giovedì, ottobre 02, 2008

Storie italiane

Le vicende sono diverse, diverso è l'oggetto del contendere, diverse le situazioni ambientali. Basti pensare che attorno alla storia del rigassificatore di Brindisi una buona fetta di persone che ha avallato la scellerata decisione di progettare l'installazione di una struttura di quel genere a due passi dall'abitato (per intenderci, il tanto decantato rigassificatore di Rovigo è off-shore a chilometri dalla costa) è finita dietro le sbarre per corruzione, il che la dice lunga su come sono andate le cose. Ma la vicenda del rigassificatore di Brindisi e quella della nuova base Usa di Vicenza hanno un filo rosso comune che riguarda la democrazia e il diritto di esercitarla, quando le decisioni vengono prese dall'alto senza andare a vedere la situazione sul territorio, come scrive Ilvo Diamanti. La vicenda di Brindisi è vergognosa per chi l'ha impostata, per chi l'ha portata avanti, per chi ci ha fatto i soldi sopra, per chi l'ha sponsorizzata e per tutti coloro (bipartisan anche qua) che si ostinano a non voler sentire e a non voler capire e a scambiare una questione seria, serissima, per il capriccio di una popolazione che non vorrebbe una centrale nel proprio cortile di casa. L'ennesima, peraltro, perché Brindisi è una città dalla solida tradizione industriale, che non si spaventa facilmente per l'arrivo di una nuova ciminiera. Questa storia del cortile di casa è l'ultima banalità dietro la quale si rifugiano quelli che tanto sanno che il loro cortile resterà lindo e pulito. Che poi il nuovo governo di centrodestra sia tornato a insistere sull'insediamento invece di valutare opzioni alternative (tanto della magistratura e delle sue inchieste loro "se ne fregano") è solo uno, solo uno dei punti per cui tra me e questo centrodestra la distanza è divenuta siderale. E questo a prescindere dalla sostenibile leggerezza della sinistra.