, quello in cui vedi le donne vestite con pochi centimetri di stoffa anche nelle gelide notti d'inverno. A due passi, la sede storica del Caffé Einstein, poco più avanti la vita trasgressiva di Nollendorfplatz. Per restare sul genere, in questo brutto scatolone due piani sono occupati dall'Lsd (che sta per Love Sex and Dreams come declama la kitschissima insegna al neon blu e rosa), uno dei pochi grandi magazzini erotici sopravvissuti all'avanzata del porno su Internet. E qui un investitore aveva deciso di realizzare un bordello al chiuso, 48 stanze destinate all'amor profano. Gli abitanti si sono ribellati. In questo incrocio così berlinese, che racchiude nei suoi angoli venditori turchi di frutta e verdura, chioschi di kebab, il discount del sesso, un negozio di abbigliamento vintage e le vite perdute di molte ragazze (specie dell'est), il nuovo bordello è sembrato come un definitivo cedimento al degrado. Difficile giudicare. La questione è stata risolta da un giudice (c'è sempre un giudice a Berlino). Che prima di prendere la sua decisione s'è recato con il suo staff nella zona, ha osservato, domandato, valutato e alla fine scelto: il bordello non s'ha da fare. La cronaca approfondita sulla Tageszeitung.